Fare "giallo" con la storia

Fare "giallo" con la storia Fare "giallo" con la storia A. E. Hotchner: «Il Tesoro», Ed. Bompiani, pag. 306, lire 3500. Donald E. Westlake: « Guardie & Ladri », Ed. Mondadori, pag. 268, lire 3000. Emile Gaboriau: «Monsieur Lecoq », Ed. Garzanti, pag. 636, lire 2000. I « gialli » si fanno grossi e costosi. Lasciano le copertine leggere e la forma tascabile o ripiegabile ed entrano nelle collane dì varia letteratura. Sono oramai, sempre più spesso, romanzoni d'avventura, sceneggiature cinematografiche. Dopo il revival pop dei Deighton e Le Carré, ha così preso piede l'iperrealismo della fantapolitica: sparizioni di presidenti Usa, complotti per l'assassinio di capi di Stato, intrighi dei falchi russi ed americani contro le colombe americane e russe. Un modo più vecchio e povero di fantapolitica, più scopertamente giallo-avventuroso, è quello delle storie che girano attorno a tesori nazisti chiusi dalle SS in labirinti segreti: ecco qua, attuale per questi tempi d'anniversario, un racconto che invece dei nazi coinvolge brigate nere e Mussolini, la famiglia Petacci ed i gerarchi in fuga da Milano nell'aprile 1945. E' come dire una storia di casa nostra, con molti fatti in libertà, su una pretesa caccia e ritrovamento finale del famigerato « oro di Dongo ». Esistito? Scomparso? Se ne fece allora un processo interminabile per la gioia dei rotocalchi. « Il Tesoro » è di quell'Hotchner che anni fa scrisse un bel libro. Papà Hemingway; e non si capisce come sia entrato a fabbricare una cosa simile. La storia è quella di un ex membro di un gruppo internazionale incaricato nel maggio '45 di rintracciare quei documenti e tesori fantomatici e che durante le indagini venne accusato di aver ucciso un compagno per impadronirsi di trentatré milioni. Innocente (era stata una macchinazione fascista per bloccare le ricerche), ha scontato ventanni a Santo Stefano e adesso vuole ricostruire la verità tornando a Dongo con altri due compagni di allora, un inglese ed un olandese oramai oltre la mezza età. Un falsario napoletano, un capitalista romano, una attricetta americana, uno nzzero misterioso, una radazza italiana con la inevitabile cicatrice di un uomo sposato, un gruppo di frati e qualche vecchia in¬ digena sono i personaggi della storia, il cui contrappunto è poi la ricerca di una identità anche virile da parte del protagonista. Alla fine arriva tutto: oro, riti fascisti nel cuore di una montagna sul cadavere imbalsamato del duce, verità sui fatti di venti anni prima e finalmente anche il sesso, trasformato dall'amore. Il « caso » Westlake è quello di un autore minore di gialli ma di così buona qualità, di tenuta così coerente anno dopo anno e libro dopo libro, da meritare di essere promosso dalla serie settimanale a 350 lire alle edizioni Mondadori da 3000. La storia di Guardie & Ladri è di due poliziotti neviorchesi frustrati perché l'onestà non basta, la routine uccide, le mogli invecchiano, i vicini sono insopportabili, il traffico sempre peggiore. Uno di loro, in difficoltà con le rate, un giorno rapina l'incasso in un bar. Chi potrà credere che il bandito in divisa fosse davvero un poliziotto? Confortato, decide e mette a punto con un amico-collega il furto del decennio, ossia un colpo di roba per dieci milioni di dollari da rivendere per due milioni netti alla Mafia. La faccenda naturalmente avviene sempre in divisa e con l'autoradio ufficiale, e finisce benissimo. Per una volta almeno il luogo comune che il delitto non paga viene smentito. I due poliziotti sono simpatici, ricavati con esattezza da una New York sinistra, meccanica e brutale, affocata e sporca. E la morale è cinica e netta: può rubare solo chi ha il potere, o partecipa del potere. Allievo di Poe? Maestro di Conan Doyle? Il francese Emile Gaboriau, che nel 1868 scrisse un romanzo giallo intitolato Monsieur Lecoq dal nome dell'investigatore protagonista, non è nessuna delle due cose. In realtà è invece il vero padre del Maigret di Simenon e basta leggere la prima parte del libro, straordinaria, per assistere alla nascita di una pignoleria investigativa corretta dalla fantasia, di una fantasia psicologica corretta dalla realtà. L'inizio del libro, si è detto, è davvero straordinario, secco, preciso e moderno. Poi ci si ritrova in un lungo e zeppo feuilleton, un insaccato sociale e politico sui tempi della Restaurazione con ereditiere buone ed ereditiere cattive, nobili paesani e sprezzanti aristocratici. Come dire due classici in uno. Claudio Savonuzzi

Luoghi citati: Dongo, Milano, New York