S'indaga sui finanziatori delle "cellule" eversive di Gino Mazzoldi

S'indaga sui finanziatori delle "cellule" eversive Le "piste nere,, e la strage di Milano S'indaga sui finanziatori delle "cellule" eversive L'ex partigiano Sartori avrebbe consegnato al giudice D'Ambrosio importanti documenti per le posizioni di Loredan nel gruppo Freda - Assicura che la destra aveva preparato un attentato al Presidente della Repubblica nel '69 (Dal nostro corrispondente) Milano, 7 settembre. Nuovi sviluppi nell'inchiesta delle « piste nere » per gli attentati del 1969, tra cui la strage di piazza Fontana. Oggi l'ex comandante partigiano Alberto Sartori, che aveva avuto rapporti d'affari con l'editore Giovanni Ventura ha dichiarato al giudice istruttore dottor Gerardo D'Ambrosio che il 2 giugno 1969 in occasione dell'anniversario della festa della Repubblica, un gruppo di estremisti di destra legato alla i cellula eversiva padovana aveva tentato di far saltare a Roma un ponte sul Tevere nel momento in cui stavano per transitare le auto del presidente della Repubblica e del seguito dirette alla sfilata. L'attentato era fallito in quanto la carica di dinamite era stata sistemata male e l'acqua del fiume l'aveva, bagnata. Alberto Sartori sostiene di aver intuito quanto era stato progettato dai discorsi fatti da Giovanni Ventura e dal conte Piero Loredan durante uno dei tanti incontri tra i due e di aver avvertito a suo tempo la magistratura. L'ex comandante partigiano, nel corso del nuovo interrogatorio cui è stato sottoposto dal dott. D'Ambrosio, ha consegnato al magistrato alcuni documenti che — a quanto è dato a sapere — rivestirebbero notevole importanza nel quadro delle indagini; specie per quanto riguarda la posizione del Loredan nella cellula veneta di Freda e i suoi rapporti con organizzazioni d'estrema destra. Alberto Sartori è stato sentito per parecchie ore e quando è uscito dall'ufficio I del dott. D'Ambrosio non ha ! voluto dire su quali circostanze è stato interrogato oggi: « Ho riferito tutto quello che sapevo. Più di me potrebbe però parlare il conte Loredan che su tutta questa vicenda sa molte cose. Se si decidesse a parlare la magistratura potrebbe chiudere l'inchiesta in una settimana ». Alberto Sartori non ha voluto dire altro, ma evidentemente le sue parole devono essere messe in relazione alla fase attuale dell'inchiesta che mira ad accertare la fonte del finanziamento al gruppo Freda-Ventura. Su questo importante particolare finora il magistrato ha potuto raccogliere testimonianze contraddittorie. I primi nomi fatti sono stati quelli di un grosso industriale petrolifero e di suo genero, che tuttavia nel corso degli interrogatori cui sono stati sottoposti in passato hanno sempre respinto ogni accusa negando di avere avuto rapporti col giornalista romano Pino Rauti, ora deputato del msi, che secondo alcune accuse avrebbe partecipato alla famosa riunione tenuta a Padova il 18 aprile 1969 nello studio di Franco Freda per mettere a punto il piano degli attentati. Il parlamentare missino, arrestato in un primo tempo nel quadro dell'indagine per la strage di piazza Fontana e successivamente rimesso in libertà per insufficienza di indizi, ha sempre sostenuto sone coinvolte nell'indagine sarebbero emerse delle con- di non avere mai avuto contatti con elementi della cellula eversiva padovana, e di ignorare l'esistenza di formazioni terroristiche. Su questo particolare il dott. D'Ambrosio pare sia invece in possesso di ben altri elementi che tuttavia dovrà controllare nel corso dell'inchiesta. Dai verbali d'interrogatorio di Pino Rauti e di altre per- traddizioni dalle quali si po trebbe arrivare a formulare ben precise accuse nei confronti dei veri e finora misteriosi finanziatori di Freda e Ventura, aiutati economicamente da più parti e talvolta in massiccia misura. Un argomento delicato che costringe il magistrato a procedere coi piedi di piombo. E' sui finanziamenti — secondo il Sartori — che il Loredan la dovrebbe sapere lunga. E' stato infatti il nobile veneto, attraverso le sue amicizie, a far concedere garanzie bancarie alla impresa editoriale di Giovanni Ventura che fingendosi di sinistra avrebbe dovuto nascondere la sua vera attività. Lo stesso Loredan aveva presentato all'editore di Castelfranco Veneto, Alberto Sartori, che doveva poi diventare un suo collaboratore « per spiarne — almeno cosi dice l'ex comandante partigiano — le mosse ». Nel corso dell'interrogatorio odierno il Sartori ha fornito particolari che potrebbero portare all'identificazione di un dipendente della Sip di Mestre che permetteva a Ventura di effettuare telefonate internazionali senza pagare un centesimo. L'ex comandante partigiano ha anche chiesto al dottor D'Ambrosio di poter partecipare il 13 settembre prossimo nel carcere di Monza al confronto tra Giovanni Ventura e Mario Quaranta autore assieme a Elio Franzin del volu¬ maddSlicrcca me edito da Ventura « Gli attentati e lo scioglimento del Parlamento ». Prima di essere sentito dal dott. D'Ambrosio, Alberto Sartori si era intrattenuto a lungo nell'ufficio del giudice istruttore dott Ciro De Vincenzo che conduce l'istruttoria sulla morte di Giangiacomo Feltrinelli. Al magistrato era giunta voce che l'ex comandante partigiano aveva avuto rapporti d'affari anche con l'editore milanese morto al traliccio di Segrate. Gino Mazzoldi i Ventura fotografato in carcere col teleobiettivo (De Bellis)

Luoghi citati: Castelfranco Veneto, Milano, Monza, Padova, Roma, Segrate