Counsilman
Counsilman Counsilman Il famoso "coach" statunitense, tecnico dell'Indiana University, spiega la sensibile differenza di fatica fra nuoto e atletica leggera Doc Counsilman è uno dei • santoni » del nuoto mondiale. Americano, capo tecnico della famosa squadra dell'Indiana University, dalla sua scuola sono usciti campioni e primatisti mondiali a decine. Soltanto nella squadra statunitense presente a Belgrado, Counsilman aveva molti degli atleti più forti: Stamm, Kinsella, Murphy, Nasch, Taylor e Montgomery, Il nuovo asso dello sprint sono suol allievi. Alto, abbronzato, molto gentile accetta volentieri di parlare e si appassiona all'argomento. — Qua! è la sua opinione su questi campionati? « E' stato uno spettacolo impressionante. Abbiamo assistito a progressi eccezionali che confermano come II nuoto sia in continuo movimento. Ci sono atleti straordinari che compiono imprese strabilianti ». — A suo avviso, quali sono le ragioni di questo sviluppo che non ha riscontro in altri sport? ■ Molte ragioni. La prima a mio giudizio è data dai sistemi d'allenamento. Cioè tipo di preparazione e anche d'alimentazione. Ci sono atleti che ormai si dedicano completamente a questo sport. Dedichiamo motta cura a questi ragazzi sin dalla più giovane età, quattro o cinque anni. In altri tempi ciò non era nemmeno pensabile. Bisogna anche considerare che da noi in America molti giovani fanno del nuoto l'occupazione della loro vita. In altri sport gli atleti fanno soltanto dello sport — Quali sono I limiti del progresso del nuoto? • Difficile dire. Penso che per i prossimi cinque anni non si andrà sotto i 15 minuti sui 1500 stile libero e sotto i 50" sui 100 ». — Perché nell'atletica slamo vicini a limiti invalicabili, mentre nel nuoto si può sempre andare oltre al record mondiali? • Il nuoto è uno sport ed uno sforzo completamente diverso. Si nuota in stato di imponderabilità. Si nuota distesi, con un'escursione sanguigna di circa 20 centimetri contro quella media di 1 metro e 800 necessaria per gareggiare in piedi. In atletica c'è la gravità da vincere, per cui lo sforzo intossica prima i muscoli e diventa più difficile l'ossigenazione e il recupero ».
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