Assaltano un'oreficeria, legano 3 persone poi fuggono con preziosi per dieci milioni di Franco Marchiaro

Assaltano un'oreficeria, legano 3 persone poi fuggono con preziosi per dieci milioni Rapina al secondo piano d'una casa nel centro di Valenza Assaltano un'oreficeria, legano 3 persone poi fuggono con preziosi per dieci milioni Tre banditi senza maschera e armati di pistole - Avevano un complice in auto - A un'impiegata hanno lasciato il denaro personale • Un testimone dell'aggressione: "Parlavano con un accento piemontese" (Dal nostro inviato speciale) Valenza Po, 17 settembre. Rapina stamane a Valenza Po in un ufficio vendita di preziosi, a pochi passi dal centro della città. I banditi — tre sono entrati nei locali, un quarto attendeva i complici in auto — hanno agito con notevole sangue freddo, scegliendo un ufficio sito al secondo piano dello stabile, al numero 21 di via Trieste, una dislocazione che avrebbe potuto trasformarsi in trappola, al momento della fuga. Il bottino è stato di circa dieci milioni in gioielli e oggetti in oro. I malviventi non hanno invece cercato di aprire la cassaforte, sita nel locale a fianco dell'ufficio, dove il valore dei preziosi era ingente (decine di milioni). In un cassetto dell'ufficio erano centomila lire in contanti, uno dei banditi aveva già preso le banconote quando l'impiegata ha fatto notare che era denaro suo e che per lei avrebbe rappresentato un notevole danno, come pure avrebbe dovuto rispondere di alcuni gioielli di proprietà dei clienti. «Dovrei risarcire io tali oggetti — ha detto la signora Anna Ottolenghi in Tartara, 46 anni, che abita a Valenza in viale Celimi 45 —, mi mettereste in difficoltà». I banditi, allora, con un gesto di cortesia che stupisce, hanno lasciato sia il denaro sia i pochi oggetti in oro. L'ufficio è di una signora di Torino, la trentanovenne Teresa Pilotti (abita nel capoluogo torinese in corso Unione Sovietica 83), ma la titolare, che ha dato alla luce un bimbo pochi giorni fa, in questo periodo si reca rare volte a Valenza. Ha affidato ogni attività all'impiegata Anna Tartara. Stamane verso le 10,30 nel- p ql'ufficio si trovava il ventiseienne Eugenio Mezza, centralinista presso il comune di Vigevano: deve sposarsi tra pochi giorni e stava scegliendo le fedi. In un'altra stanza attendeva l'orefice Carlo Bellingeri, che abita a Valenza in viale Padova 3; per ingannare il tempo stava leggendo il giornale. «E' squillato il campanello d'ingresso — racconta il Bellingeri — la signora è andata a vedere chi fosse (tutti ovviamente pensavamo si trattasse di un altro cliente), in quanto la porta era chiusa a chiave. Si > presentato un giovane con il viso scoperto, io e gli altri abbiamo pensato a un cliente e la stessa signora Tartara non ha più richiuso con la chiave l'uscio». Il giovane, raggiunto il centro della stanza, ha messo la mano nella tasca interna della giacca, con noncuranza. «Pensavo tirasse fuori un astuccio», dirà poi la signora Anna Tartara. Lo sconosciuto ha invece estratto una rivoltella e l'ha puntata sotto il naso dell'impiegata, intimando a tutti il «mani in alto». «E' meglio per voi non fare storie — ha aggiunto —, mettetevi contro il muro». L'impiegata ha urlato, il Bellingeri si è affacciato alla stanza per vedere ciò che stava accadendo e a questo punto un altro bandito, che doveva essere entrato dopo il complice, gli ha intimato di stare fermo, puntandogli la rivoltella al fianco. «Non fare storie — ha detto — guarda che c'è un altro di noi». L'orefice Valenzano, infatti, a questo punto s'è accorto della presenza di un altro bandito e senza poter reagire ha raggiunto la stanza dove già erano gli altri. I banditi l hanno allora tirato fuori delle corde e del nastro adesivo e con calma hanno legato mani e piedi alle vittime, tappando loro la bocca con il cerotto. Mentre due li tenevano a bada con le armi, il terzo prendeva i preziosi che erano sul tavolo, riponendoli in una valigetta. Non si sono preoccupati di cercare se vi fossero altri preziosi, evidentemente erano paghi di quanto già avevano preso. Poi, se ne sono andati: sono balzati sull'auto, di cui nessuno ha notato il tipo, e la vettura si è diretta verso Bassignana. La prima a liberarsi dalle corde è stata la signora Tartara. Ha telefonato a un conoscente pregandolo di avvertire i carabinieri. Una quindicina di minuti dopo la rapina, l'allarme scattava. Gazzelle della radiomobile istituivano posti di blocco attorno a Valenza e in provincia, sul posto si recavano gli uomini del nucleo investigativo, ma dei rapinatori non si trovava traccia. «Parlavano con accento piemontese, forse torinese — dice il Berlingeri —, non erano mascherati, uno è molto piccolo di statura. Non avevano "grinta", direi anzi che erano agitati e, se non sembrasse un controsenso, persino gentili». Come s'è detto, hanno infatti lasciato il denaro dell'impiegata. Franco Marchiaro Valenza Po. Carlo Bellingeri ed Eugenio Mezza erano nell'ufficio vendita di preziosi quando sono arrivati i banditi

Luoghi citati: Bassignana, Torino, Valenza, Vigevano