Tra americani e giapponesi festival del baseball a Parma

Tra americani e giapponesi festival del baseball a Parma Nelle gare della Coppa Intercontinentale Tra americani e giapponesi festival del baseball a Parma (Dal nostro inviato speciale) Parma, 7 settembre. Il baseball italiano è nato sulle spiagge di Nettuno, conseguenza dello sbarco delle truppe alleate, ma ha trovato la sua culla naturale in Emilia, dove il gioco, con le sue improvvise fiammate, sembra in parte rispecchiare un carattere forte e naturale, 10 stesso che contraddistingue questa gente. La Coppa Intercontinentale, nata da un'idea di Bruno Beneck, presidente della Fedri-baseball, sviluppata dall'iniziativa dei suoi collaboratori, in particolare Aldo Notari, « boss » del baseball di Parma, sembra quasi solennizzare la maturazione di questo sport che non è più ristretto a pochi, ma sta diventando, al contrario, divertimento e passione per molti giovani, a cominciare da quelli del Piemonte — regione guida, come numero di società e di praticanti — per finire a quelli della Sicilia, dove il • batti e corri » ha trovato il terreno fertile per sviluppare le proprie azioni. Per la Coppa Intercontinentale si sono scomodati atleti di tutto 11 mondo: gli statunitensi, inventori del baseball; i giapponesi, eredi naturali per motivi bellici e per motivi di imitazione; quindi i sudamericani, senza dimenticare I canadesi e addirittura i cinesi, quelli della repubblica del Twain che, pur non eccellendo, dimostrano tanta passione e costanza che si può loro perdonare qualche difetto di battuta. La Coppa, in svolgimento da una settimana, sta vivendo le sue ore più belle, quelle decisive. Gli statunitensi, colpiti dalla loro solita presunzione, hanno bissato il tracollo, quello di Monaco, quando ad opera dei sovietici accusarono una clamorosa sconfitta. Stavolta, gli autori del k.o. sono stati gli italiani, gli ultimi arrivati, ma che sulle orme del calcio hanno trovato negli oriundi gli atleti indispensabili per mettere a segno colpi clamorosi. Sconfitti dall'Italia gli Stati Uniti sono ora costretti a rincorrere il Giappone. Il titolo mondiale è nelle mani dei cubani, ma la squadra del Sol Levante sembra essere l'erede naturale al titolo. La Coppa Intercontinentale, un campionato del mondo in miniatura, vede assenti soltanto I cubani, che sono in questo momento isolati dal contesto internazionale: la maggioranza delle federazioni sono uscite dalla Fiba, cioè la federazione riconosciuta dal comitato olimpico, formando un nuovo raggruppamento che ha In Italia, in Europa e negli Usa e in America i maggiori esponenti. La Coppa Intercontinentale segna, quindi, una risposta al baseball cubano, che però non vuole arrendersi, tanto è vero che Il presidente del comitato olimpico cubano, Guerra, è stato In questi giorni In Italia, ospite di Onesti, sul quale avrebbe fatto pressioni perché il baseball azzurro rientri nella Flba e partecipi ai « mondiali » a Cuba. La Coppa, comunque, è andata avanti ignorando questi retroscena: agli sportivi Interessa II gioco, lo spettacolo. E il baseball, in questi giorni, è davvero spettacolo, anche se la televisione, con le sue infelici trasmissioni, riesce a farlo sembrare un gioco senza senso, una specie di « quattro cantoni », quando invece è uno sport che non ha nulla da invidiare a giochi affermati come il calcio e il basket. La Coppa Intercontinentale ha avuto i giapponesi come protagonisti: veloci, aggressivi, dinamici, ricchi di fantasia tecnica e, soprattutto imprevedibili, gli atleti orientali sono riusciti a conquistare — al di là del risultato — le simpatie dei tifosi parmigiani e bolognesi, mostrando che il baseball, quando è giocato a questi livelli, è fantastico In questo festival l'Italia sta recitando una parte di primo piano: ha perso di misura contro i vice campioni del mondo del Nicaragua, ha battuto la Cina Nazionalista e quindi gli Usa, confermando che le sue quotazioni sono in netto rialzo. Questione di qualche anno, poi nel dialogo internazionale gli azzurri non stoneranno più, come era avvenuto a Cuba, in Nicaragua e recentemente in Olanda. Dobbiamo dire grazie agli oriundi, che sempre più numerosi tornano alla terra d'origine. Ma, se non erriamo, anche il « grande » calcio, nei suoi anni migliori, ha ricevuto dagli oriundi la spinta più bella. Giorgio Gandolfi

Persone citate: Aldo Notari, Bruno Beneck, Giorgio Gandolfi, Onesti, Twain