Sindacalisti della Lip spiegano a Pavia le lotte e i successi dell'autogestione di Gino Mazzoldi

Sindacalisti della Lip spiegano a Pavia le lotte e i successi dell'autogestione L'incontro con gli operai davanti a migliaia di persone Sindacalisti della Lip spiegano a Pavia le lotte e i successi dell'autogestione Per la prima volta in un Paese occidentale i 1300 dipendenti della fabbrica di Besancon si sono opposti alla chiusura - Hanno così inventato una nuova strategia (Dal nostro inviato speciale) Pavia, 22 settembre. L'incontro tra gli operai delle fabbriche della Lomellina e dell'Oltrepò con sindacalisti della « Lip » di Besangon, è avvenuto ieri sera durante l'attesa « assemblea aperta » che si è svolta nel grande cortile del castello visconteo dove sono affluite parecchie migliaia di persone. La manifestazione, organizzata dalle amministrazioni comunali di Pavia, Vigevano e Godiasco nell'ambito del « Settembre culturale » pavese, è stato un vero successo. Giuliano Cazzola della federazione dei metalmeccanici ha ricordato che Besancon finora nota per aver dato i natali a Victor Hugo oggi è conosciuta dalle grandi masse di lavoratori per i 1300 dipendenti della « Lip » che nell'agosto scorso davanti alla decisione di chiudere lo stabilimento hanno intrapreso un nuovo tipo di lotta, dando vita al primo tentativo di « aatogestione » in un paese capitalista. « Il loro comportamento — ha detto Cazzola — rappresenta un vero e proprio messaggio al mondo per dimostrare che la classe operaia sa fare da sé ». Il sindaco Elio Veltri spiegando i motivi che hanno suggerito questa manifestazione ha sostenuto che si è voluto offrire a Pavia nell'ambito del set- tembre culturale « una serata di internazionalismo proletario per dimostrare che la cultura e i movimenti di lotta operaia possono stare bene insieme ». E' stato il lungo dibattito che ne è seguito tra gli operai della zona e i sindacalisti della Lip a dimostrare che nel mondo del lavoro c'è qualcosa che cambia e che l'esperienza della fabbrica di armi e orologi di Besancon rappresenta un nuovo sistema di lotta in grado di condizionare decisioni prese contro gli interessi dei lavoratori. L'organizzazione aziendale, tempi di lavoro, ricerche di mercato, distribuzione, sistemi di produzione e finanziamenti sono stati i temi toccati nel corso dell'assemblea dalla quale è emersa la profonda evoluzione della classe operaia e la sua preparazione: il lavoratore è ormai vitalmente inserito nella sua azienda, la difende, ne riconosce i pregi, cerca di correggerne gli errori e umanizzarla. L'uomo e la macchina si identificano nelle fabbriche moderne, ma deve essere sempre il primo ad imporre la sua volontà. Claude Mercet che guidava la delegazione dei sindacalisti della Lip non ha fatto misteri che l'« autogestione », come è intesa in un regime socialista, non sarà mai realizzabile nel mondo capitalista che ha creato leggi e strutture per difendersi talvolta anche contro la logica. Per questo non vuole che l'episodio della Lip venga definito un tentativo di autogestione, bensì di « autodifesa » che rientra in nuovi schemi di lotte sindacali. « Il grosso capitale — ha detto Mercet — finora è stato libero di muoversi come voleva; di aprire aziende e chiuderle a suo piacere senza tener conto del lavoro e dei sacrifici dei dipendenti. E' quanto è accaduto alla Lip. Nel 1972 ave- ! vano un fatturato di 90 milio ni di franchi ed esistevano le premesse per un ulteriore sviluppo. Ma il gruppo svizzero Ebauche dopo essersi assicurato il 43 per cento del pacchetto azionario ha deciso di chiudere solo per eliminare un concorrente per le altre società produttrici di orologi sotto il suo controllo. Se non ci fosse stata questa manovra — ha soggiunto Mercet — la Lip sarebbe ancora una società prosperosa. I suoi dipendenti erano riusciti ad assicurarsi contratti di lavoro privilegiati rispetto agli altri lavoratori del settore: il pensionamento, ad esempio che per tutti i lavoratori francesi di entrambi i sessi è ai 65 anni, alla Lip è stato portato a 60 per le donne e a 63 per gli uomini. C'erano inoltre premi di produzione e altri vantaggi. Gli affari andavano dunque bene: la crisi è stata solo voluta. Per questo gli operai hanno deciso di opporsi allo smantellamento dell'azienda ed hanno continuato a lavorare, produrre e vendere per autofinanziarsi ». Graziali, un impiegato della Necchi, ha voluto sapere come era stato organizzato il lavoro in fabbrica, quale era l'orario, con quali criteri erano state studiate le vendite. « Ognuno svolgeva le sue mansioni, ma il salario è stato parificato. Gli impiegati spesso hanno dovuto fare anche gli operai e i tecnici sbrigare altre mansioni. I turni di lavoro sono stati rispettati. Un solo giorno l'orario si è protratto a causa delle richieste della clientela; sugli orologi veniva praticato come su ogni altro prodotto il 40 per cento di sco7ito sul prezzo di listino, ma anziché passare dai negozianti venivano venduti direttamente. Questo ci ha permesso di battere la concorrenza ». Gino Mazzoldi

Persone citate: Besancon, Cazzola, Claude Mercet, Elio Veltri, Giuliano Cazzola, Necchi, Victor Hugo

Luoghi citati: Godiasco, Pavia, Vigevano