Oggi le "cantonali,, in Francia Il voto ha un contenuto politico? di Alberto Cavallari

Oggi le "cantonali,, in Francia Il voto ha un contenuto politico? Votano undici milioni di elettori, il 55 per cento del totale Oggi le "cantonali,, in Francia Il voto ha un contenuto politico? Gli esponenti della maggioranza governativa dicono di no, la sinistra dice di sì (Dal nostro corrispondente) Parigi, 22 settembre. Domani la Francia affronta le elezioni cantonali, a soli sei mesi dalle "politiche" che portarono al 46 per cento la sinistra unita. Non si tratta di amministrative classiche, dato che lo scopo è di rinnovare i « consigli generali » dei dipartimenti. Ma il passato dimostra che anche i voti di ogni cantone possono essere utilizzati per « prendere la temperatura al Paese ». Sia nel '67 che nel '70 confermarono la logica delle legislative precedenti, la ripresa del comunismo e le prime precarietà della maggioranza. Stavolta, senza rivelare grossi mutamenti nei rapporti di forza nuovi emersi in marzo, potrebbero dare indicazioni interessanti sui due blocci, o su eventuali mutamenti di equilibrio all'interno di ogni blocco. Queste cantonali impegnano sedici milioni circa di elet¬ tori, il 55 per cento del corpo elettorale, e si svolgono in due turni, 23 e 30 settembre. Verso di esse esiste un atteggiamento completamente contrastante della maggioranza e dell'opposizione. Le sinistre tendono a caricarle di significato politico. Le forze di governo rifiutano ogni politicizzazione. Il 15 settembre lo stesso presidente del Consiglio Messmer ha dichiarato che «il governo non si sentirà giudicato da questi voti perché si tratta di elezioni amministrative non politiche ». Comunisti e socialisti hanno espresso in questi giorni l'opinione opposta «dato che in una battaglia politica fattasi aspra esse potranno infliggere un serio avvertimento al governo». C'è completo disaccordo sul significato da dare all'avvenimento. Certamente le due parti esagerano nella stessa misura. Le cantonali non hanno sicuramente mai cambiato la fisionomia politica del Paese. Nello stesso tempo, hanno però avuto sempre un loro senso politico. I «consiglieri generali» sono indubbiamente spesso dei «notabili», scelti per ragioni che hanno scarsamente che vedere con le idee politiche. Ma questi notabili sono dopotutto i grandi elettori di molti deputati, e sono loro che designano i senatori. Dal primo ottobre, con la riforma regionale, avranno poi più peso politico dato che gli spetta anche la scelta di un terzo dei deputati delle assemblee regionali. Non per nulla, domani, sette membri del governo, più di cinquanta deputati, quasi ottanta senatori, si presentano alle elezioni. La «macchina cantonale», apparentemente umile, è importante. Difficile sostenere che il voto di queste due domeniche non abbia un significato politico. L'autunno francese è del resto abbastanza «caldo» per non rendere «apolitiche» queste elezioni, almeno nella misura desiderata dal governo. Le polemiche sul Cile tormentano la sinistra, le tensioni sindacali si stanno gonfiando, l'inflazione è crescente, la maggioranza ha contrasti, tutto disegna una Francia più combattiva e inquieta. Servan Schreiber, per esempio, si è gettato nella campagna elettorale invitando i radicali riformatori a votare per i socialisti. I gollisti hanno preannunciato che nei dipartimenti dove non possono vincere rovesceranno i loro voti sui socialisti per determinare una lotta finale che contrapponga comunisti e socialisti, creando il più possibile di fratture nella «sinistra unita». Le conseguenze di questa strategia si sono già fatte sentire, e c'è una presa di posizione precisa del segretario generale comunista Marchais che chiede ai socialisti di ritirarsi là dove il ballottaggio sia circoscritto tra un socialista e un comunista. Naturalmente i socialisti non nascondono irritazione per questa pretesa basata sulla tesi che «la realizzazione di un movimento maggioritario delle sinistre passa più che mai intorno al partito comunista che da dieci anni lotta senza risparmio per giungere a questa mèta». Ma il dato forse più importante resta la riforma regionale. Trattandosi delle prime elezioni cantonali che si svolgono all'ombra del regionalismo, ed essendo in gioco quindi anche un terzo del futuro potere regionale, i partiti hanno messo nella campagna una carica sconosciuta nel passato. Molti ricordano che la questione regionale ha avuto in Francia grosse conseguenze politiche (questo tema costò il potere a De Gaulle) e che da ciò le votazioni riceveranno una politicizzazione stavolta più forte. Si può sospettare che il governo la rifiuti perché la teme. Alberto Cavallari

Persone citate: De Gaulle, Marchais, Messmer, Schreiber

Luoghi citati: Cile, Francia, Parigi