l'editoria: un settore dinamico ma con molti problemi insoluti di Remo Lugli

l'editoria: un settore dinamico ma con molti problemi insoluti Il punto sulla situazione in un convegno a St-Vincent l'editoria: un settore dinamico ma con molti problemi insoluti Il fatturato in sette anni si è più che raddoppiato, forte incremento nell'acquisto di libri, ma anche le spese si sono dilatate - Il cardinale Pellegrino : "Manca sovente la competenza" - Vallardi: "I programmi scolastici dovrebbero spingere all'amore per i classici" (Dal nostro inviato speciale) Saint-Vincent, 7 settembre. In un convegno che s'è iniziato oggi e si concluderà domenica l'Ueci, Unione editori cattolici italiani, sta facendo il punto sulla situazione editoriale italiana, con particolare riferimento alle concentrazioni editoriali. L'editoria è un settore in notevole dinamismo, ma tuttavia con problemi che esigono una certa attenzione. «La sua struttura e la sua organizzazione — afferma Giuseppe De Rita, consigliere del Censis, Centro nazionale studi investimenti sociali, nella relazione panoramica — probabilmente non sono ancora coerenti con le crescenti caratteristiche industriali e di massa del settore stesso». Il fatturato nel '65 fu di 118 miliardi, nel '70 di 207 e nel '72 di 258. Cioè in sette anni si è più che raddoppiato. Anche le opere edite sono quasi raddoppiate: 8953 nel '65, 15 mila 749 nel '72; e la spesa media prò capite per l'acquisto di libri di letteratura varia è passata da lire 400 nel '59 a lire 2251 nel '71 (il giro di affari per lo stesso tipo di produzione e per gli stessi anni è passato da 22 a 120 miliardi). Fra i punti nodali del setto- re c'è il costo: il prezzo della carta dal '67 a oggi è aumentato del 40 per cento e il costo della mano d'opera tipografica del 95 per cento, mentre l'aumento medio del prezzo del libro è stato del 23 per cento. Altri problemi sono la sostanziale deficienza dei servizi nell'ambito delle varie aziende, in materia di amministrazione, di distribuzione, di politica finanziaria aziendale, di acquisti e di studi di mercato. De Rita elenca altre lacune: «Le iniziative di collegamento e approfondimento sono scarse e di facciata; la letteratura di riflessione non esce dal genericismo più o meno progressivo; le iniziative promozionali quasi non si capisce cosa vogliano dire; l'informazione libraria sembra quasi in regresso; i collegamenti con altre sedi e mezzi di cultura se non sono scoraggiati certo non sembrano adeguatamente coltivati. Si potrebbe continuare a specificare, ma è pensabile che ciò basti per dire, forse un po' duramente, che il Paese ha una buona editoria, ma non ha una "cultura editoriale"». Il relatore conclude: «Oggi il settore editoriale ha innanzitutto bisogno di conoscersi — come complesso, non come singole aziende — per quello che è, per quello che rappresenta nei confronti del suo Pìibblico, per quello che può fare e quello che può chiedere, per quello che poi (su un livello più avanzato di consapevolezza) può pensare di diventare». Fra i convenuti c'è anche il cardinale Michele Pellegrino, il quale si pone il quesito: «Se fossi editore...». Il presule è scrittore, ha avuto rapporti con una quindicina di editori, ma non ha mai stampato cose sue né di altri. Per prima cosa, dice, cercherebbe di farsi un minimo di competenza, è necessario, come in qualsiasi altro mestiere, competenza che qualcuno dimostra di non avere: «Ho in mente certi volumi di argomento religioso che potrebbero essere stati scritti non dico prima del Concilio, ma forse prima del diluvio universale; e ho in mente, per l'esperienza dell'insegnamento in liceo e soprattutto all'Università, certe edizioni e certi commenti dì classici che fanno rabbrividire». Secondo il presule l'editore deve essere uomo di cultura, anche se non specializzato, e deve ricorrere con larghezza al consiglio di competenti, consapevole che anche una cultura approfondita non può spaziare in campi troppo vasti. «Se no — dice — possono succedere infortuni sul lavoro, come pubblicare qualcosa che deve essere mandato al macero; oppure si può correre il rischio di fare un lavoro inutile, cioè che non rende alcun servizio alla comunità, anche se procura denaro all'autore e all'editore». Il cardinale Pellegrino afferma che se fosse editore si porrebbe seriamente la domanda sul significato del suo lavoro: «Rifletterei sulla responsabilità di mettere in circolazione certi valori o disvalori, con conseguenze di grande importanza. Come un chimico o un farmacista che distribuisce senza discriminazione farmaci salutari o preparati velenosi come la droga». Il presule si interrogherebbe anche sul tipo di servizio che vuole e può rendere all'umanità, confronterebbe la sua attività con i valori e disvalori nei quali crede o deve credere. «L'editore è uomo — dice — quindi responsabile. Deve fare un esame di coscienza in base ai valori che accetta e in cui crede». L'editore Gianfranco Vallardi, svolgendo il tema «Editoria e Stato» si augura che il nuovo governo operi per la soluzione di alcuni problemi fondamentali: lotta all'analfabetismo, originario e di ritorno; riforma della scuola, dall'asilo all'Università; tutela e accrescimento del patrimonio artistico; importazione tempestiva e valida dei prodotti delle culture straniere, occidentali e orientali; riforma della Rai-Tv; disincentivazione di quelle attività che hanno raggiunto un peso sproporzionato alla loro effettiva importanza e che stanno provocando la caduta dell'intelligenza media di taluni ceti fino al livello del fanatismo più vano e più volgare (disincentivare significa evidenziare quella che è la vera gerarchia dei valori)». L'editore spiega: «Sarebbe sufficiente che i programmi scolastici venissero concepiti in modo tale da far amare ai giovani i nostri classici, anziché farli odiare e ripudiare come è avvenuto finora, per poter dire che un grande passo è stato compiuto: per la cultura nazionale e per la stessa editoria, che ha sofferto e in parte soffre tuttora del disamore degli italiani per la lettura». Il congresso, che è presieduto da mons. Francesco Meotto, presidente dell'Ueci e direttore generale della Sei, affronterà domani il tema specifico delle concentrazioni editoriali. Remo Lugli

Persone citate: De Rita, Francesco Meotto, Gianfranco Vallardi, Giuseppe De Rita, Michele Pellegrino, Vallardi

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