A che punto sono i trapianti di rene Ne parlano studiosi di tutto il mondo di Angelo Viziano

A che punto sono i trapianti di rene Ne parlano studiosi di tutto il mondo La grande assise scientifica da oggi a Varese A che punto sono i trapianti di rene Ne parlano studiosi di tutto il mondo Il tema del convegno (uno dei più importanti sul piano mondiale) comprende anche gli innesti di fegato, pancreas, cuore e polmoni ■ Perché il caso dei trapianti di rene è più attuale - Un bilancio delle tecniche operative e delle misure "antirigetto" - Dati statistici molto confortanti Varese, 12 settembre. Due mesi fa su queste stesse « Cronache della medicina », facemmo il bilancio di un simposio mondiale a Fiuggi-Terme sui trapianti d'organo e demmo appuntamento ai lettori per un analogo congresso, pure a carattere internazionale, che si sarebbe tenuto in settembre a Varese, il 6° Congresso della società italiana della specialità. Ed eccoci oggi al « rendez-vous ». Due convegni Perché due convegni d'alto livello così ravvicinati nel tempo in una stessa nazione? Il fatto è che a Fiuggi i dibattiti si sono accentrati sul problema: « Trapianto di cuore o cuore artificiale? ». Qui a Varese anche del cuore e suoi particolari problemi (trapianto, circolazione assistita, cuore artificiale) si parlerà già domattina (relatori tra gli stranieri: Barnard, di Capetown; Kantrowitz, di Detroit; Stinson, di Palo Alto; Gilmet, di Parigi; Soro, di Boston; Norman, di Houston; Harmison, del Bethesda); tuttavia la panoramica delle inchieste si estenderà in forma dettagliata anche ad altri organi — fegato, polmoni, pancreas, intestino, laringe, midollo, milza — ed in special modo preciserà lo stato attuale del trapianto del rene, quello cioè che — per usare un'espressione del prof. Donati, che in qualità di presidente del Congresso ha pronunciato nel pomeriggio d'oggi il discorso inaugurale — è il solo trapianto uscito dall'era pionieristica. Comunque è il più sperimentato clinicamente. Di esso gli interventi già praticati in Italia sono un buon numero. Nel mondo, all'inizio dell'annata erano almeno dodicimila. Questa realtà « renale » concreta ha incentivato organizzazioni non soltanto tra regioni ma anche tra Paesi diversi per il tempestivo reperimento di reni idonei a pazienti « in attesa ». A che si deve questo particolare favore? Indubbiamente dal punto di vista strettamente chirurgico il trapianto del rene comporta minori difficoltà tecniche. Ma questo non è l'essenziale. D'altronde, come si è visto ad esempio per il cuore, anche per altri visceri si stanno perfezionando i rispettivi mezzi operatori. Il punto fondamentale sta, invece, nel fatto che il rene per la sopravvivenza del suo trapianto ha maggiori carte a suo vantaggio. Pensate forse che esso sia un privilegiato contro il rischio del rigetto? Non lo è certo come tale; perché quale viscere trapiantato dal legittimo possessore ad altro individuo costituisce per quest'ultimo sempre un corpo estraneo e quindi soggetto al ben noto fenomeno della ripugnanza biologica. Tuttavia il rene è un organo pari, contrariamente a cuore, fegato, pancreas eccetera. Per tale fatto uno dei due reni di una persona vivente può essere donato ad un'altra. Stando così le cose in caso di necessità è nell'ambito familiare che più facilmente può essere trovato un donatore geneticamente di grado assai affine col ricevente, e quindi un rene di ricambio sfuggente al divieto immunologico. Cosa certissima se il trapianto avviene tra gemelli puri. Sta di fatto, comunque, che le migliori sopravvivenze si riscontrano nei casi di trapianti da persona vivente e consanguinea. Per varie ragioni, però, non sempre si possono trovare donatori viventi disponibili tra consanguinei e si deve ricorrere al prelievo del rene da cadaveri. L'attesa del reperimsnto di uno con i requisiti inequivocabilmente idonei al caso potrebbe essere assai lunga, mentre il paziente rischia di perdere la vita. Orbene è notorio che da anni esiste il cosiddetto «rene artificiale », cioè un apparecchio che sostituendosi periodicamente al rene naturale nella sua funzione emodialitica (depurativa del sangue) mantiene in vita il paziente. L'applicazione di tale mezzo concede tutto il tempo necessario per il detto reperimento. Inoltre la stessa apparecchiatura può soccorrere il malato, in caso di insuccesso a più o meno breve termine del trapianto, e mantenerlo per così dire in parcheggio d'attesa di un altro trapianto con un rene di donatore con lui correlato geneticamente meglio del precedente. Le reazioni Tutto ciò non è attuabile per altri organi, finché non sarà trovato un apparecchio sostitutivo per ciascuno omologo a quello del rene. Non potendosi pertanto attuare per essi sempre una corretta prevenzione del rigetto occorre ricorrere a mezzi repressivi delle reazioni (linfocitarie) che l'organismo inalbera contro il trapianto stesso. Ma le sostanze a ciò devolute non essendo specifiche ad un certo punto rischiano di bloccare anche le reazioni utili contro batteri e virus, esponendo il soggetto (rimasto indifeso) ad infezioni pericolose. Perciò i trapiantatori seguono gli sforzi ed i progressi che nell'ambito dell'antirìgetto sta facendo l'immunologia. A tale settore il Congresso dedicherà un simposio nella giornata di venerdì, con l'intervento di due massime autorità in materia: Monaco, di Boston e Narajan, di Minneapolis. Le due tecniche più recentemente perseguite sono quelle della « tolleranza » e della « facilitazione ». Mediante la prima si tende ad indurre una depressione selettiva delle reazioni linfocitarie (cioè promosse dalle particolari cellule immuno-competenti della serie bianca del sangue); dimodoché il ricevente il trapianto resterebbe protetto contro le eventuali infezioni, e non riconoscerebbe come estraneo l'organo trapiantato. In altri termini gli antigeni di questo sarebbero entrati nella popolazione di quelli normalmente « tollerati» dal sistema linfocitario. La seconda tecnica (facilitazione) invece si applica all'organo da trapiantare. Si bloccano, cioè, i suoi antigeni (strutture submicroscopiche che valgono pure come etichette di riconoscimento) con opportuni anticorpi; ne viene pertanto impedita la « lettura » quindi il riconoscimento da parte dei linfociti del ricevente. Come dicono gli esperti in questa « svista » del sistema iinfocitarìo c'è forse la prospettiva più promettente in tema di trattamento antirigetto. Un altro problema, oggetto di discussione congressuale, è quello della perfusione e conservazione dell'organo da trapiantare. Per il rene ha acquisito importanza una nuova macchina, di Belzer, capace di conservare il viscere per oltre novanta ore, con la possibilità di registrare la funzionalità dei più importanti parametri renali, sì da offrire al chirurgo la sicurezza di inserire un organo perfettamente funzionante. Angelo Viziano

Persone citate: Barnard, Belzer, Kantrowitz, Soro