Facchino di Volletri contagiato: maneggiava frutta proveniente da Napoli di Piero Cerati

Facchino di Volletri contagiato: maneggiava frutta proveniente da Napoli Facchino di Volletri contagiato: maneggiava frutta proveniente da Napoli (Dal nostro corrispondente) Napoli, 10 settembre. Un altro morto a Napoli. E' Aniello Chiarello, 60 anni, pescatore di Marechiaro. E' stato trasportato la notte scorsa al «Cotugno» sofferente di gastroenterite acuta. Nel giro di due ore è stato stroncato da collasso cardiocircolatorio. I medici sostengono che il decesso è da attribuire ad un infarto e non al vibrione colerico. I ricoverati sono saliti complessivamente a 604, di cui 105 sono i contagiati dall'infezione colerica. Le analisi negative sono 454; i dimessi circa duecento. La situazione è sotto controllo ma è entrata in una i'ase molto delicata e l'epidemia è motivo di apprensione. La flessione continua dei ricoveri si è fermata di colpo; la media giornaliera stabilizzata. Sono 20-25 le persone che ogni giorno affluiscono nell'ospedale contumaciale con i sintomi del male e la percentuale dei casi positivi oscilla sul 30 per cento. Le prospettive di debellare definitivamente il morbo in un arco di tempo ragionevole in base agli indici dell'ultima ora sembrano allontanarsi. Vi è il pericolo — e le autorità sanitarie non lo nascondono — che il colera diventi nella nostra regione, un'infezione strisciante pronta ad esplodere con focolai disseminati un po' dovunque ad ogni stagione estiva. Ad alimentare un certo pessimismo è l'atteggiamento contraddittorio dei napoletani, per cui si assiste ad episodi sconcertanti che suscitano fondate perplessità. In alcuni momenti minacciano di dar fuoco alle case di sospetti colerosi, in altri — vuoi per uno spagnolesco senso dell'esibizionismo o per assurda propensione al pericolo — sfidano il rischio del contagio. Ieri, domenica, le autorità sanitarie hanno avuto la misura di questo allentamento, della smobilitazione psicologica della grande paura. Molti napoletani hanno mangiato frutti di mare, pagandoli al mercato nero mille lire al chilogrammo, sfidando divieti ed esortazioni. Qualcuno ha fatto di più: s'è tuffato nelle acque inquinate del litorale. Inoltre sono comparsi per strada i carrettini degli ambulanti di carne cotta, sorbetti e taralli. «La gente non collabora più — dice l'assessore all'igiene e sanità del Comune, Picardi — è stata presa dall'euforia. Crede che il colera sia finito. Non si rende conto che deve difendersi oggi come ieri ». Tra i ricoverati del «Cotugno» nelle ultime ore vi sarebbero persone che si sono sottoposte alla vaccinazione; altri invece giunti in condizioni disperate per aver ceduto alla tentazione delle cozze. E' il caso di Vincenzo Palumbo, 39 anni, fornaio, padre di sei figli. La famiglia risiede al vico Luna, a Torre Annunziata, un quartiere fatiscente e depresso. Colto da inarrestabili coliche, per alcuni giorni ha cercato di sconfiggere l'infezione da solo; poi la moglie, avvilita, ha telefonato di nascosto al «Cotugno», invocando l'invio di un'autoambulanza. Le autorità hanno deciso di sospendere i festeggiamenti pubblici in onore di S. Gennaro in programma per il 19 e 20 settembre. I venditori ambulanti e i «cozzicari» oggi, avvertendo che intorno a loro da parte della popolazione si era creato un clima meno ostile, hanno inscenato manifestazioni di protesta. Hanno scoperchiato i tombini della rete fognaria al borgo marinaro, a Santa Lucia, e sul lungomare, ammorbato l'aria con irrespirabili miasmi. «Qua c'è il colera — hanno gridato esasperati — negli scoli delle acque sotterranee e non nei nostri vivai. Ci hanno rovinato per nulla...». Una dimostrazione che ancora una volta ha messo in pericolo l'incolumità della salute pubblica. Vi sono stati anche blocchi stradali, tentativi di dar fuoco a barche e vecchi copertoni d'auto in via Nazario Sauro, trasportati al centro della carreggiata sul lungomare. La dimostrazione è proseguita con urla e scene con donne scarmigliate piangenti sotto l'edificio della Regione. Le autorità amministrative, ritenute responsabili di non aver provveduto a risanare le acque del golfo e alla costruzione della vasca di depurazione per i mitili, sono state accolte con ingiurie. Adriaco Luise Genova. Venticinque quintali di pesce fresco sono stati distribuiti gratis da 80 pescherie della città. L'iniziativa lanciata dai commercianti per vincere la «psicosi del colera», che ha messo in crisi il settore, ha avuto successo. Dettaglianti e pescatori sperano che la situazione torni alla normalità, confidando anche nei ripetuti richiami delle autorità sanitarie, secondo le quali il pesce non costituisce alcun pericolo di contagio (Tel. Ansa) (Dal nostro inviato speciale) Bari, 10 settembre. Le prime quattro persone guarite dal colera sono state dimesse oggi dagli ospedali di Bari. Domani, altre due lasceranno il Policlinico. Lo ha annunciato il professor Schiraldi, direttore del reparto infettivi. «La decisione è stata presa — ha spiegato — dopo l'accertamento sulle condizioni attuali dei pazienti e d'accordo con la direzione sanitaria». I ricoveri per gastroenterite acuta sono stati oggi quattordici; i nuovi casi di colera accertati (degenti negli ospedali) cinque, tutti nella provincia di Bari. Il professor Grosso, direttore dell'Istituto di Igiene dell'Università, ha sottolineato la necessità e l'urgenza di intensificare, in questo delicato momento, le misure profilattiche per scongiurare una eventuale ripresa dell'infezione colerica. A Bari, Bisceglie e Molfetta, è cominciata stamane la seconda vaccinazione (il «richiamo»), che consente un'immunizzazione per sei mesi. Nel capoluogo, gli ambulatori per accogliere il pubblico sono sedici: in nessuno vi è stata ressa. Tre «centri-nido» sono in funzione per vaccinare i bambini da sei mesi a due anni di età. Squadre comunali pronte ad intervenire su segnalazione di casi sospetti di infezione colerica, sono state organizzate a Foggia e a Bari. A Taranto è cominciata la distruzione dei vivai di mitili nel Mar Piccolo. Per domani mattina è stata convocata a Bari la commissione sanitaria della Regione Puglia, mentre la Giunta ha esminato oggi il problema dei piccoli commercianti, in grave crisi come altre categorie a causa delle restrizioni imposte alle vendite di certi prodotti per motivi di igiene e di profilassi. Questa mattina, i venditori ambulanti di chincaglieria e merci varie (non commestibili) hanno bloccato con gli automezzi il traffico davanti alla prefettura. Alcuni hanno costretto un grande magazzino a chiudere per un'ora e mezzo. «JVoi non possiamo lavorare per motivi dì igiene — ha detto uno dei delegati, Giuseppina Petruzzelli — ma i supermarket, dove la gente si affolla con pericolo di contagio, continuano le vendite normalmente. Siamo cacciati via da ogni paese quando sanno che veniamo da Bari. Continuiamo a pagare le tasse, le imposte come prima senza poter lavorare». Sono circa cinquecento i i venditori ambulanti di chincaglierie che operano nel circondario di Bari. Nel capoluogo si svolgono sei grossi mercati alla settimana: tre in città e tre nelle frazioni. La categoria è in fermento; molti hanno le cambiali che scadono e da dieci giorni non riescono a incassare una lira; la crisi si ripercuote su altri rami dell'economia: sui grossisti di maglie, di biancheria e di altri generi si abbigliamento. «Nessuno interviene a proibire il mercatino dei contrabbandieri di radio, giradischi, mangianastri e sigarette — ha detto un ambulante — noi invece facciamo quaranta chilometri per recarci nei paesi, quindi torniamo senza aver potuto lavorare ». Una delegazione, con i sindacalisti Cisl, Cgil e Uil, è stata ricevuta dal sindaco, avvocato Vernola. Entro domattina saranno prese decisioni per i mercati, dopo aver sentito il parere dei sindaci della provincia e della commissione sanitaria. Il problema dei mercati è di difficile soluzione. Il comune sostiene che la sporcizia si accumula nelle vie dove vengono messe le bancarelle; gli ambulanti sostengono che a sporcare sono gli inquilini dei palazzi. «Gettano le lordure dalle finestre — spiega il commerciante Di Forte — approfittando del fatto che c'è mercato e noi siamo messi sotto accusa. Non vendiamo teste di pesce, barattoli vuoti e altre simili porcherie che si trovano per la strada e sui marciapiedi. I vigili dovrebbero intervenire e non farci pagare 1500 lire oltre la tassa per il suolo pubblico. Il divieto non colpisce tutti: vi sono commercianti privilegiati che hanno ottenuto permessi speciali e continuano a vendere tra i banchi degli ortofrutticoli. Perché loro sì e noi no?». Vi sono scompensi nell'organizzazione per prevenire il possibile contagio. Ad esempio, a Casamassima, la festa del paese era stata proibita e gli ambulanti baresi allontanati. Poi qualcuno ha scoperto che San Rocco, il patrono, è «protettore degli infettati» e allora è stato concesso il regolare nulla-osta e la festa si è fatta. Anche i pescatori hanno protestato con una dimostrazione contro il divieto di pesca a meno di cinquecento metri dalla costa imposto loro dalla Capitaneria di porto. Una delegazione è stata ricevuta dal vicecomandante Sciulli. Piero Cerati

Persone citate: Adriaco Luise, Aniello Chiarello, Cotugno, Giuseppina Petruzzelli, Picardi, Schiraldi, Vernola, Vincenzo Palumbo