Proposte conerete (non manca l'utopia) nelle relazioni dei giudici al congresso

Proposte conerete (non manca l'utopia) nelle relazioni dei giudici al congresso Il tema "Giustizia e informazione,, nelle diverse ideologie Proposte conerete (non manca l'utopia) nelle relazioni dei giudici al congresso Partendo da premesse spesso contrastanti, i quattro magistrati relatori giungono, tutto sommato, alle stesse conclusioni: abolire il segreto istruttorio e i reati di opinione - Concentrazione di testate e monopoli, grave minaccia alla libertà di stampa - Le "formazioni sociali" La prima giornata del XV congresso dell'Associazione nazionale magistrati è stata quasi Interamente occupata dalla lettura delle relazioni. Hanno parlato Giuseppe Lumia, consigliere di Corte d'appello di Palermo, per Magistratura Indipendente; Giorgio Sforza, pretore di Milano, per Terzo potere; Giovanni Verde, giudice del Tribunale di Napoli, per Impegno costituzionale; Domenico Pulitane, giudice del Tribunale di Milano, per Magistratura democratica. Libertà di espressione del pensiero; diritto di cronaca e diritto di critica; i segreti tutelati dalla legge, primo fra tutti quello istruttorio; i reati di opinione; le critiche alla magistratura. Sono I temi principali affrontati dai quattro relatori i quali, procedendo per strade diverse e ispirandosi talvolta ad opposte ideologie, sono arrivati, tutto sommato, alla stessa conclusione: abolire il segreto istruttorio e i reati di opinione, salvaguardare 1 giornali dal pericolo della concentrazione delle testate, spezzare il monopolio della tv. Libertà di espressione e diritto di informazione. A questo proposito Lumia osserva che se anche il giornalista fa onestamente II suo dovere, finisce sempre col fornire un'interpretazione di parte. Pertanto, solo la pluralità delle fonti di informazione consente ai lettori di farsi un'opinione personale ed avere una visione 11 più possibile obiettiva della realtà. Il diritto di cronaca trova i suol limiti negli altri diritti costituzionali, primo fra tutti la dignità dell'uomo. E questo diritto diventa un dovere se esiste un pubblico interesse all'informazione. Il diritto di cronaca è anche diritto di critica, giustificato dall'interesse generale, per 11 bene della collettività che deve essere informata di prevaricazioni ed abusi. Ma, tiene a precisare Lumia, libertà di pensiero e diritto di informazione devono sempre rimanere fedeli alla Costituzione. Per Sforza « il controllo che l'opinione pubblica è chiamata a svolgere allorché è raggiunta da quantità di notizie provenienti dalle centrali di elaborazione, assume chiara natura politica. Non v"e dubbio che l'attività di informazione esprime un valore riconosciuto e tutelato a livello costituzionale. I pericoli di un'informazione manipolata furono ben presenti durante i dibattiti della Costituente, tanto che l'esigenza di evitarli ha dato luogo al comma 5 dell'articolo 21, per il quale la legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica ». Contro la struttura « privatistica dell'impresa che opera nel campo dell'informazione » Sforza auspica 11 potenziamento dell'autonomia « dei suoi dipendentiprestatori del pubbltco servizio ». Per Verde il magistrato è anche controllore dell'informazione. Questo controllo trova 1 suol limiti nell'articolo 21 della Costituzione (tutela del buon costume) e negli articoli 3 e 13 sulla onorabilità della persona. Altri limiti non vi sono, anche se molti, inneggiando alla libertà e invocando l'abolizione del reato di apologia, difendono quello di vilipendio, perché tutelerebbe il prestigio dello Stato. « Afa, ricorda Verde, ogni propaganda e proselitismo devono essere liberi, purché non si trasformino in pubblica istigazione a commettere reati ». « La libertà di espressione del pensiero, conclude Verde su questo punto, trova 1 suol limiti unicamente nel diritto alla riservatezza e all'onorabilità altrui, ma con i'exceptio veritatis e il principio della continenza ». La giustizia, si domanda Puntano, istituzione di origine non rappresentativa, indipendente per statuto dal potere politico, chiamata ad una pubblica funzione in nome del popolo, come può essere controllata dall'opinione pubblica? La sua attività si estrinseca in una serie di atti singoli e la sua dimensione sociale e pubblica viene determinata dall'informazione. Non è ammissibile, In una democrazia, che esista un potere incontrollato: quindi il potere del giudice indipendente deve essere riportato entro la dialettica delle forze sociali. E qui nasce il compito dell'informazione: chiamare di fronte al controllo popolare 11 potere giudiziario perché renda conto di sé al pari di ogni altro potere dello Stato. Cade un mito Ne deriva che l'informazione deve riflettere tutti i momenti dell'attività giudiziaria. Questo controllo sottrarrà 11 magistrato al chiuso della solitudine davanti alla legge e alla sua coscienza soggetta a pregiudizi suol e del suol superiori. Segreto istruttorio. Secondo Lumia, è necessario un « ribaltamento » della situazione attuale: la pubblicità deve diventare la regola, il segreto l'eccezione. Unica riserva per le indagini di polizia giudiziaria. Spesso si concludono senza incriminazioni, e non è giusto — osserva Lumia — che il pubblico sospetto si appunti su una persona in base ad elementi spesso puramente ipotetici. Esaminati i vari tipi di segreti (religioso, professionale, politico, militare, d'ufficio) anche Verde si sofferma sul principale imputato di questo congresso, il segreto istruttorio. Una limitazione nella libertà di cronaca giudiziaria, afferma 11 relatore, non sembra conforme al¬ la Costituzione. Del resto gli inconvenienti che possono derivare a sfavore dell'imputato sono ampiamente compensati dal vantaggi del costante controllo della pubblica opinione sullo svolgimento della funzione giudiziaria. Al segreto processuale dovrebbe sostituirsi la libertà di informazione, salvo che si oppongano ragioni che il magistrato deve motivare. In attesa della riforma del diritto processuale, Verde è favorevole all'istituzione di appositi uffici stampa. Sostiene Sforza: « E' lecito chiedersi se non giovi piuttosto, a chi è implicato in un caso giudiziario, che I fatti vengano portati all'esame critico dell'opinione pubblica. In ultima analisi, l'ulteriore precipitare del mito del segreto istruttorio porterebbe in evidenza le distorsioni causate dall'inefficienza, le deficienze tecnico-processuali e quanto altro è causa della crisi della giustizia, In un settore che incide direttamente sulla libertà personale e sull'onorabilità del cittadino, e non già al fine di soddisfare un malsano desiderio di contemplare i mali, ma di avvicinare il popolo ad un'attività che viene amministrata in suo nome ». Fortemente critica la posizione di Pulitanò sul segreto istruttorio « che non è più conciliabile con un'Informazione puntuale e aperta alle esigenze di una società democratica ». Le violazioni sono tali e tante da dare la parvenza di una consuetudine abrogatrlce. Però, afferma il magistrato, siamo sempre di fronte a Illeciti penali. E le conseguenze sono: vistose violazioni, se servono al potere, conferma del segreto se cosi conviene agli interessi di parte. L'incertezza del diritto opera in funzione di precise situazioni di potere: dell'informazione, o sociale, o giudiziario, al quale ultimo spetta poi il dosaggio delle indiscrezioni. Reati di opinione e critica alla magistratura. La critica è salutare, osserva Lumia, anche se una norma che la vietasse per i procedimenti in corso non sarebbe antidemocratica; ma non sarebbe neppure auspicabile. Noi giudici sollecitiamo 11 dissenso, la discussione: occorre però, da parte del giornalista, un'autodi¬ sciplina che Assi il limite oltre il quale la critica diventa, anziché stimolo, pressione, ricatto. Verde si domanda: perché la Corte Costituzionale, cosi solerte e sollecita in altri settori, si rivela invece tanto impacciata in materia di istigazione, apologia di reato e vilipendio? Perché, risponde il magistrato, qui si incide sul tessuto vivo della società e si interferisce nell'assetto del potere. In Italia, purtroppo, il dissenso non è visto come dialogo, ma come fonte di spoliazione dell'autorità. Per questo 1 custodi del potere lo limitano in uno spazio tanto angusto. Il vilipendio Il giudice, da noi, si lascia forse troppo influenzare dalle preoccupazioni dell'ordine pubblico. C'è l'incubo del salto nel buio. Per questo il magistrato rischia di essere custode del potere o del contropotere: e in entrambi i casi è un errore. L'autorità giudiziaria deve andare incontro alla opinione pubblica, affrontare la tempesta delle polemiche sapendo che queste sono inevitabili perché ogni espressione del pensiero non può trovare tutti sulle medesime posizioni. Soltanto con questi rischi il giudice riuscirà a conquistarsi un nuovo prestigio, non imposto dall'alto, ma guadagnato con lo spontaneo consenso della comunità. Pulitanò infine propone che tutti 1 cittadini siano nella possibilità di assumere notizie, trasmetterle, discutere le opinioni, passando così dalla critica all'azione politica. Farlo singolarmente è impossibile, per cui si deve favorire la partecipazione indiretta dei cittadini attraverso le « formazioni sociali ». L'informazione, da strumento accentrato del potere, deve diventare strumento diffuso di controllo sul potere. Con la ristrutturazione egualitaria l'informazione diverrà non strumento di legittimazione di ciò che esiste, ma momento di emancipazione dagli esistenti rapporti di dominio. E su questa visione, che sembra sfuggire di mano al magistrato e raggiungere la sfera dell'utopia, si è conclusa l'esposizione del relatori. Sergio Ronchetti

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