A Dresda hanno fermato l'Ajax di Giovanni Arpino

A Dresda hanno fermato l'Ajax A Dresda hanno fermato l'Ajax (Dal nostro inviato speciale) Dresda. 18 settembre. Alcuni diranno: niente paura; anche se il football italiano in autunno sbadiglia come un convalescente, questi tedeschi non possono proprio farci paura. Ribattiamo noi: è un'opinione, non una certezza. La Dynamo Dresda, pareggiando o perdendo e magari facendo qualche salamelecco, ha tenuto in frigorifero un paio di uomini-chiave nelle ultime partite, proprio pensando alla Juventus. I Paesi dell'Est sanno battersi, e hanno anche scoperto che l'aurea Coppa Campioni costituisce un affare di prestigio, quindi più desiderabile di qualsiasi moneta fluttuante. E aggiungiamo: nella Juve di oggi manca lo squalificato Furino, un carro armato leggero sempre in movimento, di grinta atletica, disposto a fare, su novanta minuti di gioco, mezz'ora di spinta « in proprio ». Chi spartirà i suoi vari compiti? Non è facile, non è ipotizzabile, non è da sottovalutare la gara di Dresda. Tra l'altro, è città che vanta, da secoli, tesori d'arte squisiti. Tra un Cranach e un Mantegna non vorremmo proprio che fosse esposta anche la bandiera juventina trafitta. Qui la considerano un bottino di altissimo pregio. Vaccinati, consapevoli, redarguiti al meglio, i bianconeri tutti sanno che debbono affrontare avversari di notevole valore, di « standard» atletico assoluto. Con molta modestia, con molta diplomazia, i dresdiani mettono avanti la loro inesperienza internazionale, il rispetto per i campioni d'Italia. Ma sorridono pensando di aver inchiodato sul loro campo addirittura un Ajax. E raccolgono i voti d'una popolazione sportivissima (dalle Olimpiadi ai recenti campionati di nuoto e di atletica i risultati e gli esempi non mancano certo) che vede nella Dynamo una grande speranza calcistica, assai più confortante del Magdeburgo edizione 1972-73, di per sé più che ostico. La Juve deve addentare un osso assai duro. La le¬ zione subita un Lione contro i dell'Olympique memento. Perché anno fa a marsigliesi un buon condi¬ zione fisica dei giocatori italiani, all'inizio dell'autunno, è assai labile, perché i moduli tattici — da Furino assente a Marchetti promosso mediano tattico e con incarichi di controllo sul maggior giocatore tedesco — sembrano indovinati ma vanno rivisti sul campo, contro pezzi d'uomini che attaccano con manovre a centottanta gradi. Sarà dura, se non interviene l'auspicabile briciolo di astuzia, fortuna, estro giocoliero. Diceva Cavalli d'Olivola, grande accompagnatore bianconero, tempo fa, quando fu operato il sorteggio: - £' la più brutta gatta da pelare che poteva capitarci". Sottoscriviamo in pieno. Su queste stesse pagine, gli esaminatori sportivi hanno descritto come una squadra italiana « patisca », all'avvio di stagione, gli atleti dell'Est, che hanno nelle gambe e nei polmoni già sei partite di campionato e filano diritti in area altrui quali tram in piena velocità su un viale. Bisogna dunque « contrarli » e torearli, senza chiudere gli occhi in nessuna occasione. Per la Juventus di domani sera, come al solito attesa ad una prova di livello europeo, sono vietati abbandoni o ghiribizzi. Il ritmo di Cuccù (che deve correggere subito la sua mira nelle stangate da fuori area), le invenzioni di Causio, la coordinazione protettiva di Capello, lo slancio delle punte possono avere ragione del « bunker » tedesco. Al minimo disorientamento o distrazione o confidenza, centrocampo ed attacco dresdiani potrebbero prevaricare compromettendo una necessaria escalation bianconera in Coppa. Da Vycpalelc a Morini, da Causio ad Anastasi, gli juventini sanno che questi gialloneri non vanno snobbati neppure per un secondo. Un tocco di fantasia è indispensabile — ripetiamo — ma anche e forse più la coesione tra i vari reparti. Dopo l'esordio estivo, assai poco combattuto, la Juve entra subito in trincea e non può levarsi l'elmetto fino al tre ottobre, serata di ritorno con la Dynamo al Comunale. Tra tutte le squadre di Coppa Campioni in lizza stanotte, Juventus e Dynamo avrebbero meritato d'acchito il passaggio al turno successivo. La sorte le costringe a scornarsi subito, mentre club assai meno celebri ed assai meno robusti debbono smaltire un mercoledì più facile. La prova di Dresda, quindi, esige doti di alto dinamismo atletico, di dominio nervoso, di invenzione tattica. Nel labirinto dei pronostici preferiamo aggrapparci ad un'immagine: quella fornita in Inghilterra e nella stessa Germania Est dalla Juve della scorsa stagione. Dresda vale un esordio, ma richiede denti aguzzi. Nel cuore della Dynamo fumiga più vodka che molle birra. Alla Juve-jet serve tutto il suo Barolo. Giovanni Arpino

Luoghi citati: Dresda, Germania Est, Inghilterra, Italia