James C. Maxwell fisico gentiluomo

James C. Maxwell fisico gentiluomo Pubblicazioni scientifiche James C. Maxwell fisico gentiluomo Un trattato sull'elettricità e sul magnetismo a cent'anni dalla prima pubblicazione La circostanza che l'elettricità si manifesti non soltanto nei conduttori, ma altresì agisca tra circuiti non connessi tra loro; che ciò avvenga ugualmente col magnetismo; e che anzi elettricità e magnetismo siano strettamente apparentati tra loro, potendosi da uno dei due fenomeni ingenerare l'altro (il che ha dato origine all'elettrotecnica moderna, e perciò anche al nostro modo di vivere, tanto dipendente dall'elettricità), affaticò le menti di grandi studiosi del secolo scorso: Oersted, Ampère, Faraday, fin che la materia cadde tra le mani di un fisico scozzese, un gentiluomo di campagna, amante dei cani e dei cavalli, buon matematico: James Clerk Maxwell. Questi, che già aveva dato una teoria sugli anelli di Saturno, un'altra sv: colori e poi sulla meccanica statistica, a un certo punto credette di poter scrivere un suo Trattato di Elettricità e o i a ; e e lnee, a io ni ao ae ien e Magnetismo, il quale ci viene presentato con estrema cura, ricchezza di riferimenti storici e note e commenti da E. Agazzi nelle edizioni dei Classici della Scienza della Utet (due volumi lire 30.000). E' un testo diffuso, discorsivo e pur tempestato di formule. L'autore, che vuole introdurre le cose dal principio, incominciando come gli scolaretti con l'elettrizzazione per strofinio, si spaventa egli per primo della molta matematica che adopera e perciò qua e là tenta di spiegare (o di inventare) gli algoritmi che servono per la sua trattazione (come quando dedica un capitolo, il X del primo volume, alle superfici quadriche confocali). Neil'affrontare questo libro, il lettore deve tener conto della data ch'esso porta (1873. un secolo fa esatto). Allora di elettricità si sapeva meno che adesso. Tra l'altro, non si era scoperto l'elettrone, non la struttura elettrica dell'atomo. La corrente, proprio non si aveva idea di quel che fosse. Di questa ignoranza sulla natura dell'elettricità l'autore è bene consapevole e qualche volta ne fa menzione esplicita; come quando avverte la provvisorietà di certe sue teorizzazioni; o subodora la possibilità di una unità « naturale » della carica elettrica (quella che per noi è la carica dell'elettrone). Egli si dilunga su problemi (soprattutto di elettrostatica) oggi fuori di moda; usa a volte una terminologia che nel frattempo è stata cambiata. Verso la fine, v'è un crescendo rossiniano di matematica; ma bene a ragione, dal momento che l'autore perviene a quelle equazioni, dette appunto di Maxwell, tuttora fondamentali. Né egli avverte esplicitamente il lettore dell'importanza di questa scoperta che è tutta sua, così come sua è l'ipotesi, da lui ben comprovata fra l'altro, dell'identità della velocità della luce con quella della perturbazione elettromagnetica. Morì egli troppo presto per apprendere quel che oggi ogni scolaro del liceo sa: che perturbazioni elettromagnetiche sono anche le onde radio (allora non peranco scoperte), i raggi infrarossi, l'ultravioletto, i raggi X e gamma (parimenti ignorati al suo lem- po) Didimo

Persone citate: Agazzi, James Clerk Maxwell