I problemi della stampa di Remo Lugli

I problemi della stampa Il convegno di Recoaro I problemi della stampa Uno studio-proposta dell'onorevole Piccoli per uno statuto che dovrebbe ristrutturare l'intero settore: sia dal punto di vista economico che da quello tecnologico e giornalistico (Dal nostro inviato speciale) Recoaro T., 22 settembre. Da nove anni l'UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) tiene annualmente, qui a Recoaro, un convegno sui problemi che riguardano l'informazione. Il tema di quest'anno è: «Per una organica e democratica riforma ». I giornali, da tempo se ne parla, sono in crisi; sta per avviarsi una indagine parlamentare conoscitiva che dovrebbe fornire dati, cifre, indicazioni sulla situazione. Il panorama è preoccupante: nel 1900 le testate dei quotidiani erano quasi 150; scese a 65 nel 1940, risalite a 140 nel '45, sono ripiombate dal 1970 in poi a 76, con una diffusione media giornaliera dichiarata di circa sei milioni e :.lezzo di copie. In Germania, i quotidiani sono 522, con una tiratura complessiva di 22 milioni di copie. In Giappone, sono 170, con 45 milioni di copie (\'«Asahi Shimbun» ne tira dieci milioni da solo). La scarsa vendita dei quotidiani in Italia è anche conseguenza della distribuzione insufficiente: abbiamo soltanto 19.880 edicole, una ogni 2720 abitanti, mentre in Francia sono una ogni 1250 e in Germania una ogni mille abitanti. L'on. Flaminio Piccoli, presidente dell'UCSI, apre il Convegno odierno con una prolusione amplissima, la quale va al di là di quella che sarà l'indagine parlamentare: vuol essere la base per uno statuto che dovrebbe servire a ristrutturare tutto il settore, dal punto di vista economico e da quello del rinnovamento tecnologico e della funzione del giornalista. Su questo studio-proposta, si avranno ai.che nella giornata di domani interventi e dibattiti di esponenti dei giornalisti, degli editori, dei poligrafici, dei giornalai e delle forze politiche e sindacali. Quello di informare è un dovere, dice l'on. Piccoli, e l'informazione, obiettiva, dev'essere un servizio reso alla comunità, perché nessuna comunità potrebbe vivere, svilupparsi e progredire senza una informazione obiettiva. Le imprese giornalistiche svolgono anche una funzione pubblica determinante, perché informano e commentano. « Nasce di qui — dice l'oratore — la legittimità dell'intervento dello Stato non per imporre una informazione di parte, ma per garantire la vita autonoma delle imprese nella loro pluralità». Ma l'intervento pubblico nel giornalismo, se è utile come aiuto e stimolo per una gestione aziendale in equilibrio economico, è dannoso e pericoloso quando si concreti in una interferenza determinante nella vita dei giornali. Nella sua esposizione delle progettate norme statutarie, l'on. Piccoli si sofferma a parlare del diritto della proprietà a disporre del proprio capitale investito, conciliandolo però con l'esigenza della libertà e della indipendenza della stampa; del diritto della struttura produttiva ad essere presente nelle scelte essenziali concernenti l'indirizzo del « servizio » prodotto e di una sua partecipazione al capitale investito; della tutela del diritto della proprietà ad impedire brusche distorsioni di indirizzo da parte del direttore che è capo della struttura; infine, del diritto della redazione a non essere impegnata contro l'indirizzo nel cui ambito ogni redattore è stato assunto Il deputato democristiano chiede che il prezzo del giornale sia sganciato dal meccanismo di formazione della scala mobile, e, a proposito della pubblicità, sottolinea la concorrenzialità della tv nei confronti dei giornali, ricordando anche che in altri Paesi dove esiste un monopolio televisivo lo Stato è intervenuto per « garantire alla pubblicità degli organi di stampa livelli compatibili alle loro vitali esigenze ». Sulla funzione del giornalista, l'on. Piccoli afferma che il potere decisionale in un giornale d'informazione non deve essere né nelle mani dell'editore, né in quelle dei giornalisti e delle maestranze. La figura del direttore, nelle norme statutarie che il deputato propone, si inquadra in una necessaria autonomia, in una posizione tale da garantirgli il più ampio e corretto espletamento dei propri compiti. L'avv. Renato Giancola, direttore generale dei Servizi informazione e proprietà letteraria della presidenza del Consiglio dei ministri, nella sua relazione ricorda che il governo Andreotti ha promesso « provvidenze all'editoria giornalistica per il 1972 », per una spesa di sei miliardi. «Da molte parti — dice — si chiede una riforma de¬ mssasagsddnccd mocratica dell'informazione stampata e radio-teletrasmessa. Su', piano della concreta azione legislativa si deve pensare a due momenti distinti, anche se politicamente collegati. L'importante è che si sia sicuri dell'indirizzo di fondo del governo per una politica democratica della informazione », Sulle relazioni dell'on. Piccoli e dell'avv. Giancola è in corso, mentre scriviamo, il dibattito. Remo Lugli

Persone citate: Andreotti, Flaminio Piccoli, Giancola, Renato Giancola

Luoghi citati: Francia, Germania, Giappone, Italia