Preferirono il lager alla guerra fascista

Preferirono il lager alla guerra fascista CRONACA TELEVISIVA Preferirono il lager alla guerra fascista "Tragico '43" e la prigionia dei soldati italiani in Germania - Stasera un'inchiesta sulla donna francese e "Piccoli borghesi" di Gorkij Faceva una certa impressione ieri sera ascoltare nel telegiornale le drammatiche notizie degli effetti del fascismo d'oggi in Cile e seguire, subito dopo, la rievocazione degli effetti del vecchio fascismo e nazismo trent'anni or sono in Tragico '43. Il capitolo era dedicato all'odissea, e al martirio, dei seicentomila soldati e ufficiali italiani che sorpresi dall'armistizio dell'8 settembre in luoghi lontani dall'Italia, Grecia, Montenegro, Jugoslavia, Polonia ecc. ecc., non ebbero modo di tornare a casa o di organizzare una resistenza, e furono catturati e disarmati da soverchianti forze tedesche, e inviati in campi di prigionia in Germania. Sergio Valentini, con la consulenza di Vittorio Giuntella (ohe figura anche tra gli intervistati, come ex internato), ha curato un'inchiesta, che era poi la settima e penultima puntata del programma, dal titolo significativo « Seicentomila no: i militari deportati in Germania »: una inchiesta non « spettacolare », ma molto seria, tutta formata di dolenti testimonianze, di riprese effettuate in Polonia e in Germania, e di qualche brano di repertorio. Hanno parlato diversi cittadini polacchi che hanno riferito di orrende stragi di nostri soldati eliminati dai nazisti alla stregua di « ebrei e zingari» e di ufficiali uccisi a colpi di mitra nella testa e sepolti in un bosco... Quindi sono intervenuti gli ex prigionieri che hanno ricordato la terribile farne che li attanagliava continuamente, le fatiche disumane cui erano sottoposti, le pressioni perché si arruolassero nell'esercito di Salò e si mettessero al « servizio del duce, anche sotto comando tedesco »... Pochi aderirono, l'uno per cento. Gli altri risposero di no e abbiamo sentito dalla loro stessa voce il motivo « non volevamo continuare a combattere una guerra che non sentivamo... A fianco dei tedeschi? No! »: e preferivano rischiare, nei terribili Lager, la morte per inedia, per freddo, per malattie polmonari o epidemie. Le immagini di repertorio mostravano visi emaciati, corpi scheletriti negli abiti a brandelli. Qualcuno ha spiegato la sua adesione all'appello fascista: « Volevo a qualunque costo salvare la pelle, levarmi di lì e tornare in Italia». Gli altri hanno rammentato privazioni, umiliazioni (persino, all'inizio, il pesante disprezzo dei prigionieri francesi), la crudeltà dei nazisti, le bastonate, le nerbate, le feroci esecuzioni... E la posta non arrivava, e quando arrivava portava non di rado lettere in cui i familiari supplicavano di tornare « in qualsiasi maniera, firmando qualsiasi carta ». L'inchiesta di Valentini è stata coerente sino alla fine: ogni periodo, ogni aspetto dell'internamento testimoniato da superstiti: racconti brevi ma angosciosi che rendevano lo spettatore intimamente partecipe di una tragedia piena di lutto ma piena anche di esempi collettivi di straordinaria forza d'animo e di ammirevole dignità. Ultime visioni agghiaccianti di cadaveri o di gente ridotta allo stremo delle energie... gli alleati che irrompono nei campi («Un canadese grasso, lustro, ben rasato, si sporse dalla torretta del carro armato, ci guardò con occhi atterriti, ci buttò quanto aveva di viveri e di sigarette, richiuse in fretta lo sportello, fece fare dietrofront al mastodontico veicolo e fuggì») ...il lento rilascio dei prigionieri trasferiti incessantemente da russi a inglesi, da francesi ad americani... e finalmente il ritorno in patria, uomini cen¬ ciosi che scendevano dal treno e si gettavano tra le braccia dei familiari singhiozzando... Dobbiamo dire che anche questa puntata è stata assai efficace: bisogna riconoscere che il vasto programma, curato nell'insieme da Mario Francini, è decisamente valido (pur con tutte le lacune che può avere una rievocazione del genere affidata alle immagini e non alle pagine di un libro), e di non convincente ha solo il retorico titolo « Tragico e glorioso '43 » da noi semplificato volutamente in Tragico '43. ★ * Sul « secondo » un pregevole numero di Io e... dove un illustre studioso di architettura e urbanistica come Bruno Zevi, con grande acume e grande comunicatività, ha illustrato la cupola « laica» della chiesa di SantTvo alla Sapienza in Roma ideata dal genio contestatore di Francesco Borromini. In poco più di un quarto d'ora Zevi ha tracciato del Borromini e dell'importanza della sua arte un ritratto chiaro e chiarificatore, piacevole per gl'intenditori, estremamente utile sul piano della divulgazione culturale. ★ * Stasera sul « nazionale » prima puntata del reportage La donna in Francia di Piera Rolandi. Seguirà un programma di canzonette. Il secondo canale sarà interamente occupato dalla replica del dramma Piccoli borghesi di Gorkij, regìa di Edmo Fenoglio. u. bz.