Il "quadro" è mutato di Renato Cantoni

Il "quadro" è mutato Il "quadro" è mutato In questi giorni ha avuto inizio un'intensissima attività internazionale, sia in campo economico-commerciale, sia in campo monetario. A Tokio ha preso le mosse il Nixon Round, cioè una riunione generale straordinaria del Gatt (organizzazione internazionale, con sede a Ginevra, che coordina le tariffe doganali). Scopo del Nixon Round è un maggior avvicinamento tra le tesi di Stati Uniti, Mec, Giappone e Paesi del Terzo Mondo sul dibattuto terna dei tassi, dei protezionismi, dei favoritismi che sono alla base delle accanite dispute che hanno avvelenato per anni i rapporti commerciali fra gli Stati Uniti da una parte e il Mercato comune europeo e il Giappone dall'altra. Fino a qualche mese fa gli Usa annettevano importanza primaria al successo del Nixon Round, che doveva creare le premesse per una riforma di fondo del sistema monetario internazionale, frantumato a Ferragosto del 1971 con la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro. Col passare del tempo, però, molte cose sono mutate, l'equilibrio dei prezzi delle derrate agricole e delle materie prime si è rotto e non si può più parlare dell'eccezionale importanza dei dazi e delle restrizioni all'importazione per risolvere l'intera questione degli scambi di molte merci e per il riequilibrio della bilancia dei pagamenti Usa. Il fortissimo rincaro dei prodotti alimentari e la scarsità di alcuni di essi hanno provocato delle vere e proprie inversioni di tendenza e delle situazioni paradossali, come il divieto, sia pure temporaneo, d'esportare soia dagli Stati Uniti e le urgenti importazioni di grano tenero in Italia. Per di più, a Tokio non è prevista alcuna discussione sull'argomento che domina la scena economica internazionale, e cioè quello delle fonti d'energia, con il petrolio in prima linea. Intanto, a cominciare dal 21 settembre, si avrà a Nairobi l'annuale assemblea del Fondo monetario internazionale, con il suo corollario di riunioni e di assemblee per altri enti internazionali come la Banca Mondiale, l'Ida (che è un'istituzione creata al fine di aiutare i Paesi meno sviluppati) ecc. Un'assise plenaria di oltre 120 Stati non assume alcuna pratica importanza se non è preceduta da un proficuo lavoro di comitati ristretti per mettere a punto progetti e riforme che poi vengono pubblicamente discussi e approvati. E' per questo che il «Gruppo dei venti» (appositamente costituito l'anno scorso per studiare e preparare i piani di riforma del sistema monetario e composto da un numero di Paesi ridotto ma rappresentativamente sufficiente per raggiungere — se d'accordo — lo scopo prefisso) ha riunito i suoi esperti nei giorni scorsi a Parigi. Purtroppo i risultati non sono stati molto promettenti. Se da una parte si sono avute le solite dichiarazioni di buona volontà e di sincera collaborazione, dall'altra è parso evidente che le tesi degli Usa sono ancora assai distanti da quelle dell'Europa e del Giappone. Chi ne fa ingiustamente le spese è il Terzo Mondo, che vede accrescere, anziché diminuire, il divario che lo separa dai Paesi maggiormente industrializzati. La riunione dei governatori delle principali banche di emissione, tenuta come di consueto a Basilea all'inizio di questa setti¬ mana, non ha sortito nulla di nuovo che possa rischiarare il panorama monetario: anzi, ha confermato che altre nubi stazionano minacciose all'orizzonte. La debolezza della sterlina e l'inasprimento dei tassi d'interesse non lasciano presagire nulla di confortante e indicano che la «guerra delle monete» è tutt'altro che debellata. Anche a Nairobi, perciò, viene dato per scontato un risultato interlocutorio. Non si tratta più, ormai, di puntare l'obiettivo sul cronico deficit della bilancia dei pagamenti Usa, ma occorre allargare il campo d'osservazione. Ora l'inflazione dilaga dappertutto, provocando danni incalcolabili e preoccupazioni per l'avvenire di molti Paesi. Eccessivo tecnicismo e incredibile miopia hanno impedito che i problemi di fondo che angustiano lo sviluppo del mondo occidentale venissero individuati, combattuti e risolti col minimo di sacrifici. Ora è chiaro a tutti che la crisi del sistema monetario internazionale non è la causa ma l'effetto di un disordine politico, sociale ed economico che deve essere prontamente affrontato e debellato, e questo non è compito dei tecnici, ma dei politici. Renato Cantoni

Persone citate: Gatt, Nixon Round