Banditi mascherati irrompono in una bantu picchiano i funzionari, rapinano 9 milioni

Banditi mascherati irrompono in una bantu picchiano i funzionari, rapinano 9 milioni In corso Vittorio Emanuele, poco prima della chiusura Banditi mascherati irrompono in una bantu picchiano i funzionari, rapinano 9 milioni Il direttore, il cassiere e un impiegato obbligati ad aprire le tre serrature della cassaforte poi gettati a terra e minacciati con le pistole - Fuggendo i rapinatori strappano 200 mila lire dalle mani di un pensionato che sviene per lo spavento - Terzo assalto all'ufficio postale di via Prali: bottino due milioni Diciottenni con pistola e lupuru ussultuno un'oreficeriu: bottino quuruntu milioni Irruzione di banditi armati e mascherati ieri all'agenzia numero 4 del Banco di Napoli in via Madama Cristina angolo corso Vittorio Emanuele II. SI sono fatti aprire la cassaforte e sono fuggiti con oltre 9 milioni dopo aver terrorizzato 6 persone. Un pensionato, colto da malorc, e stato portato in ospedale. Sono le 13,10. Nella filiale ci sono il direttore Francesco Romanista, 50 anni, il cassiere Giacomo Dosio, 50 anni, gli impiegati Guglielmo Limarzi, 27 anni, Paolo Cigliano e Aldo Sacerdote, di 28 e 40. Mancano 20 minuti alla chiusura, non si prevedono grossi movimenti di denaro, il liquido è ormai riposto in cassaforte. Entra un cliente, un pensionato che deve versare 200 mila lire. Mentre si accosta al bancone si spalanca la porta ed irrompe 11 « commando ». E' composto da 4 giovani che impugnano pistole, hanno il volto reso irriconoscibile da una calzamaglia marrone. Gridano: « Bastardi, questa è una rapina ». Racconta il direttore: « Ci hanno ammassati come bestie in un angolo, faccia al muro e braccia alzate ». Guglielmo Limarzi rimane un attimo paralizzato dalla paura, un bandito gli spiana la pistola contro il viso ed arma il carrello. Uno scatto secco, l'impiegato si scuote e si dirige verso i colleghi. Uno dei rapinatori sorveglia il gruppo, un altro si prepara a bloccare l'ingresso, i complici vanno nel settore riservato ai dipendenti. Frugano la cassa, senza fretta, mettono a soqquadro I cassetti. Imprecano a bassa voce, continuano a lanciare insulti per sfogare il nervosismo. Il denaro è scarso, intimano al direttore: « Apri la cassaforte ». Francesco Romanisio è costretto ad obbedire, ma la sua chiave non basta, soltanto il cassiere ed un terzo impiegato possono aprire le altre due serrature. Un bandito sfoga l'ira per la perdita di tempo gettando a terra il direttc-a; poi chiama il cassiere, Giacomo Dosio, che introduce la sua chiave. Il malvivente ha fretta, lo scaraventa a terra, termina l'opera e fa venire il terzo dipendente, Paolo Cigliano, che subisce la stessa sorte dei colleghi. Sono ammucchiati in uno spazio ristretto, tra il bancone e una scrivania, vengono ancora presi a calci. I rapinatori fanno man bassa. Dice Giacomo Dosio: « Hanno arraffato tutte le mazzette di ban- conote. anche quelle di piccolo | taglio trascurando i rotoli delle | monete, i valori bollati e gli ossee U ». Il bottino è finito in una borsa di plastica. Finalmente si dirigono verso l'uscita arretrando, afferrano 200 mila lire che sporgono dalla tasca del pensionato. Questi abbozza un gesto di resistenza, poi scuote le spalle piangendo, comprende l'Inutilità del gesto e rimane immobile. Gridano ancora una volta: « Guai se vi muovete ». escono in strada e balzano su una « 128 » con motore acceso dove un quinto complice li attende. L'auto scompare nel traffico. Guglielmo Limarzi telefona al 113. Accorrono il dottor Minieri e 11 brigadiere Giglio della « Mobile ». Posti di blocco sono istituiti in tutta la città da polizia e carabinieri. Intanto il pensionato stramazza al suolo, nel trambusto si pensa che i banditi lo abbiano colpito, viene chiamata un'ambulanza di Torino-Urgente che lo porta all'ospedale Molinette. Era stato colto da collasso, una iniezione è sufficiente per rianimarlo. Per la terza volta banditi hanno rapinato l'ufficio postale di via Prali 8. Ieri alle 12,25 si è spalancata la porta, sono entrati in due, mascherati, pistola in pugno. All'interno c'erano 8 impiegati e 2 clienti. Ha detto i 1 'la direttrice, Anna D'Avanzo, 39 anni, ai carabinieri: « Uno ci ha tenuti sotto controllo con l'arma splanata, l'altro ha saltato il bancone e si è diretto verso la cassa ». Ha arraffato banconote per quasi tre milioni poi è corso verso l'uscita facendo cenno al complice di seguirlo. Sono fuggiti su una 124 gialla rubata poco prima. * Viso scoperto, pistole e lupara, quattro giovani hanno assaltato una gioielleria, riempito una borsa di preziosi per 40 milioni e se ne sono andati sfuggendo alla caccia scatenata dai carabinieri. L'assalto in via Bionaz 23, bori go San Paolo, alle 10 di ieri. Nel negozio il titolare, Filippo Stra, 48 anni, che abita nello stesso stabile, stava mettendo a posto alcuni plateaux di gioielli sul hanco. Aveva gli occhi abbassati. Quando ha alzato il capo si è trovato di fronte quattro armati, quasi ragazzi, senza maschere. Due lo hanno spinto faccia al muro dicendo: « Silenzio, e non fare 11 furbo ». Il gioielliere, che ha già subito una rapina da sei milioni, due anni fa, non ha perso la testa. Racconta: « LI ho guardati bene in viso: erano sut 17-18 anni, sembravano più spaventati dt me, tremavano visibilmente. Uno imbracciava un fucile a canne mozze. un altro aveva una pistola auto mattea ». I banditi hanno costretto l'ore¬ fice a distendersi dietro il banco, schiena a terra. « Mi stavano addosso in due. Ho però scorto gli altri che arraffavano i gioielli daglt scaffali e dalla vetrina. Steso a terra non ho più potuto muovermi. Quando senza volere ho spostato un braccio mi hanno dato un calcio in un fianco ». I banditi hanno intimato all'orefice di alzare e abbassare più volte le braccia, forse per stancarlo. « Afi hanno dato ordini contrastanti come se non sapessero bene che fare ». La moglie del gioielliere, Maria, 42 anni, era uscita dal negozio pochi istanti prima per la spesa. Dice: « Proprio ieri avevamo rifatto la vetrina con ar! (icoii particolarmente pregiati: 1 plateaux dt brillanti, orologi d'oro gcittcagf«utddhdpsS gioielli lavorali. Hanno preso le cose di maggior prezzo, lasciando il resto, come se fossero intenditori ». Appena i quattro si sono allontanati, Filippo Stra ha preso dal cassetto la pistola e ha sparato alcuni colpi in aria. « Li ho visti girare l'angolo e balzare su un'Alfa 2000 ». Allarme e arrivo delle « gazzelle » dei carabinieri: dopo una battuta l'Alfa rubata è stata ritrovata in via Cirenaica. Direzione Regionale SIp — Il dott. Mario Peracchio, direttore dell'Agenzia di Torino della Sip, ha assunto il nuovo incarico di direttore regionale della società per il Piemonte. Al suo posto è subentrato il dott. ing. Roberto Sapio. II cassiere del Banco di Napoli, Giacomo Dosio, e l'impiegato Paolo Cigliano - Maria Stra, moglie del gioielliere rapinato

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