Papà in sala parto
Papà in sala parto Il parere di un gruppo di medici Papà in sala parto Si fanno sempre più nume-rose le giovani coppie, in attesa di un figlio, che chiedono al ginecologo di poter rimanere insieme anche in sala parto. I misteri della gestazione e del parto ormai non sono più tali per molte donne, hanno pensato i settimanali femminili e i corsi di preparazione psico - fisica al parto a sgombrare il terreno dall'ignoranza, secolare sull'argomento, ma ora sono anche gli uomini che vogliono essere iniziati coscientemente alla paternità. Pare, secondo gli esperti di psico-profilassi, che il curioso fenomeno della « sindrome da 1 covata » che colpisce, più o I meno evidentemente, i mariti di donne incinte, con vomiti, cefalee, dolori addominali, tenda a scomparire con una assidua partecipazione a tutte le fasi della gestazione e del parto. E' dunque consigliabile la presenza del marito in sala parto? Lo abbiamo chiesto a un gruppo di medici che operano presso la Clinica ginecologica dell'università di Torino. Le loro risposte non sono state ovviamente tutte concordi, ma l'esperienza ormai ampia di un buon numero di medici pare favorevole a questa possibilità. Vediamo dunque quali sono le motivazioni a sostegno. Dal punto di vista della donna, le osservazioni fatte possono essere sorprendenti: nella presenza del marito in sala parto la donna si ripromette un conforto affettivo e una rassicurazione sulla stabilità dell'unione, che dovrebbe uscire rafforzata dalla comune esperienza. Il timore di perdere anche minimamente o temporaneamente la capacità di attrazione sul marito, unitamente a un'accentuata emotività e sensibilità, fanno si ch'ella cerchi di coinvolgerlo il più possibile nella vicenda. « La donna — dice il ginecologo — sente in lui non solo l'uomo che ama, ma anche colui che può dare, insieme al medico, il più alto grado di sicurezza ». Dal canto suo il marito si ripromette di testimoniare non solo il suo amore verso la moglie e il piccolo che deve nascere, ma anche una partecipazione al dolore e alle gioie del parto. E' lui che conforta la moglie in travaglio, che le presenta il piccolo (anziché lasciare conoscerlo di sfuggita tra le braccia di una persona estranea). Anche il marito insomma vede e vive tutto il film della nascita come interprete e non più come comparsa superflua. Per gli psicologi il vantaggio starebbe inoltre nella possibilità di canalizzare positivamente l'inconscia gelosia del marito verso la moglie e il nascituro, causata appunto dal timore d'essere messo in disparte. Non tutti i mariti — avvertono prudentemente i medici — sono adatti ad affrontare l'-esperienza, alcuni debbono lasciare la sala parto prima del previsto. Per il medico il problema si pone sotto un duplice aspetto: umano e tecnico. Generalmente favorevoli per il primo, molto meno per il secondo. Il marito può infatti interferire nelle decisioni del medico con osservazioni e consigli non richiesti e, nel caso di complicazioni, l'atteggiamento allarmistico del marito può inibire la libertà di azione del ginecologo. Aida Ribero
Persone citate: Aida Ribero
Luoghi citati: Torino
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