Santiago: migliaia di uccisi Parlano i primi testimoni

Santiago: migliaia di uccisi Parlano i primi testimoni Nel Cile si combatte una tragica lotta Santiago: migliaia di uccisi Parlano i primi testimoni Agghiacciante racconto di un funzionario della squadra di calcio cilena giunta a Buenos Aires - "Gli occupanti di alcune fabbriche decisero d'arrendersi, ma i soldati li massacrarono con raffiche di mitragliatore" - I franchi tiratori hanno ucciso nella capitale duemila militari: "Potete immaginare il numero complessivo delle vittime" (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, 18 settembre. « I franchi tiratori hanno ucciso circa duemila soldati nei numerosi scontri che hanno avuto con le truppe regolari a Santiago. Basandovi su questo dato potete immaginare quale è il numero complessivo delle vittime », ha dichiarato un dirigente della Federazione di calcio cilena, appena giunto a Buenos Aires accompagnando la squadra nazionale. La sua testimonianza è agghiacciante; i giornali argentini la riportano tutti con grande rilievo. « Gli operai trincerati nelle fabbriche sono stati ammazzati dai soldati. Dopo le prime scaramucce, molti dei partigiani di Attende issarono la bandiera bianca per segnalare che si arrendevano. Ma «manda i militari poterono en- trai e negli stabilimenti, massacrarono quanti vi stavano dentro a raffiche di mitragliatore ». Il funzionario sportivo ha pregato i giornalisti che lo interrogavano di non domandargli il suo nome, ponendo anzi come condizione per continuare a parlare che questi cessassero ogni insistenza in tal senso. «I soldati hanno usato le proprie armi. Ci sono state imboscate sanguinose, in cui interi reparti dell'esercito furono uccisi dai franchi tiratori. In un suburbio un contingente di "Unidad Popular" riuscì ad attirare in una trappola numerosi autobus carichi di "carabineros", dei quali ben pochi scapparono vivi dai veicoli. La risposta dei soldati è stata altrettanto dura: non so quanti franchi tiratori siano stati giustiziati sommariamente. La forza della resistenza ha sorpreso tutti; credo anche gli stessi capi militari e perfino alcuni dirigenti di "Unidad Popular". L'esercito ha scoperto veri e propri arsenali pieni di armi di ogni genere, a Santiago e altrove. C'è da credere che gli attendisti si aspettavano qualcosa e si preparavano a resistere; oppure, come sostengono i militari, ad attaccare per primi. Questo, forse, non lo sapremo mai. Tragedie tanto grandi non si spiegano con i numero dei morti». Delle migliaia di prigionieri fatti in questi giorni dai militari ha detto qualcosa Francisco Fluxa, presidente della federazione calcistica cilena, che guida la comitiva diretta a Mosca per una partita dei turni eliminatori della Coppa del mondo. Fluxa ha dichiarato che almeno ventisette esponenti del governo rovesciato martedì scorso dal colpo di stato militare sono stati già trasferiti al confino dell'isola Navarini, all'estremo sud del paese, da un aereo militare, e molti altri seguiranno la medesima sorte. « / detenuti negli stadi sportivi di Santiago — ha aggiunto — vengono interrogati uno ad uno. Gli ufficiali dei servizi d'informazione la scarcerazione o l'arresto definitivo. Molti sono stati liberati, altri sono in attesa del giudizio. Ci vorrà del tempo. Sono tanti ». La repressione ha intanto ottenuto un minimo di normalizzazione, almeno nella capitale. Oggi, per il secondo giorno consecutivo, i negozi sono rimasti aperti per l'intero orario. Le lunghe code di persone che affannosamente cercano di trovare qualcosa da mangiare, sono tornate ad essere le scene più frequenti in tutta la città, ma i rifornimenti sono ancora largamente insufficien- ti. In qualche caso, i soldati che vigilano quasi ogni angolo di strada sono intervenuti per tacitare le proteste di cittadini esasperati dalla mancanza di alimenti. La giunta dei generali lancia continui appelli ai lavoratori, perché tornino ciascuno alla propria occupazione. La quasi totalità delle fabbriche restano però inattive: qualcuna ancora occupata, altre distrutte nei momenti più violenti degli scontri. Il lento ritorno di Santiago alla vita e e i e . e i - di tutti i giorni è tuttora offuscato dall'ombra di una cupa incertezza. Senza che sia possibile valutarne con sicurezza l'estensione e la forza, la resistenza continua. « Commandos » armati hanno assaltato nella notte corsa un commissariato di polizia della zona alta della capitale. C'è stata battaglia, in soccorso degli agenti assediati da un cerchio di fuoco sono giunte tre pattuglie di carabinieri, ma per costringere alla fuga gli attaccanti è stato necessario richiedere l'intervento di un forte contingente della forza aerea, appoggiato da elicotteri. Per far fronte alla situazione, le autorità militari che hanno assunto il governatorato di Valparaiso, il porto più importante del Cile, a soli centoquaranta chilometri dalla capitale, hanno stabilito il coprifuoco durante tutte le 24 ore del giorno. A Rancagua, nei cui pressi si trova la miniera di « El Temente» con tredicimila e cinquecento minatori, un sabotaggio ha fatto saltare in aria la torre delle telecomunicazioni. I servizi telefonico, telegrafico e telex sono rimasti interrotti. La cittadina è isolata. L'esercito ha dovuto intervenire in forze, con il sostegno dell'artiglieria, per eliminare un nido di tiratori scelti trincerati in un moderno edificio di 22 piani al centro della capitale, proprio di fronte alla sede principale dell'università cattolica. Anche la notte passata, come ogni notte da una settimana, i franchi tiratori sono tornati a sparare in vari punti dei quartieri immediatamente vicini al centro urbano di Santiago. L'impressione che riportano gli osservatori presenti nella capitale cilena, è che la seristenza vada via via assumendo la forma di una guerriglia tuttora priva di un comando centralizzato e nondimeno già radicata in varie parti del Paese. Se llosservazione è fondata, bisognerebbe dedurne che ad alimentare questa guerriglia è soprattutto, se non esclusivamente, il « Movimiento de izquierda revolucionaria » (Mir). Era noto che i dirigenti di questa formazione politica erano risoluti ad impegnarsi in forze nei combattimenti di strada, solo nei caso che tutti i partiti di « Unidad popular » e i comunisti prima degli altri avessero dato tale direttiva ai propri militanti. Ma dalla forma che ha assunto prevalentemente la resistenza (occupazioni di fabbriche guidate da dirigenti sindacali, colpi di mano, azioni isolate dì cdb sabotaggio e combattimenti a carattere difensivo), sembrerebbe che i maggiori partiti della coalizione allendista abbiano scelto nell'immediato di passare alla clandestinità, per preservare il grosso dell'organizzazione in attesa di decidere come e quando reagire. Oggi il cardinale Raul Silva Henriquez ha invitato a pregare nelle chiese di Santiago: sono state recitate preghiere per « la patria e la conciliazione tra i cileni ». Livio Zanotti Santiago. Passanti si fermano a vedere le rovine del palazzo della Moneda (Tel. Upi)

Persone citate: Francisco Fluxa, Livio Zanotti Santiago, Raul Silva Henriquez