No alla marcia (e agli ultimi veri dilettanti)

No alla marcia (e agli ultimi veri dilettanti) Alle Olimpiadi No alla marcia (e agli ultimi veri dilettanti) (l.p.) Ad Edimburgo, nei giorni della Coppa Europa, si è riunito il « consiglio » della Federazione internazionale di atletica leggera. Fra le varie decisioni prese, una merita di essere sottolineata: per sfoltire il programma dell'atletica alle Olimpiadi, è stato deciso di abolire la marcia dai Giochi, a partire dal 1980. Proprio mentre si preoccupava (in un altro punto all'o.d.g.) del cresecnte professionismo, il « consiglio » dell'laaf ha così eliminato dalla scena olimpica gli ultimi, veri, dilettanti dell'atletica, togliendo dal programma della manifestazione una delle gare che più appassionano le folle. E' vero che la marcia è « scomoda », richiede una organizzazione ponderosa, e che soprattutto non è riuscita a darsi dei regolamenti efficaci (sempre più facile vedere un atleta che « corre » vincere una competizione, anche a livello olimpico, specie se si batte in casa), ma l'eliminazione dalla scena olimpica non farà altro che uccidere uno sport popolare, i cui praticanti si reggono soprattutto sul miraggio del « grande giorno ». Resteranno i campionati nazionali, gli <i europei », ma forse l'laaf ha commesso uno sbaglio tattico. I Giochi del 1980 si svolgeranno a Mosca; accerteranno i sovietici di veder togliere dal programma, uno sport che ha molto seguito nel Paese?

Luoghi citati: Edimburgo, Europa, Mosca