Il prezzo del petrolio "greggio,, raddoppierà nei prossimi 3 anni di Bruno Ghibaudi
Il prezzo del petrolio "greggio,, raddoppierà nei prossimi 3 anni Il Congresso mondiale sull'energia a Londra Il prezzo del petrolio "greggio,, raddoppierà nei prossimi 3 anni Lo prevede un rappresentante dei Paesi arabi produttori - Le proposte del gruppo medioorientale - Cifre contrastanti sulle previsioni a lungo termine in fatto di consumi d'energia (Dal nostro inviato speciale) 1 Londra. 20 settembre. Il tempo dell'energia a basso prezzo è tinito. Siamo ormai nella fase dei costi crescenti. Il complesso problema dev'essere affrontato e risolto. Ulteriori dilazioni avrebbero conseguenze sempre più gravi. Questo preoccupante ritornello è stato ripetuto praticamente all'unisono da tutti gli esperti di problemi dell'energia convenuti a Londra da tutto il mondo per partecipare al Congresso mondiale sull'energia organizzato dal Financial Times. «Il consumo mondiale di energia, che si è aggirato sui 5 miliardi di tonnellate-equivalente-petrolio (tep) nel 1970, arriverà molto probabilmente ai 10 miliardi nel 1985 e quasi sicuramente ai ?0 miliardi intorno al 2000 — ha precisato Henri Simonet, vicepresidente della commissione della Comunità europea per la politica dell'energia —. Nel 1970 il petrolio ha soddisfatto per il 42,5 per cento le richieste di energia del mondo e per il 57 per cento quelle della Comunità. Nel 1985 la percentuale dei consumi mondiali soddisfatta dal petrolio salirà al 46 per cento e quella della Comunità al 62 per cento. Intorno al 2000, a meno che non intervengano massicce disponibilità d'energia d'altra origine, il petrolio continuerà a supplire per il 45 per cento ai fabbisogni energetici mondiali». A volte i dati forniti dagli esperti differiscono sensibilmente gli uni dagli altri, e ciò dimostra una volta di più. Quanto sia difficile impostare in termini corretti e concreti il problema dell'energia in generale e del petrolio in particolare. Negli ultimi quindici anni il costo dell'energia è cambiato di poco, in termini monetari: in pratica si può anzi affermare che è addirittura diminuito. Ma è il costo delle riserve che sta salendo, non soltanto in seguito all'azione dei Paesi produttori, i quali stanno cercando di ricavare il massimo profitto dalla loro attuale posizione di privilegio prima che l'avvento di altre forme d'energia sminuisca l'importanza del petrolio, ma anche per i costi sempre maggiori connessi alla ricerca di nuovi giacimenti. E i Paesi arabi, ancora oggi i maggiori produttori di petrolio (oltre il 60 per cento di tutto il petrolio prodotto nei Paesi non socialisti), cosa dicono? Il loro punto di vista è stato esposto con molta chiarezza e senza possibilità di equivoci dal dottor Nadim Pachachi, già segretario dell'Opec, l'organizzazione dei Paesi produttori di petrolio. Dopo aver premesso che il suo pensiero non coincideva necessariamente con quello di tutti i governi arabi ma rifletteva in gran parte quello degli arabi moderati, Pachachi ha incominciato a precisare che tanto il problema del petrolio quanto quello connesso agli accumuli di valuta pregiata sono entrambi dovuti alla miopia e alla cattiva pianificazione delle nazioni sviluppate, che hanno impostato la loro espansione industriale e il loro sistema di vita con l'appoggio di una politica del petrolio a basso prezzo, dimenticando che le riserve di idrocarburi sono finite e progressivamente esauribili. Se al petrolio fosse stato assegnato fin dall'inizio un prezzo giusto e realistico, i Paesi produttori non sarebbero rimasti cosi arretrati sotto l'aspetto economico e tanto incapaci di assorbire il denaro derivante dalla vendita di una quantità di petrolio sempre maggiore. V intervento di Pachachi, corretto nella forma ma piuttosto duro nella sostanza, è stato ascoltato con grandissima attenzione. Di origine iraquena, Pachachi viene giustamente considerato il maggior esperto di problemi petroliferi del mondo arabo. Suo fratello Hamid è stato prima ministro degli Esteri e poi rappresentante dell'Irak all'Onu. «Le pressioni politiche delle grandi potenze sui Paesi arabi produttori vanno molto al di là di quello che qualsiasi nazione che si rispetti può sopportare — ha detto tra l'altro —. Gli Usa ritengono, ad esempio, che i Paesi arabi siano moralmente impegnati a soddisfare tutti i loro crescenti fabbisogni di energia. Non solo, ma credono pure che in cambio i nostri Paesi siano costretti ad accettare moneta svalutata e a investire i loro surplus secondo norme e restrizioni che favoriscono soltanto gli interessi dei Paesi consumatori». Pachachi ha così riassunto le sue proposte: 1) ottenere la partecipazione al 51 per cento, nei termini già illustrati, da parte dei Paesi arabi nelle compagnie petrolifere internazionali; 2) rinegoziare i prezzi di riacquisto stabiliti negli accordi fra i Paesi produttori del Golfo Persico e le compagnie straniere, prezzi che sono troppo bassi: 3) le compagnie straniere partecipino in misura maggiore allo sviluppo economico, industriale e sociale dei Paesi arabi; 4) i Paesi arabi partecipino nella gestione in comune delle raffinerie e degli impianti petrolchimici per la lavorazione dei prodotti petroliferi, tanto in quelli già esistenti quanto in quelli ancora in progetto, tutte facilitazioni che i Paesi arabi compenserebbero però adeguatamente. Pachachi ha poi elencato i motivi che giustificano l'aumento di prezzo del greggio e ha previsto che l'attuale prezzo di circa tre dollari al barile salirà ad almeno 6 nel 1976 e a circa 10 nel 1980. Al termine del suo intervento, Pachachi è stato calorosamente applaudito. Bruno Ghibaudi
Persone citate: Henri Simonet, Nadim Pachachi, Pachachi
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