Una battaglia persa per colpa dei dialetti

Una battaglia persa per colpa dei dialetti CRONACA DELLA TELEVISIONE Una battaglia persa per colpa dei dialetti Esordio di "Parlare, leggere, scrivere", programma sulla difficile formazione della nostra lingua - L'originale ambientazione del giallo di Argento "Il tram" Ha preso il via ieri sul «nazionale » un programma in cinque puntate Parlare, leggere, scrivere che porta come sottotitolo « Vicende della lingua italiana» a cura di Tullio De Mauro, Umberto Eco, Fiero Nelli con la collaborazione di Enzo Siciliano. Ci rendiamo conto: le «Vicende della lingua italiana», ieri sera, avranno attirato un pubblico non foltissimo. Molti si saranno detti « Dev'essere una lezione... un documentario di alta cultura... roba barbosissima... scappa, scappa » e si saranno riversati sul secondo canale a vedere Il temerario con Robert Mitchum, Susan Hayward e Arthur Kennedy, una storia con l'eterno triangolo lui-lei-l'altro ambientata nel pittoresco e brutale mondo del rodeo e diretta con abile e convenzionale mestiere da Nicholas Bay. Ma noi vogliamo dare alcune notizie rassicuranti a chi non ha visto Parlare, leggere, scrivere. Almeno nel debutto, il programma non è stato affatto una pedante lezione di linguistica. La storia della formazione dei dialetti in Italia e della faticosa, lenta e ancora lontana conquista di una lingua, per anni e anni usata solo dai letterati, da una ristretta cerchia borghese e dai centri di potere, è stata narrata, per ora nelle sue premesse, in tono per nulla professorale: un discorso ampio e articolato che abbracciava, oltre la storia della lingua, la vera e propria storia d'Italia vista attraverso l'ottica della sociologia, e che continuamente si trasferiva dal passato all'attualità della cronaca dei nostri giorni. Si sentiva che il regista Piero Nelli aveva dietro di sé un'attività non solo di documentari ma anche di film a soggetto (ebbe un eccellente esordio nel 1952 con « La pattuglia sperduta », pellicola risorgimentale acuta e anticonformista). Anche in questa prima puntata di Parlare, leggere, scrivere c'è il Risorgimento: con rapida efficacia Nelli rievoca un episodio della battaglia di Custoza, nel giugno del 1866, che mostra come tre soldati pugliesi, che non sapevano esprimersi in italiano, furono scambiati per disertori e traditori da un ufficiale che a sua volta parlava esclusivamente in un dialetto piemontese - lombardo: incomprensione che si ripete oggi, in forme talora drammatiche e inquietanti, per lo spostamento di grandi masse dal Sud al Nord dell'Italia. Ripetiamo, la trasmissione è tutt'altro che noiosa: anzi, è svelta, scorrevole, piena di informazioni, ha una certa presa persino spettacolare, è profonda ma brillante (si avverte la presenza di Eco) pur facendo riflettere anche il pubblico meno disposto e meno preparato sui gravi guai — chiamiamoli guai — di ordino socio-politico che la mancanza di una unità di lingua ha provocato (in questo senso è caduta estremamente a proposito l'osservazione ammonitrice tratta dai « Quaderni » di Antonio Gramsci). * ★ Un passo indietro e torniamo alla serata di martedì. Cominciamo col giallo della serie di Dario Argento. Stavolta l'annunciatrice ha avvertito che « per alcune scene e per il clima di tensione », il telefilm era riservato ad un « pubblico adulto e comunque non facilmente impressionabile». La Rai ha fatto benissimo e le persone « facilmente impressionabili » hanno trovato sul « secondo » l'alternativa delle farse venete. I ragazzi invece — da quel che abbiamo sentito e capito — sono rimasti fermi sul « nazionale »: Dario Argento sta diventando un loro beniamino. Com'era II tram1} A nostro parere, siamo scesi rispetto a « Il vicino di casa »: di non molto, ma siamo scesi. Il telefilm della settimana scorsa era esemplare per il clima di suspense che si creava già nelle prime sequenze e che aumentava con un crescendo impressionante e irresistibile... in più c'era l'astuzia di aver messo come protagonisti persone molto comuni, due sposini con il loro bambinetto in culla... niente indagini, niente polizia, gli elementi risolutori erano il pianto del neonato e l'energico intervento di due camionisti. Qua invece la struttura era più tradizionale: l'assassinio, l'inchiesta del commissr.rio, la constatazione di fatti decisivi, la scoperta dell'omicida, l'arrivo in extremis dei salvatori con il fanalino in cui il maresciallo fa la spiegazione e il commissario, ferito, fasciato e assistito dalla procace fidanzata, si esibisce in un superfluo predicozzo para-moralistico... Il congegno era meno diabolico, la suspense tarda¬ va un po' a scattare ed esplodeva compiutamente solo nella sequenza magistrale del deposito tranviario. Tuttavia si sono posti in evidenza (merito di Dario Argento, soggettista e sceneggiatore, oltre che supervisore, e merito del giovane regista Sirio Bernadotte) due fattori positivi: primo, l'originalità del luogo del delitto, ossia un tram dell'ultima corsa notturna, e bisogna dire che tra il gioco delle luci, 10 sferragliare, i cigolìi, il soffio delle porte che si aprivano e si chiudevano, il luccicare dei tubi metallici, i riflessi dei vetri ecc. ecc. il tram finiva con l'assumere un aspetto minaccioso, opprimente, sinistro... secondo, 11 fatto che un commissario italiano — si noti: italiano — sbagli, riconosca di aver sbagliato e riapra le indagi¬ ni per cancellare l'errore e salvare un innocente che in tribunale gli aveva dato della carogna... Della scena nel deposito abbiamo detto; un'altra scena che ci è piaciuta è stata quella dell'interrogatorio, insinuante e «stringente» per far dire all'accusato quello che non vuole e non può dire. Quanto alla trasmissione seguente, Andante ma non troppo, ci sembra che si confermi una nobilissima, ma talora un po' troppo austera, arringa in favore dell'educazione musicale in Italia. * ★ Stasera settimo capitolo di Tragico '43 dedicato ai militari italiani deportati in Germania. Sull'altro canale Io e... (Bruno Zevi e SantTvo alla Sapienza in Roma) e una rassegna di canzonette. u. bz.

Luoghi citati: Germania, Italia, Roma