Sui luoghi del barbera

Sui luoghi del barbera Saper spendere Sui luoghi del barbera Se il sole non ci tradirà, avremo ancora occasione di organizzare gite domenicali in cerca di bottiglie con garanzia di qualità e di genuinità, tra i colli di Alba, Asti e del Monferrato Le strade del Barbera attraversano tutto il Piemonte. Ovunque si trova questo vitigno, che è senza dubbio il più coltivato nella nostra regione. « Ma se è il più comune — scrive il signor Oreste, che ci ringrazia per le notizie sul Barolo — temo che sia anche il più manomesso. Non è raro il caso, secondo me, che il Barbera esista soltanto sull'etichetta ideata dal disonesto imbottigliatore per ingannare la buona fede degli acquirenti inesperti. E' d'accordo con me l'enotecnico? E se lo è, potrebbe spiegarmi le caratteristiche di un buon Barbera e darci qualche utile indicazione sui luoghi dì produzione più rinomati? ». Giovane o invecchiato è ottimo con l'arrosto ** Il lettore ha ragione. « Il Barbera è stato ed è tuttora — spiega l'enotecnico Bruno Rivella — oggetto di speculazione commerciale, proprio perché è richiesto da una larga schiera di consumatori. Per questo motivo il suo prezzo è molte volte del tutto insufficiente al contadino per pagare le spese di coltivazione. Il tentativo attuato alcuni anni fa di fare del Barbera piemontese un vino da coltivare per la quantità si risolse purtroppo in un danno per la qualità. Oggi, per fortuna, abbiamo di nuovo un discreto numero di produttori che cercano di raggiungere un livello qualitativo davvero eccellente. Con questo scopo sono sorte addirittura due associazioni a Castagnole Lanze (fin dal 1970) e a S. Anna di Costiglìole d'Asti (quest'anno), che hanno nominato una commissione di esperti assaggiatori, per permettere l'ingresso nella società dei vini soltanto se prodotti di sicura genuinità e dì buona qualità ». La caratteristica principale del Barbera è che lo si può bere sia giovane sia invecchiato di 4-5 anni, secondo la zona di produzione e il sistema di vinificazione («se è fatto in botti di castagno o di gaggia riesce migliore, non baroleggiante ». Il colore rosso rubino intenso assume riflessi granata con l'invecchiamento; il profumo è intenso e vinoso, diventa delicato con il passar del tempo; il sapore è armonico e la gradazione alcolica è elevata (12-14 gradi). «E' soprattutto un vino da arrosti di carni bianche — sostiene l'esperto — ottimo anche con minestre robuste e casalinghe e con piatti di metà pasto ». La denominazione d'origine controllata è stata ottenuta con decreto legge dal Barbera d'Asti, dal Barbera d'Alba e dal Barbera del Monferrato. Il primo è prodotto nella provincia di Asti (le zone migliori sono: Calosso, Castagnole Lanze, Castagnole Monferrato, Costigliole d'Asti, Montegrosso, Mombercelli, Rocchetta Tanaro, Rocca d'Arazzo, Vaglio Serra), il secondo nella provincia di Cuneo (Alba, Barbaresco, Barolo, Castiglione Falletto, Grinzane Cavour, Monforte d'Alba, Neive, Roddi, Treiso) e il terzo nel Monferrato, dove a Moncalvo è allestita l'Enoteca Aleramica del Monferrato che opera sotto il diretto controllo dell'Ordine Nazionale degli Assaggiatori di vino e sotto l'egida della Camera di Commercio di Asti e della Regione. L'enotecnico ha messo a disposizione dei nostri lettori un breve elenco di indirizzi presso i quali si può acquistare Barbera di pregio. La gita domenicale alla ricerca del buon vino sarà oc casione per riscoprire la bellezza della campagna d'autunno. Tra vigneti pianeggianti e colline scoscese si pranzerà in osterie casalinghe con tagliatelle fatte in casa, agnolotti, fonduta con tartufi per i più golosi e coniglio al sivé con polenta. A Costigliole d'Asti si potrà visitare all'interno del castello la nuova enoteca dei "ini astigiani e proseguendo di qui verso Calosso, Santo Stefano Belbo e Camo si percorreranno i luoghi che sono stati cari a Cesare Pavese. Il vino che "spuma" nasconde i difetti Si tornerà a casa con qualche bottiglia di ottimo Barbera, abbastanza costoso se si vogliono le annate del 1969-1970 (tra le 500 e le 800 lire a bottiglia), più conveniente, se ci si accontenta di vino sfuso venduto a litro delle vendemmie del 1971-72 (tra le 200 e le 300 lire circa). Consiglia l'enotecnico: « Il vino sfuso non sì dovrà im¬ bottigliare troppo presto, mai comunque prima dell'estate. Inoltre è opportuno diffidare del Barbera che "spuma": spesso nasconde tagli con altri vini meno nobili o maschera difetti dovuti ad uve poco mature o poco sane. L'anidride carbonica serve a coprire le piccole magagne del vino e purtroppo anche il suo profumo, non è un pregio come molti continuano a credere acquistando prodotti di qualità scadente a prezzi superiori al loro vero valore ». (Nella foto: un torchio del Settecento conservato a Castagnole Monferrato). Talvolta mancano i soldi per rinnovare l'impianto Da Mestre scrive una professoressa: « Sono proprietaria di una casa a Venezia con cinque appartamenti ad affitto bloccato (30 mila lire il mese). Ora, per legge comunale, sono obbligata a provvedere entro il 26 novembre alla sostituzione dell'attuale impianto di riscaldamento che funziona a carbone con uno a gas metano. Dagli affitti non ricavo una somma tale che mi consenta di accollarmi queste spese molto elevate (mezzo milione per la sola caldaia). Come posso fare? Rivalermi sugli inquilini? Scrivere al prefetto che non ho i soldi per attuare la sostituzione? Avete un consiglio? ». ** Purtroppo non abbiamo notizie confortanti. Potrebbe chiedere al prefetto una dilazione, ma prima o poi, dovrebbe eseguire i lavori e non risolverebbe la questione. Se le cose stanno veramente come lei dice, cioè lei non ha altri introiti oltre agli affìtti dei cinque alloggi e le manca il denaro per affrontare le spese di sostituzione dell'impianto di riscaldamento, potrebbe far conoscere agli inquilini la sua situazione e chiedere loro, in via amichevole, un contributo alle spese. Ricordi però che per legge non le sarebbe dovuto. Esclusa la possibilità di aumentare il canone d'affitto (lo vieta la legge fino al 31 gennaio), non le resta che un'ultima soluzione: chiedere un mutuo ipotecario sugli alloggi. + Le massaie, che cercano su Saper Spendere consigli per la cucina, si sono dichiarate soddisfatte delle ricette pubblicate sulla conservazione dei fagiolini. « Grazie del vostro infaticabile lavoro — scrive la signora Gianna A. — In questo modo ci consentite di gustare molti squisiti piatti e di imparare metodi sicuri per riporre le arbarelle per l'inverno. Chi sa se avete qualche altro segreto in serbo per noi? ». Eccolo: si tratta di fagiolini surgelati con metodo casalingo. « La preparazione è sicura », scrive la signora Emmy Caminida. Si puliscono e lavano fagiolini freschi, non troppo grossi, si fanno bollire in acqua salata per 5 minuti circa e si tolgono dal fuoco, quando sono al dente. Si estendono su un panno pulito e si lasciano asciugare, facendo attenzione a voltarli appena la superficie appare asciutta. Quando saranno ben asciutti, si preparano pacchetti in carta di alluminio (ognuno deve contenere lì quantitativo necessario per due o tre persone) e si mettono nel congelatore del frigorifero. All'occorrenza durante l'Inverno si toglie il pacchetto dal congelatore e si lascia scongelare. Tempo necessario: circa 30 minuti. Si cuociono in acqua bollente. Simonetta