I generali del "golpe,, cileno: "Daremo ordine e progresso,, di Francesco Rosso

I generali del "golpe,, cileno: "Daremo ordine e progresso,, Tra il colpo di Stato a Santiago ed il peronismo a Buenos Aires I generali del "golpe,, cileno: "Daremo ordine e progresso,, Dicono che la riforma agraria è irreversibile, per il rame nazionalizzato non ci sono ancora decisioni - Il presidente della de cilena sostiene l'inevitabilità del colpo di Stato, "per la situazione insostenibile" e prevede un governo militare per due anni (Dal nostro inviato speciale) Santiago, 22 settembre. L'ostracismo ai partiti marxisti, messi fuori legge ieri, ha provocato le reazioni degli ambienti politici che, direttamente, potrebbero essere toccati dal provvedimento. Per esempio, la frazione del partito radicale che aveva aderito all'Unità Popolare, sarà sciolta pur non essendo marxista? E che cosa accadrà dei partiti come il Mapu e la Izquierda Cristiana, di sinistra ma non marxista? E' probabile che seguano la sorte di comunisti e socialisti, perché il processo di epurazione avviato dai generali dilaterà sempre piti il suo campo d'azione coinvolgendo tutti coloro che sostenevano il governo di Allende. In simili condizioni, che cosa può fare un partito come la de, composito fin che si vuole, ma di sicura convinzione democratica? Ha cercato di spiegarlo ieri durante una conferenza stampa Patricio Aylwin, presidente della de cilena, il quale ha ripetuto dichiarazioni già fatte in precedenza, anche alla radio italiana: «Il golpe non era la soluzione che noi cercavamo — ha detto — però è stata la conseguenza fatale di uno stato di cose divenuto insostenibile». Tessuto l'elogio delle forze armate per il rispetto della legalità, fintanto che sono rimaste estranee alla vita politica del Paese, Aylwin ha detto ancora: «Se lo hanno fatto adesso non è stato per sete di potere o per instaurare un sistema di tipo fascista. Sono intervenute per difendere la sicurezza e l'integrità del Paese prevenendo il golpe che il governo stava preparando per imporre una dittatura di tipo staliniano». Sulla durata del governo militare, Aylwin ha parlato di due anni durante i quali potrebbe profilarsi il pericolo di una dittatura di destra. «Crediamo — ha detto — che siano in atto tendenze ultras nel campo economico e politico che potrebbero trarre vantaggio dalla situazione attuale per tentar di stabilire nel Paese un regime reazionario». Aylwin ha parlato a lungo per spiegare l'atteggiamento della de cilena fino al momento del golpe, quando appoggiò Allende in determina te circostanze, la nazionalizzazione delle miniere di rame ad esempio e la riforma agraria fino ad un certo limite. «Fra destra e sinistra, fra capitalismo e socializzazione, noi eravamo e siamo per la sinistra e la socializzazione. Il nostro è un partito di operai, di contadini, di impiegati, un partito di popolo. Il marxismo-leninismo del governo di Unità Popolare si serviva della socializzazione per imporre un modello totalitario di estrema sinistra. Per questo ci siamo dissociati da Allende». Affermato che la libertà di stampa stava diventando una burletta perché quasi tutti i mezzi di informazione erano in mano al governo frontista, Aylwin ha affrontato il tema più scottante, che si avvicina di molto alle tesi sostenute dai generali. Il governo di Allende, appoggiando le organizzazioni di estrema sinistra, favoriva la formazione di un esercito marxista parallelo a quello legale, la guerra civile sarebbe esplosa dividendo il Cile in due. Ma oggi, la de collaborerà con la giunta militare? «No — è stata la risposta — e se qualcuno vorrà farlo lo farà a titolo personale, in qualità di tecnico». C'è pericolo di una nuova frattura nella de cilena? «Il partito è compatto, pur nella complessità delle correnti». E la decisione di mettere fuori legge i partiti di sinistra? «Le idee si combattono con le idee, non con i carri armati». Altro punto dolente della conversazione, i democristiani europei hanno condannato la decisione del partito confratello cileno di subire, se non accettare, il potere dei militari. «Hanno giudicato troppo frettolosamente, senza conoscere la vera situazione del Cile. In Europa non si sapeva, o si fingeva di non sapere, che il Cile si stava avviando verso una soluzione totalitaria di tipo staliniano». Sono dichiarazioni convincenti per alcuni, fragili giustificazioni per altri. E' evidente che la de cilena, costretta a scelte immediate, ha cercato quella che le consentiva di sopravvivere come entità politica. Un' opposizione recisa avrebbe potuto significare lo scioglimento del partito, com'è avvenuto per quelli di sinistra, mentre la sopravvivenza può servire a frenare in qualche modo la spinta a destra della giunta militare e impedire soluziflR totalitarie. Ma la riforma della costitu- zione proposta dal generale Leigh, non lascia molte speranze nemmeno ai democristiani. Se davvero la giunta militare conserverà il potere anche solo due anni, come ha detto il presidente de Aylwin, ha tutto il tempo per imporre le proprie soluzioni, anche uno Stato corporativo in cui i partiti, se non saranno sciolti, non avranno più alcun peso politico, il parlamento sarà dominato dalle forze armate cui si affiancheranno gli esponenti delle varie attività e, forse, i sindacati. Per ora, la giunta militare cerca di non apparire reazionaria, più vicina alle tendenze dei colonnelli peruviani che a quelle dei generali brasiliani. Un decreto emanato ieri, ad esempio, ha dichiarato che la riforma agraria è irreversibile, le terre espropriate legalmente saranno assegnate ai contadini, evitando così la forma del kolkoz sovietica imposta dal governo frontista, forse formando delle cooperative, come già aveva incominciato a fare il democristiano Frei, e rispettando il limite dei quaranta ettari garantiti alla proprietà privata. Per il rame nulla è stato deciso, ma è probabile che la nazionalizzazione sarà mantenuta, salvo un accordo con le società americane espropriate alle quali Allende negò ogni risarcimento, anzi, pretendendo un bel po' di dollari come compenso del danno che il Cile aveva subito in tanti anni di sfruttamento. I militari dopo il « golpe » vogliono presentarsi col volto dei progressisti per ottenere le simpatie e gli appoggi economici di cui il Cile ha bisogno. All'estero non so come saranno accolti questi provvedimenti, la Russia ha rotto le relazioni diplomatiche e già ieri sera un aereo dell'Alitalia ha trasportato fuori dal Cile quasi tutti i funzionari dell'ambasciata sovietica. Le perquisizioni in scuole, fabbriche, case private continuano per recuperare le mol¬ te armi che, si dice, circolano ancora in Cile. Sperando di avere più successo con la persuasione che con la forza, i generali hanno consentito che la consegna delle armi venga fatta ai sacerdoti tenuti al segreto della confessione, ma è facile prevedere che non saranno molti coloro che andranno nelle chiese armati di mitra e bombe a mano per consegnarle ai preti nel segreto del confessionale. Per il coprifuoco notturno, essi do- I vrebbero muoversi di giorno ' e sarebbero arrestati immediatamente. Eppoi, se davvero sulle Ande si sta organizzando la guerriglia, non saranno certo i Miristi a recarsi dal prete per consegnare le armi. Da ieri sera il Cile ha deciso di aprire i suoi aeroporti. Dei primi aerei in partenza hanno approfittato molti esuli che avevano ottenuto asilo nelle ambasciate sudamericane. Erano diretti in Argentina, Perù, Messico, Cuba, Venezuela. Alcuni, usciti indenni dal Cile, sono finiti nelle galere di quei Paesi, specialmente in Venezuela. Cosi dicono i giornali cileni. Fra alcuni giorni, il migliaio di esuli riparati nelle ambasciate saranno partiti tutti. Resteranno quelli che si sono dati alla macchia, e sono attivamente ricercati. Oggi un giornale di Santiago pubblicava su tutta una pagina le fotografie dei fuggiaschi. La caccia agli esponenti dell'Unità Popolare, incominciata subito dopo il golpe, continua. Francesco Rosso I '