Editoria più forte di Remo Lugli

Editoria più forte Al convegno di St-Vincent Editoria più forte I.e fjnpripnyp Api ornnnn franppsp ttaohcttp Le esperienze del gruppo francese Hachette Caracciolo della Publikompass dice: "La polverizzazione di aziende è causa di gravi mali" (Dal nostro inviato speciale) St-Vincent, 8 settembre. Sono venuti anche i francesi ad esporre il loro punto di vista sulle concentrazioni al Convegno editoriale promosso dall'Unione editori cattolici italiani. In Francia il solo gruppo Hachette rappresenta il 40 per cento della produzione totale. Michel Dupouey, presidente del sindacato editori, risponde a tre domande che lui stesso si pone. La concentrazione corrisponde a un bisogno del pubblico? Sì. La concentrazione è dannosa per il futuro dell'editoria? Rastrella autori, assorbe credito e può diventare pericolosa se assume certi aspetti politici. C'è posto per le case editrici di qualità? Sì, soprattutto per le piccole. Jean Chevallier, funzionario di Hachette: « La concentrazione è una realtà proteiforme: si possono avere fusioni, consorzi, partecipazioni, associazioni per un solo titolo o una determinata zona. Ad esempio, ci sono case editrici che, in seno ad Hachette, mantengono una loro rete di rappresentanti. In genere per tutti c'è il controllo della gestione che è unificato. La concentrazione è dominata dalla necessità di sopravvivere, quindi deve cercare la grande vendita. Qui c'è il rischio di servirsi di una cultura di massa per raggiungere la massa. La concentrazione dovrebbe mirare non a un livellamento verso il basso ma promuovere il libro; non vendere i libri che sono facili da collocare, bensì forzare quelli di grande valore ma difficili. In sostanza — conclude Chevallier — siamo di fronte a questo fenomeno: che per raggiungere una grande vittoria economica si possono correre molti rischi ». Il dott. Carlo Caracciolo, presidente della Publikompass, sostiene che la editoria italiana soffre piuttosto del fenomeno della polverizzazione delle aziende che è causa di gravi malanni. La concentrazione è insignificante: se si raffrontano i fatturati dei gruppi italiani con quelli europei e americani si vede che le nostre sono cifre molto basse. Siamo lontani dal rapporto di concentrazione che esiste in Francia e in Germania, ad esempio. « D'altra parte — dice Caracciolo — ci saranno sempre concentrazioni quando esistono delle aziende che vanno male, perché quando si sentono vacillare devono ricorrere ad altri. L'unità di comando e di indirizzo strategico facilita la conduzione e l'utilizzazione delle risorse ». Per Piero Gribaudi editore « eroico », con microazienda familiare con 330 titoli in sette anni di attività, « la concentrazione porta a una diminuzione della carica ideale, ad un appiattimento culturale ». Egli propone invece una concentrazione diversa, di « intenzioni », per finalità che non siano « maggior potere » e « maggior pressione », bensì maggiore incisività formativa, maggiore e migliore aderenza alle esigenze dell'oggi. « Ma — aggiunge — ciò presuppone uno spirito di amicizia profonda tra gli editori che francamente mi risulta non esistere ». Anche la signora Mursia è contraria alle concentrazioni delle aziende e si chiede se essa non intaccherà, domani, la libertà. «Tra qualche anno le concentrazioni avranno un certo colore, arriveremo all'editoria del capitale. Dovremmo invece fare insieme soltanto delle unificazioni dei servizi più costosi che sono una palla al piede, ma con cataloghi differenziati e la nostra indipendenza integra». Domenico Porzio della Mondadori è dell'avviso che l'unificazione dei servizi («non chiamiamola concentrazione che ricorda il campo di concentramento») può riordinare il mercato e contenere i prezzi attraverso la centralizzazione della distribuzione. Anche il sen. Adolfo Sarti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, interviene sul tema: «A me sembra che in alcuni casi si sia assistito — almeno a quello che se ne può a tutt'oggi giudicare — a processi di collegamento tra aziende che, semplificando e riducendo costi generali di produzione e di gestione, hanno consentito poi a ciascuna azienda di conservare la propria individualità e autonomia e di proseguire l'attività editoriale secondo la propria tradizione, le proprie scelte, indirizzi e gusti». Remo Lugli

Persone citate: Adolfo Sarti, Caracciolo, Carlo Caracciolo, Chevallier, Domenico Porzio, Jean Chevallier, Michel Dupouey, Piero Gribaudi

Luoghi citati: Francia, Germania, Hachette