Gimondi trionfa alla Eddy Merckx

Gimondi trionfa alla Eddy Merckx Continua il suo momento magico Gimondi trionfa alla Eddy Merckx Ha vinto il Giro del Piemonte battendo Bergamo, che lo aveva pregato di non staccarlo e poi lo ha danneggiato nello sprint Felice accusa il compagno: "Voleva mandarmi all'ospedale?" (Dal nostro inviato speciale) Marano Ticino, 8 settembre. Ci sono dei momenti magici, nella vita di un corridore, in cui tutto pare facile, logico e naturale, ed anche le salite sembrano più dolci. E quando capitano bisogna sfruttarli al massimo, perché magari non durano: oppure non arrivano neanche, e c'è chi li aspetta per tutta una carriera. Gimondi si trova In uno di questi momenti, corre alla maniera di Merckx. Forse non è mai stato così forte, neppure quando ha vinto due Giri d'Italia, un Tour ed una Parigl-Roubaix. Il suo vero « magic moment » è arrivato a trentun anni: Felice ha conquistato il titolo mondiale e, a distanza di appena sei giorni, ha trionfato al Giro del Piemonte, dominando la corsa come ha voluto. La selezione, come previsto, è avvenuta sul Mottarone: sole a picco, ultimi chilometri di salita su strada sterrata, con sassi e buche. Pecchielan scatta sulle prime rampe, Perletto lo raggiunge, lo supera e prosegue da solo. Esce dal gruppo Marcello Bergamo, e c'è un motivo ben preciso, perché un paio d'ore prima Panizza, escluso dal mondiali, gli aveva detto: « La tua maglia azzurra spettava a me, è stata com¬ messa una grossa ingiustizia. Si vedrà sul Mottarone chi è più forte, ti farò mangiare la polvere ». Così Marcello Bergamo, livido di rabbia, tenta l'avventura, raggiunge Perletto. Ma da soli non fanno molta strada, perché Gimondi, dietro, guadagna metro su metro inesorabilmente, e ad uno ad uno tutti gli si staccano dalla ruota, scivolando come su un piano inclinato. I muscoli sono duri e tesi per lo sforzo, molti non ne possono più e tornano indietro (e tra questi, Italo Zilioli), c'è un polverone che ingoia tutto e tutti. Gimondi (sempre mantenento lo stesso passo, dando quasi l'impressione di non soffrire) si accoda ai due, poi Perletto cede. Marcello Bergamo passa In vetta con cinque secondi su Felice, gli altri sono già lontani. Comincia la discesa, ed è una ■ picchiata » da Infarto: i due si gettano giù a capofitto, in certi punti il nostro tachimetro tocca e supera gli ottanta orari, a certe velocità ogni curva è un'insidia, se un tubolare scoppia sono guai grossi. Felice non si risparmia, Bergamo neppure: e I due, a 40 chilometri dal traguardo, hanno 2'10 su un gruppetto di sette corridori (Bitossl, Polidori, Battaglin, Paolinl, Panlzza, Perletto e Gèsta Pettersson, che poi però si staccherà per I crampi). All'arrivo Felice dirà: « Avrei potuto piantarlo In asso, ma mi ha pregato di non staccarlo, mi ha spiegato che aveva i crampi e che non poteva far altro che starmi a ruota. L'ho accontentato, mi sono fidato dì lui ed ho sbagliato ». Gimondi non dice che cosa gli era stato promesso in cambio, ma è perfln troppo chiaro: che ragione avrebbe avuto, il campione del mondo, di trascinarsi un peso morto a ruota fin sul traguardo, se non avesse avuto la precisa assicurazione che Bergamo, in cambio del secondo posto sicuro, non gli avrebbe creato problemi allo sprint? Grazie alla poderosa azione di Gimondi, comunque, il vantaggio dei due aumenta: 2,15" a 25 chilometri dall'arrivo, poi tre minuti. Dietro, i sei si danno cambi regolari, ma ormai I loro muscoli si sono sciolti al sole, non rispondono più: soltanto Polidori e Paollni insistono con rabbia, ma Felice è sempre più lontano, la partita è persa, Gimondi oggi sembra davvero Merckx, che vince anche quando è solo contro tutti. Il bergamasco ormai ha la vittoria in pugno, rallenta un po' l'andatura negli ultimi chilometri, anche perché — forse — ha la sensazione, voltandosi a guardare Bergamo che ora non ha più l'aria tanto sofferente, che non sarà facile fargli rispettare i patti. Sarebbe sciocco, quindi, spremersi tanto per poi farsi beffare in volata. E Infatti Bernamo ci prova: scatta ai duecento metri, procede a zig-zag per non far passare Felice, che rischia di finire contro la folla ma trova poi uno spiraglio, rischiando la pelle, per superarlo e vincere. E appena scende di bicicletta, dice: ■ Prima mi chiede un favore, io glielo faccio, e lui come ricompensa per poco non mi manda all'ospedale •. Una corsa durissima: 70 ritirati su 108 partiti, non è un record ma poco ci manca. E ai primi cinque posti, cinque azzurri: Gimondi e Bergamo, poi Polidori a 1 '50" e Bitossi e Paolini (autore di una grossa corsa che onora la sua maglia di campione d'Italia) a 2'05" Defilippls, soddisfatto, mormorava: « E adesso qualcuno venga ancora a dirmi che ho sbagliato... ». No, proprio nessuno glielo può dire, dopo quello che è successo a Barcellona e oggi al Giro del Piemonte. Maurizio Caravella Ordine d'arrivo: 1. Felice Gimondi (Bianchi-Campagnolo), km 205 in 5 ore 3', media 40,594 orari; 2. M. Bergamo s.t.; 3. Polidori a 1,'SO"; 4. Bitossl a 2'05"; 5. Paollni s.t.; 6. Panizza s.t.; 7. Perletto s.t.; 8. Battaglin s.t. 9. Pollentier a 2'50"; 10. Maggioni s.t.; 11. G. Pettersson s.t.; 12. Bellini a 3*15": 13. Dancelli. Marano Ticino. Gimondi «brucia» Bergamo, che non ha rispettalo i patti (F. Moisio)