Il mistero dei due "antiquari,, scomparsi: un racket dell'arte? di Fabrizio Carbone

Il mistero dei due "antiquari,, scomparsi: un racket dell'arte? Un "giallo,, in un triangolo; Torino, Genova e Taranto Il mistero dei due "antiquari,, scomparsi: un racket dell'arte? Mancano da 15 giorni, la loro auto trovata carbonizzata sull'Autostrada del Sole - Si fa l'ipotesi del rapimento, ma non si esclude quella dell'uccisione - Forse trasportavano oggetti (o droga) per un "boss" piemontese e un altro in Puglia - In Liguria i contatti con la "mala" francese (Dal nostro corrispondente) Roma, 10 settembre. Due commercianti romani, scomparsi da 14 giorni, e la loro auto, trovata carbonizzata a 23 chilometri da Roma, non lontano dallo svincolo dell'«Autosole » di San Cesareo: così nasce un « giallo » scottante e la relativa inchiesta dei carabinieri. La denuncia dei familiari arriva con ritardo e il meccanismo stenta a mettersi in moto. Poi i primi fatti: un uomo che parlò con Roberto Medici e Ferdinando Matteucci; un altro che li vide cenare in un ristorante il 30 agosto, molti giorni dopo la loro scomparsa e 24 ore dopo che la «Ford Taunus » dei rivenditori di « antiquariato», con banco fisso al mercato di Porta Portese, fu rinvenuta da una pattuglia di servizio. Vengono segnati sulla carta geografica d'Italia tre punti neri: Torino, Genova e Taranto, un triangolo allungato che dovrebbe racchiudere la soluzione del mistero. Un « boss» della capitale piemontese e un secondo in Puglia; la città ligure è il punto di contatto con la mafia marsigliese e còrsa. Torino è la centrale da dove partono gli ordini: nel Sud avviene l'incetta di vasi antichi: il viaggio all'estero, esportazione clandestina d'oggetti d'arte, copre un traffico di droga? Non si esclude — i carabinieri dicono che la pista da seguire è complessa — il traffico d'armi. E nelle tre città ci deve essere almeno una persona che conosce la fine capitata ai due romani. L'ipotesi del rapimento è per gli investigatori quella più vicina alla realtà; la più pessimistica è duplice omicidio. Non per rubare al Medici e al Matteucci i dieci milioni con cui viaggiavano, ma per eliminare forse due figure scomode di un «racket» che funzionava bene, fino all'ultima settimana di agosto. I due romani vendono oggetti d'arte al mercato di Trastevere; si spostano settimanalmente verso Sud. Prima del loro ultimo viaggio sembrano tranquilli: alle mogli dicono che torneranno nel giro di due, tre giorni. Cala il silenzio. C'è la denuncia di scomparsa. Si trova l'auto senza alcuna possibilità di rinvenire impronte, materiale, prove. Le indagini partono da Taranto e c'è la convinzione che per i commercianti è stata messa in moto una trappola mortale: qualcuno li ha attirati laggiù e li ha convinti. Nel capoluogo pugliese si reca una squadra del nucleo investigativo che incontra un « boss » della malavita locale. Matteucci e Medici erano nella sua zona, la sera del 30 agosto. E' una dichiarazione importante che deve essere confermata perché i carabinieri non si fidano di questa testimonianza. E' stata prefabbricata per sviare la macchina della giustizia? Sono le mezze parole dei tarantini che fanno scattare la seconda parte della ricerca, a Genova. I carabinieri sembrano convinti che l'organizzazione sia legata alle bande dei corsi e dei marsigliesi che fanno capo al porto ligure. I « cocci » antichi, fonte primaria per i pugliesi, qui sono solo copertura al vero lavoro. Così si risale a Torino: c'è un « terzo uomo », oriundo pugliese che accompagnò i romani nel viaggio, a Napoli, origine di tutti i guai. A Napoli i tre dovevano fare buoni affari e rientrare a Roma. Ma c'è stata una rotella del meccanismo che si è inceppata: da Napoli a Taranto. Perché? L'oriundo pugliese è sparito. Era il braccio destro di un «boss» torinese, interrogato dal capitano dei carabinieri Cornacchia, alcuni giorni fa. Secondo il racconto di questo personaggio il 27 agosto il suo uomo partì, dicendo che sarebbe tornato in tre giorni. Tornò invece dopo una settimana. Quando i carabinieri gli chiesero sue notizie, il «boss» andò a trovarlo. Troppo tardi. Rintracciarlo è estremamente utile alle indagini. E' l'unica persona in grado di ricostruire le ultime mosse di Roberto Medici e Ferdinando Matteucci. Per i carabinieri è una vicenda importante: dalla scomparsa di due sconosciuti in¬ censurati, con un lavoro apparentemente modesto ma redditizio, si può tentare di risalire a un clan di banditi pericolosi. Fabrizio Carbone Roma. Roberto Medici e Ferdinando Matteucci (Tel. Ansa)

Persone citate: Cornacchia, Ferdinando Matteucci, Matteucci, Roberto Medici