Il profitto ad ogni costo

Il profitto ad ogni costo La sinistra impresa multinazionale Itt Il profitto ad ogni costo Una testimonianza preziosa sulla figura e sulla strategia delle « imprese multinazionali » ci viene offerta dal volume di Anthony Sampson, The sovereign state (Hodder and Stoughton, Londra): una radiografia molto dettagliata delle gesta di una delle maggiori società private di tutti i tempi, la International Telephone and Telegraph. Per il suo racconto Sampson — a ragione ritenuto una delle firme più prestigiose del giornalismo anglosassone — si è servito di una vasta documentazione di prima scelta. L'immagine che ne emerge è terrificante. La Itt, la quale non è solamente un'impresa a raggio operativo transnazionale, ma allarga la sua presenza operativa a comparti produttivi diversi (dalla fabbricazione di cavi coassiali ai cosmetici, dagli alberghi al noleggio delle autovetture) è riuscita nel corso della sua esistenza (essa fu fondata nel 1920 per la intraprendenza di Sosthenes Behn) a stringere patti di alleanza con la Germania di Hitler (assicurandosi un'importante quota della fabbrica di aerei Focke-Wulf), la Spagna franchista, e perfino ad ottenere la complicità dei servizi segreti statunitensi per boicottare il responso delle urne in Cile. In tutta la sua lunga carriera di « capitano d'industria » formato moderno, Behn si lasciò guidare da una regola: la massimalizzazione del profitto al di sopra di ogni scrupolo d'ordine morale; e non si può dire che gli sia andata poi tanto male. Pur continuando a mantenere stretti rapporti con lo stato maggiore nazista dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale (gli fornì macchinari e materie prime servendosi delle sussidiarie in Spagna e della neutrale Svizzera) egli riuscì a farsi liquidare da Washington danni di guerra per 27 miliardi di dollari, lamentando le distruzioni subite dagli impianti della Itt in Germania. Il risultato potrebbe stupire chi ignorasse l'esistenza di fondi « segreti » destinati ad ottenere appoggi influenti. La pratica — stando a Sampson — venne ulteriormente perfezionata da Harold Geneen, insediatosi alla testa dell'Itt nel 1959. All'epoca dell'acquisizione della Hartford Insurance Co., quando si prospettò l'intervento del dicastero della giustizia americano per far rispettare la legge anti trust, mirò ad ottenere l'appoggio di personaggi repubblicani dell'importanza di un Agnew, Connally, Mitchell, Haldeman e Erlichman. Non meraviglia pertanto quando Sampson mette in relazione l'attività dell'Itt con lo scandalo Watergate. Giustamente Sampson fa notare che non tutte le «multinazionali» conducono i loro affari sulla falsariga del gruppo imprenditoriale incriminato, ma il solo fatto che esista una Itt postula l'esigenza di terapie adeguate. L'emanazione di provvedimenti drastici del potere politico per riguadagnare il terreno perduto non servirà probabilmente a molto; perché le decisioni dei singoli Parlamenti possono poco nei confronti di organismi che agiscono in contesti mondiali, e che possono aggirare gli ostacoli anche mettendo in contrasto un governo contro l'altro. Un antidoto efficace potrebbe essere quello introdotto da Sampson con la sua coraggiosa denuncia. Oltretutto, folte schiere di lettori cominciano ad interessarsi a problemi un tempo confinati nella cerchia di pochi specialisti. Il lavoro di Sampson è in Gran Bretagna alla terza edizione e presto sarà disponibile in una dozzina di lingue diverse, Giuseppe Scimone

Luoghi citati: Cile, Germania, Gran Bretagna, Londra, Spagna, Svizzera, Washington