Allende rovesciato dai militari con un fulmineo colpo di Stato di Livio Zanotti

Allende rovesciato dai militari con un fulmineo colpo di Stato Ore drammatiche in Cile, si teme una guerra interna Allende rovesciato dai militari con un fulmineo colpo di Stato All'alba insorge l'incrociatore "Numero Uno" nella rada di Valparaiso: subito si affiancano i comandanti delle tre forze armate e dei "carabineros" Brutale ultimatum al Presidente, chiuso nella Casa della Moneda, poi il palazzo è bombardato dagli aerei - Attende tenta di resistere, invita il popolo a prendere le armi; la Giunta proclama lo stato d'assedio, chiude gli aeroporti, perquisisce le sedi dei partiti, ordina arresti - Quindi la resa di Attende (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, 11 settembre. Un fulmineo colpo di Stato si è avuto questa mattina nel Cile. I comandanti in capo dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica militare e dei « Carabineros » hanno costituito una giunta proclamatasi « Governo militare di liberazione nazionale » e hanno dichiarato decaduto il presidente Allende. Questi, chiuso nel Palazzo della Moneda a Santiago, ha tentato di resistere; più tardi, bombardato pesantemente dall'aviazione (e secondo alcune voci, ferito) si sarebbe arreso. In tutto il Paese è stato proclamato lo stato d'assedio. In parecchie località, secondo voci incontrollabili data l'interruzione delle comunicazioni, si combatterebbe fra militari (sembra che quasi tutti i reparti abbiano aderito al «golpe») e formazioni operaie. Non è quindi ancora possibile dire se il colpo di Stato sia destinato a portare ad una vera guerra civile o se invece la Giunta riuscirà ad affermare la sua autorità in tutto il Paese senza incontrare seria resistenza da parte delle forze politiche d'« TJnidad copular > (le principali erano i comunisti e i socialisti) che sostenevano il presidente Allende. Poco prima della notizia della resa di Allende (diramata da radio Santiago alle 20,15 italiane) informazioni frammentarie parlavano di combattimenti nelle strade della capitale. Forze leali al governo costituzionale tentavano di resistere al « golpe » militare. Cacciabombardieri in picchiata mitragliavano il centro della capitale e spara- vano bordate di razzi contro il palazzo della Moneda, al cui interno erano asserragliati Salvador Allende e la sua guardia personale. L'ala dell'edificio coloniale che sì affaccia sulla « Plaza Constitución », di fronte all'elegante Hotel Carrera, era in fiamme. Una bomba ha appena centrato l'emittente socialista « Radio Corporación », riducendola al silenzio. Un attentato dinamitardo ha fatto saltare la torre della impresa nazionale delle telecomunicazioni, a poche centinaia di metri dal ministero della Difesa, sulla Alameda Bernardo O'Higgins. Il segnale della rivolta l'ha dato la Marina da guerra. All'alba l'incrociatore denominato numero uno, alla fonda davanti al porto di Valparaiso, ha lanciato un appello radio a tutte le unità delle forze armate cilene invitandole a sollevarsi contro il governo popolare. Da bordo della nave, il comando di squadra ha annunciato che il porto di Valparaiso, che serve la capitale Santiago, era bloccato e sotto assoluto controllo dei fanti di marina. Pochi istanti più tardi, dalla base aerea di El Bosque ha preso il volo una squadriglia di caccia reattori. Uno dei velivoli ha puntato sugli impian¬ ti radio dell'emittente Corporación, di proprietà del partito socialista, contro la quale ha esploso numerose raffiche di mitraglia. Le ha udite distintamente chi in quel momento era in ascolto: radio Corporación stava trasmettendo ripetuti appelli alla resistenza, lo stesso presidente della Repubblica chiamava i lavoratori ad occupare le fabbriche. Alle otto e trenta (in Italia le quattordici e trenta), la radio Agricoltura del partito Nacional, di destra, rompe il collegamento con tutte le altre emittenti del Paese ordinato dal governo e diffonde un comunicato militare. Si è costituita una Giunta dei comandanti in capo delle tre armi: la compongono il generale Augusto Pinochet Ugarte, per l'esercito, il viceammiraglio Jose Toribio Merino, per la Marina, il generale Gustavo Leigh Guzman, per l'Aeronautica, e il generale dei carabinieri Cesar Mendoza Guzman. La giunta ha ordinato a tutte le truppe di restare consegnate nelle caserme e chiede che Salvador Allende si dimetta. Il rombo degli aerei da caccia che solcano a volo radente il cielo di Santiago scuote adesso gli edifici del centro. Allende è giunto al palazzo della Moneda scortato da sessanta uomini della sua guardia personale. Dall'ufficio presidenziale scende nel cortile sul quale si affaccia la sala stampa stracolma di giornalisti. Una équipe tecnica di radio Corporación vi ha allestito una stazione trasmittente di emergenza. Attraverso di essa Allende si rivolge alla popolazione: « Sto al mio posto di lavoro e ci resto, contro qualsiasi manovra sediziosa. Lavoratori, pronti alla resistenza ». La situazione è confusa. Mentre Allende parla, contingenti dei « Carabineros » apparentemente fedeli al governo chiudono in un cerchio impenetrabile tutto il centro della capitale, dove sono il palazzo della Moneda e i ministeri principali. Ormai possono transitare per le strade, pattugliate dalle automobili della polizia, soltanto i funzionari di governo ai quali vengono chiesti i documenti di identificazione ogni cento metri. In numerose fabbriche del « cordone industriale » Violina Makenna, militanti del partido socialista distribuiscono armi agli operai. Nella fabbrica « Lanera Nacional » squadre di lavoratori armano rudimentali bazooka, costruiti sul modello dì quelli usati dai guerriglieri vietcong. Lungo la Gran Avenida, che attraversa il comune di San Miguel, cominciano a formarsi fitte colonne di camion, taxi e trattori. La mobilitazione è intensa. Ma nessuno sembra in grado di decidere che cosa fare nell'immediato Poco prima delle 11, la giunta militare diffonde un « bando numero cinque »: «Annunciamo al popolo del Cile che le Forze Armate hanno destituito il presidente della Repubblica Salvador Allende, per impedire lo svilupo del caos e ristabilire la moralità civile ed economica. La popolazione deve restare in casa, ad evitare malintesi e maggiori mali al Paese ». Il «golpe» stavolta sembra avere conquistato la grande maggioranza se non la totalità dei corpi armati dello Stato. Tuttavia, vi sono segni di dissensi. A Concepción, nel Sud cileno, un reggimento di fanteria non risponderebbe agli ordini degli ufficiali « golpisti ». Nella giù *n che si è autoproclamata rappresentante di tutte le forze armate mancano l'ammiraglio Raul Monterò, fino a ieri comandante in capo della Marina, e il generale dei carabinieri Mario Sepulveda, che si riteneva tuttora alla guida dell'Arma. E' possibile che per una considerazione di tipo etico-professionale Monterò e Sepulveda, come gli altri alti ufficiali compromessi con il governo, abbiano decìso di ritirarsi appena informati della sollevazione. Il dramma cileno è comunque giunto all'ultimo atto. Gli ufficiali golpisti non possono e non vogliono tornare indietro. « Abbiamo il sostegno della grande maggioranza della popolazione, che ripudia il marxismo. Contro la fame e la miseria, contro i mercenari marxisti che stavano assassinando il nostro popolo siamo decisi a combattere fino alla fine », dichiara un proclama firmato « Movimento militare di liberazione ». Ad Antofagasta, nel Nord, sarebbero già state sostituite le autorità del governo legìttimo con personalità politiche dei partiti d'opposizione che si sono insediate nel municipio, protette da forti contingenti militari. E' l'ultima notizia, peraltro incerta, che giunge da Santiago. Tutte le comunicazioni vengono interrotte d'improvviso a metà mattinata. I telefoni, il telex, le radio non riescono più a trasmettere sulla lunga distanza. Un reparto di genieri del reggimento «Bulnes» avrebbe conquistato senza sparare un colpo il controllo delle cen¬ trali elettriche in tutte le province del Cile Centrale. Poco prima di sospendere le emissioni radio, la trasmittente Agricoltura ha avvertito le donne che si trovano all'interno del Palazzo della Moneda e nei ministeri, che avevano tre minuti di tempo per allontanarsi dai rispettivi posti di lavoro, scaduto il termine, la Giunta militare dichiarava di non poter rispondere della loro incolumità. Nondimeno sembra che nessuno si sia allontanato dalla zona, che continua ad essere circondata dai « Carabineros ». Circondato è anche l'aeroporto di Pudahuel, al Livio Zanotti (Continua a pagina 2 in seconda colonna) ^^^^^^^^^^^^^^^^ Santiago. Camion militari della guarnigione della capitale, fotografati ieri davanti al palazzo presidenziale (Tel. Upi) Salvador Allende