Il legale e la società Dissensi al convegno

Il legale e la società Dissensi al convegno Ancora polemiche a Perugia Il legale e la società Dissensi al convegno Profonde divergenze tra gli avvocati legati alla tradizione e quelli che sollecitano un rinnovamento - Interventi di Giuliano Vassalli sulla riforma del pubblico ministero e di Oronzo Reale del pri sulla preparazione dei giudici -1 problemi della libera professione (Dal nostro inviato speciale) Perugia, 7 settembre. Dibattito più pacato stamane al XII Congresso nazionale giuridico forense, che sta per concludersi a Perugia. Dal primo tema. Il cittadino, l'avvocato, il giudice, la discussione si è spostata sul secondo, più tecnico, riguardante i nuovi metodi di lavoro, la necessità di adeguare la professione legale alle esigenze della società contemporanea. L'avvocato dovrà rimanere legato al vecchio cliché individualista oppure potrà, con il crisma della legge, organizzarsi in società a tutti gli effetti, seguendo i criteri del lavoro di gruppo e di una rigorosa specializzazione? Questo problema divide la categoria non meno di quello dell'i! apoliticità » del magistrato che tanti clamori, scontri e animosità ha suscitato nei giorni scorsi. Le divergenze sono profonde tra avvocati ancorati a una visione statica della professione, legati alla tradizione e timorosi di ogni cambiamento, pur se avvertono il disagio presente, e gli altri che chiedono a gran voce un rinnovamento. Qualsiasi tema perciò diventa terreno di battaglia per gli opposti schieramenti. Sul podio della Sala dei Notari, a Palazzo dei Priori, si sono susseguiti anche oggi oratori che hanno illustrato più motivi di dissenso che di accordo. E non sono mancate le punzecchiature agli « avversari », le invettive, talvolta accese, in più di un caso dissimulate con garbo sotto il velo d'una citazione dotta. Ancora polemiche, negl'interventi e nelle pause dei lavori, attorno alla presa di posizione del prof. De Marsico, per i suoi richiami nostalgici al passato. Ieri avevamo già riportato alcuni passi della sua replica, contestatissima, come il primo discorso di mercoledi. Fra l'altro l'ex guardasigilli di Mussolini, componente del Gran Consiglio del fascismo, aveva attaccato la figura « come cittadino », di Pietro Calamandrei, così proseguendo: « Dov'erano coloro che oggi vengono a chiedermi conto del valore che io attribuisco alla libertà e alla democrazia? Dove si annidavano? Vorrei ricordare al collega Berti di Bologna che egli impiegherebbe molto bene qualche minuto del suo tempo aprendo un volume che un suo conterraneo, Albertini, ha dedicato all'Aventino. Potrà leggervi ì brani di un mio discorso pronunciato alla Camera nel marzo 1925, dove affermavo la perennità dell'idea libera. Ma, lo so, tanti sono troppo occupati nella lettura di testi russi per guardare a queste povere cose ». De Marsico aggiungeva inoltre: « La toga mi pesa sulle spalle da sessantadue anni, ho parlato nei tribunali sotto i più diversi regimi, traendone una sola fede, nel diritto e nella legge. Quanto a conoscenza di uomini ed esperienza di fatti io non ho 86 anni, ma 860. Tornando al tema, o questo congresso si pone dinanzi al problema dell'apoliticità del magistrato, o sarà un congresso inutile. Io trovo nel passato l'imperativo alla mia coscienza per sostenere che magistrato e politica sono un binomio da spezzare. Con l'interpretazione libera quale pretendono di poter esercitare i pretori minorenni specialmente nelle cause di carattere sociale, noi andiamo verso la rovina della legge ». Sul fronte opposto era intervenuto, per la replica, l'aw. Giuliano Vassalli, insigne giurista, indicando in concreto le riforme che possono portare a un rinnovamento, soffermandosi sui temi del pubblico ministero, della struttura dei collegi giudicanti, dei poteri che hanno i dirigenti degli uffici giudiziari (assegnazione dei progetti e destinazione dei magistrati), del Consiglio Superiore della magistratura, della faragginosità delle norme di legge. Un contributo al dibattito, nel quadro degl'interventi che si sono nettamente distaccati dalla posizione De Marsico, era venuto anche dal ex guardasigilli repubblicano, Oronzo Reale, che aveva trattato la questione della preparazione dei giudici. Cronaca della giornata. Ha svolto la relazione sulle società professionali il prof. Vincenzo Buonocore, docente all'Ateneo perugino. Ha parlato anche a nome degli avvocati Dondona (Torino), Duranti (Perugia), Ottolenghi (Venezia), Salerno (Palermo) e Toffoletti (Milano), che hanno partecipato al gruppo di lavoro sul secondo tema del congresso. «La libera professione legale, ha affermato l'oratore, di fronte alle trasformazioni in atto, mostra palesemente i segni di una crisi profonda, sospesa com'è fra la difesa venata di rim¬ pianto per canoni e comportamenti individualistici, e la esigenzia sia pure contraddittoriamente avvertita, di agganciarsi realisticamente alle funzioni collettive della società ». Della questione si parla da anni, ma solo da poco è stato presentato in Parlamento (dall'on. Viviani, socialista) un disegno di legge. In larga maggioranza gli avvocati presenti a Perugia credono che la strada del rinnovamento effettivo della professione passi attraverso questa conquista. L'ha auspicata (e difesa) fra gli altri, oggi, l'aw. Romanucci di Ascoli Piceno, che da dieci anni fa parte di uno studio legale organizzato in società « interna ». « Le società professionali, ha detto il legale, certamente non risolvono la crisi dell'avvocatura, che è molto complessa, avendo natura politica, perché si intreccia con tutto il problema del rinnovamento dello Stato e della società, ma possono essere una risposta positiva alla crisi della professione ». Riserve invece ha espresso l'aw. Siniscalchi di Napoli, soprattutto « per il sospetto che dietro la strutturazione delle società professionali si giunga a realizzare di fatto gruppi monopolistici ed egemonici, come accade in campo medico. Non vorrei che si formassero le cliniche degli avvocati ». Il congresso si avvia alla stretta finale, alla presentazione delle mozioni seguiranno le votazioni. Dati gli umori dei partecipanti, domani si prevede ancora battaglia aspra. C'è già una proposta per un voto conclusivo, senza equivoci, di lealtà alla Costituzione. Oggi la Federazione dei sindacati avvocati e procuratori, ha diffuso un documento sui « gravi fatti » dei giorni scorsi: « La Federazione dichiara la lealtà costituzionale degli avvocati italiani in termini di vocazione democratica e antifascista; riafferma la propria solidarietà con il ministro della Giustizia e con i valori che egli ha affermato nel discorso inaugurale; sostiene che la funzione dell'avvocato dev'essere diretta ad aprire il corso a una giustizia in cui il popolo si ponga come soggetto e non come oggetto». Antonio De Vito