Tra divergenze di correnti tutti sono d'accordo sulla necessità di abolire il segreto istruttorio

Tra divergenze di correnti tutti sono d'accordo sulla necessità di abolire il segreto istruttorio Interviste a magistrati sui temi che vengono dibattuti nel congresso Tra divergenze di correnti tutti sono d'accordo sulla necessità di abolire il segreto istruttorio Nicola Serra: "La soluzione dei gravi problemi dell'amministrazione della giustizia è improrogabile" - Armando Olivares: "Divulgare solo notizie acquisite alla fonte" - Carlo Dapelo: "Processo accusatorio, non inquisitorio" - Nicolò Franco: "L'informazione è controllo" La parola ai magistrati. Prima di ascoltare la voce ufficiale dei relatori (compresa quella dei giornalisti) abbiamo chiesto un parere sul tema del congresso « Giustizia e informazione » ad alcuni giudici rappresentanti le varie correnti dell'Associazione. Rispondono il dott. Nicola Serra, procuratore della Repubblica di Firenze, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, di Magistratura indipendente; il dott. Armando Olivares, segretario generale dell'Anni, di Terzo Potere; il giudice di tribunale, sezione del lavoro, dott. Carlo Dapelo, di Impegno Costituzionale; il giudice istruttore dott. Nicolò Franco, di Impegno Costituzionale; il dott. Francesco Marzachì, di Magistratura Indipendente; il dott. Luciano Violante, giudice istruttore, di Magistratura Democratica; il dott. Carmelo Conti, segretario generale di Magistratura Indipendente; il dott. Giuseppe Lumia, uno dei quattro relatori, di Magistratura Indipendente. Serra: « Nel momento in cui le vicende della giustizia interessano sempre più larghi strati dell'opinione pub. blica, orientata e sensibilizzata dalla vivace dialettica degli organi d'informazione, è apparso opportuno al Comitato Direttivo Centrale dell'Associazione di porre in discussione un tema particolarmente impegnativo: quello dei rapporti esistenti tra giustizia e informazione. Oggi, infatti appare finalmente chiara la presa di coscienza della intera opinione pubblica sull'importanza, per una società civile, della realizzazione di una giustizia che soddisfi, per imparzialità e sollecitudine, sulla base dei principi della Carta Costituzionale che ha prefigurato una società pluralistica e pretende la sostanziale eguaglianza di tutti i cittadini; oggi, dopo tanti anni di deludenti attese, si avverte, a tutti i livelli, la necessità di considerare veramente "improrogabile" la soluzione dei gravi problemi attinenti al corretto ed efficiente funzionamento dell'amministrazione della giustizia. «Il dibattito congressuale non potrà essere ristretto ai due principali argomenti riguardanti i confini del diritto di cronaca e di critica ed i limiti imposti al diritto di informazione dal segreto istruttorio, e si estenderà ad altri temi collegati. Ma quello che vorrei sottolineare, per il significato peculiare, è il fatto che al nostro congresso prendano parte, come correlatori, due eminenti giornalisti e che siano stati invitati a parteci¬ parvi molti direttori di quotidiani nonché direttori di numerosi periodici. Si vuole così da un lato aprire il dibattito e dall'altro raggiungere, attraverso un dialogo vivo e fecondo, orientamenti comuni da segnalare ai poteri costituzionali cui spetta la definitiva scelta ». Olivares: «L'Associazione nazionale magistrati che con i suoi 5251 iscritti ben può considerarsi la proiezione politia dell'intero Ordine giudiziario, assolve, col congresso, ad uno dei suoi più qualificati oneri sociali legati all'auspicabile soluzione dei problemi attuali e controversi. L'attualità, in questo caso, è stata ravvisata nel momento storico-formativo di un'opinione pubblica in evoluzione con la crescita del Paese che la magistratura associata accetta come controllo all'attività giurisdizionale pur rendendosi conto che, se scorrettamente orientata (e la responsabilità in questo caso è propria degli organi d'informazione) potrebbe influire sul valore primario dell'indipendenza del giudice, oltre che incidere sulla personalità e la vita privata dei cittadini. «Il diritto democratico dell'informazione, inoltre, in determinati casi, potrebbe contrastare con l'esigenza di tutela della stessa collettività in rapporto al segreto istruttorio — già scalfito da recenti norme processuali quando non dal cosiddetto fenomeno del divismo di qualche magistrato — e rappresentare nella pratica giudiziaria ragione di serio intralcio alle indagini per l'accertamento della verità. In realtà, anche se non può parlarsi di contrasto tra l'ambiente giudiziario e quello giornalistico, l'interesse professionale alla divulgazione del fatto che "fa notizia" o quello politico per influenzare una scelta, non sempre si concilia con i fini di giustizia che non possono essere settoriali. Una questione, come si vede, di limiti e di deontologia professionale che il congresso indubbiamente contribuirà a chiarire se non a risolvere». zia. L'informazione stimola il controllo dell'opinione pubblica e quindi la maggior comprensione dell'attività giurisdizionale con aumento del prestigio e della credibilità della stessa. Molto spesso la critica e l'incomprensione dei provvedimenti del giudice sono dovute all'ignoranza ed alla cattiva informazione». Marzachì: «Felice mi sem- ! bra la scelta del tema con- \ gressuale proprio quale tenta-1 tivo di spiegare ai cittadini, attraverso l'obiettiva attività d'informazione che di questo dibattito certamente i giornalisti daranno, gli esatti termini dei vari aspetti del problema, per tranquillizzare il cittadino stesso, imbarazzato ben più del giornalista o del magistrato quando si accorge, e se ne chiede la ragione, ad esempio, che taluni magistrati giornalmente sui quotidiani o sul video gli fanno ampie relazioni e commenti su procedimenti penali in istruttoria, mentre altri in casi analoghi si mostrano taciturni o evasivi. «Ancor più grande è l'imbarazzo del "non addetto ai lavori", quando sente dire che una nuova legge assicura all'indiziato di un reato la massima riservatezza, imponendo al giudice di avvisarlo, ma con comunicazione in busta chiusa e notificata per posta, e poi si accorge che questa notizia è nella "busta chiusa", ma la legge anche su tutti i giornali, onde il sistema avrà salvato forse il cittadino dalla morbosa curiosità della portinaia, che non legge il giornale, ma non da quella del suo datore di lavoro, attento lettore della cronaca giudiziaria. «Non si può certamente non tener conto della necessità e, sotto certi aspetti, della enorme utilità che la pubblica opinione sia informata anche dei fatti che formano oggetto d'indagine giudiziaria, in una situazione in cui ormai il mantenimento del segreto sullo stato delle indagini stesse appare del tutto inutile e spesso anche ridicolo, ma non si può neppure dimenticare come in taluni casi, fortunatamente pochi, soprattutto nella fase iniziale dell'indagine del giudice, l'immediata divulgazione di certe notizie potrebbe riuscire dannosa al buon esito delle indagini stesse, specie nel settore della repressione criminale, con danno, in fin dei conti, della collettività, onde in tali casi dovrà darsi prevalenza alla riservatezza». Violante: «Alla magistratura è stato demandato negli ultimi quattro anni il compito d'intervenire su alcuni grossi nodi politici del Paese. L'inquinamento, le intercettazioni telefoniche, il neofascismo, la tutela del potere d'acquisto della moneta, l'occupazione degli alloggi, la rivolta nelle carceri, l'individuazione delle cause nelle recenti infezioni coleriche hanno costituito e costituiscono altrettanti campi privilegiati per l'azione del giudice che si è trovato nell'occhio del tifone, al centro dell'attenzione del Paese, oggetto di precise istanze politiche e sociali. «Bisogna subito precisare che questo è un fatto profondamente negativo; il prevalere dell'attività del potere giudiziario rispetto agli altri poteri dello Stato è il segno non equivoco di gravi inadempienze politiche, della mancata risoluzione di nodi fondamentali della vita dello Stato da parte di chi è istituzionalmente titolare di questo compito; fa parte, direi, della patologia costituzionale ed è un aspetto della crisi del nostro Stato. Peraltro tale situazione accresce l'interesse per l'azione della magistratura e quindi potenzia l'esigenza del cittadino di essere informato sulle singole operazioni giudiziarie. Importanti e clamorosi processi, inoltre, sono iniziati proprio in seguito alla pubblicazione di notizie o di servisi giornalistici. «I due problemi di maggior peso attengono ai limiti del diritto di cronaca ed alla critica dei provvedimenti del giudice. Nella nostra legislazione esistono numerosi limiti penali al diritto di cronaca, dal vilipendio al segreto istruttorio. Il primo costituisce il frutto inequivoco di una concezione autoritaria dello Stato, nella quale le istituzioni guadagnano il proprio prestigio non misurandosi concretamente sui problemi reali ma reprimendo ogni valutazione critica del proprio operato. Il secondo è frutto anche di conseguenti scelte economiche: non si provvede il giudice dei mezzi tecnici che gli sono necessari ma si velano le sue indagini con il segreto offrendogli la possibilità di recuperare nei confronti delle persone inquisite sul piano della riservatezza il proprio handicap funzionale ■ organizzativo.

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