Il "male oscuro" della mezza età

Il "male oscuro" della mezza età RISPONDE GIULIETTA MASINA Il "male oscuro" della mezza età « La moglie gode di una situazione indipendente, ma il marito la controlla e, visibilmente, vorrebbe tenere in mano i cordoni della borsa. Le eccessive frustrazioni e l'avvicinarsi di un perìodo fisico delicato hanno alterato l'equilibrio della signora e, malgrado essa non voglia convenirne, penso che la componente sessuale abbia notevole peso. «Mi consta che la signora ha avuto innumerevoli occasioni di evasioni coniugali, sempre respinte più per orgoglio che per eccesso di virtù. Ora è giunta al limite della sopportazione e mi ha confessato che sente l'assoluta necessità di un rapporto affettivo che nessuno, finora, le ha dato. «Ne deduco che tale rapporto sconfinerebbe certamente e sono convinta, freudianamente pensando, che la cosa costituirebbe una liberazione e una cura che nessuna medicina potrebbe darle. Se non esce da questa situazione, è vittima predestinata di follia e di suicidio». Un'amica che parla di un'amica, un troppo rapido abbozzo, anche se bene scritto, di uno di quei famosi periodi che quasi tutte le donne (o per insoddisfazione, o per eccedenza di energia vitale, diciamo, o per quel tanto di spirito polemico che tutto a un tratto propone in noi reazioni e ritorsioni) passano allora che raggiungono la mezza età. Periodo spesso grigio ove l'occasione non determini, nella ormai fragile corazza, lo schianto delle paratie fino a ieri stagne. Dopo di che, la terraferma diventa palude. La settimana scorsa, rispondendo a un lettore, spiegavo perché il sesso è, oltre la mia volontà, argomento ricorrente; la lettera precedente rafforza quella spiegazione. La verità è che il sesso non è un problema dei giovani, salvo rari casi di inibizioni, ma degli adulti. Non c'è infatti cosa peggiore di volere ciò che ci hanno insegnato a fingere neppure di desiderare. A mio giudizio, il sesso, per i giovani, è manifestazione fine a sé; l'adulto, invece, lo interpreta quale sintesi di molte e complesse emozioni. Il sentimento, per esempio, dopo una certa età non si presenta mai, o quasi mai, come uno stato d'animo, una disponibilità spirituale, un incontro nell'agorà platonica; ma subito affonda gli artigli nella dimensione più congeniale all'uomo: quella carnale. Dimensione respinta fino a che a essa non si soccomba: né con te né senza di te vivere. Un problema d'adulto, quindi; accedere e insieme rifiutare. Scoprirne la non tanto misteriosa necessità, e tuttavia discuten¬ dola in quanto peccato, per chi crede, oppure in quanto lesione sociale. Questo fino a ieri; oggi, l'adulto afflitto da tale dubbio è «portato» a osservarlo anche come igiene psichica, equilibrio fisico, elisir di lunga vita, pulizia mentale. Un'altra complicazione. Ma il vero problema è come conservare la cosa che si possiede e contemporaneamente possederne altre senza compromettere il patrimonio di affetti precedentemente tesaurizzato. L'ipocrisia più antica del mondo, c che tale rimarrà fino a che la rivoluzione sessuale, tanto predicata, ma dagli adulti pochissimo attuata in chiaro, diverrà costume. Se mai lo diverrà, e quando e come. A questo punto, qualsiasi teoria è pericolosa e sbagliata. Ognuno provvede a sé in virtù e difetto delle proprie esigenze fisiche e sentimentali e, perché no? religiose e morali. Per quanto io possa, in tema, consigliare (e solitamente ne rifuggo), la tesi è la solita: decidi da te, cauta a non sciupare nulla di quanto vale, a non sporcare ciò che è ancora nitido, a non inutilmente dissestare quanto tu stessa hai costruito. II peso e la misura appartengono all'individuo, non alla sua società; e decidere è sempre un atto di onestà soprattutto verso se stessi. Attenta alle occasioni, cara: in maggioranza, sono d'accatto. D'altra parte, l'infelicità per omissione è la peggiore che esista. Mi ricorda Gozzano: avrebbe potuto essere, non è stato. Giulietta Masina

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