Un rustico in Toscana

Un rustico in Toscana Lo straniero in Italia Un rustico in Toscana Ecco le mie risposte a tutto ciò che avete sempre voluto sapere, ma non avete mai osato chiedere sull'acquisto di un posticino tranquillo in Toscana. Direi semplicemente «Non fatelo », se non fosse per il fatto che la campagna toscana è altrettanto bella quanto pericolosa. Quando mio marito e io comprammo quattro anni fa un casolare deserto e un terreno boscoso nei pressi della Val di Chiana, il tutto era in vendita per quattro soldi. Era stato abbandonato circa dicci anni prima, specialmente perché l'unico modo d'arrivarci era quello d'arrampicarsi per una mulattiera che s'inerpicava su alte colline. E anche già allora, molto prima che i bassi terren. pianeggianti fossero mec lizzati come lo sono adesso, la manodopera agricola era in pratica scomparsa, ed il cercare di coltivare una qualsiasi cosa ad un'altitudine maggiore era fuori questione. Ciò nonostante abbiamo concluso l'affare e costruito una strada (che, con le piogge invernali, si trasforma nel letto di un brioso torrentello) e poi abbiamo cominciato a valutare le bellezze ed i pericoli della nostra nuova proprietà. Le bellezze sono ovvie: masse di fiori selvatici e di ginestre fiammeggianti in primavera, un tessuto miracoloso di fili verdi e rossi e gialli che riveste le colline d'autunno, cieli luminosi solcati di quando in quando da nuvole di tempesta guizzanti in pagano abbandono. Vi sono pure delle comodità: buon vino locale (negli anni in cui la vendemmia è buona), un'abbondanza di frutta e ortaggi freschi all'inizio dell'estate, l'odore confortante dei fuochi di legna durante l'inverno (se vi riesce di tenere le dita fuori dai guantoni abbastanza a lungo per accendere il fiammifero). Alcuni pericoli sono ovvi anch'essi: vipere, scorpioni e topi (una famiglia dei quali lo scorso inverno s'è mangiata l'isolante del nostro frigorifero), radiatori di automobili surriscaldati e ammortizzatori rotti, boschi che bruciano, passeggiale di tre chilometri sotto acquazzoni che t'inzuppano fino alle ossa o nella tormenta per arrivare al telefono più vicino, idraulici che scompaiono, carpentieri in ritardo di un anno con le finestre, un'improvvisa mancanza di denaro, zanzare, tafani che pungono e vespe velenose. In Toscana, però, il pericolo più subdolo e persistente è di natura sociale. Non si tratta soltanto di effeminata gente cittadina che emigra nelle campagne in Land Rovers coperte, ma c'è il fatto che, una volt2 arrivati, essi si sentono soli, poiché la gente di campagna migra verso le città. Anche se i cittadini possono aver speso migliaia di dollari per comprare questa solitudine, sembra che di rado siano capaci di sopportarla. Inevitabilmente essi gravitano l'uno verso l'altro. Cenette intime Piccoli gruppi di stranieri si radunano, organizzano cenette intime (con piatti toscani che i contadini toscani non si prendono più la briga di cucinare e candelotti anti-zanzare premurosamente accesi fra i piedi degli ospiti), si scambiano i nomi di falegnami, meccanici, macellai e notai, come pure informazioni su dove si possa acquistare la straordinaria varietà di articoli necessari per la vita in campagna. Nel paese a noi più vicino non esiste luogo di riunioni migliore del negozio locale di articoli casalinghi dove, in cerca di un tubo per annaffiare, un cavo da rimorchio, catene antisdrucciolevoli, soda caustica, «machetes». carriole, veleno per i topi o filo spinalo per le galline, in pratica qualsiasi nuovo abitante del luogo è destinato a imbattersi in una mezza dozzina di altri che aveva già incontrati casualmente in casa di qualcuno a Roma, Parigi o Londra. Mollo presto la situazione diventa terribilmente familiare, per quanto esotica: un tortuoso incrocio fra cene a lume di candela nei sobborghi del Surrey o di Scarsdale e cocktail parlies a Bangui o Katmandu. A poco a poco, la città si ricrea nella campagna. E' davvero un solitario intrepido colui che può resistere a lungo contro le noccioline americane e le patatine fritte, i gin-aiid-tonics, i pettegolezzi sulla decrepita stanza da bagno costruita dall'ultimo arrivato nella valle vicina, e il vivace dialogo sul tema «odiavo lui, amavo lei ». Noi stessi siamo stati piuttosto fortunati, poiché il nostro unico vicino, su una collina pressoché inaccessibile, è una donna australiana di inflessibile vigore intellettuale. Quasi istintivamente abbiamo adottato nei nostri rapporti reciproci le norme degli abitanti delle grandi città. Discutere la riparazione della strada, sì; la possibilità che l'incendio si possa estendere o dove si possono trovare le pietre per lastricare il cortile, sì; perfino qualche pettegolezzo va benissimo. Ma non ci scambiamo visite per chiedere in prestito un etto di zucchero. Anche se a volte accenniamo un saluto passando, come farebbero persone che si conoscono a Kensington o nella Upper East Side di New York, stiamo scrupolosamente attenti a restare dalla nostra parte della cancellata, che nessuno di noi si sognerebbe veramente di costruire, poiché rovinerebbe il paesaggio. Sapore urbano Strano, è proprio questo crescente sapore urbano della già inviolata campagna che sta rendendo sempre più popolari le colline toscane. Sta arrivando un numero sempre maggiore di italiani, insieme con la bella gemo * gli scrittori (falliti o no) Ji tutto il Continente. Ormai è quasi impossibile comprare la solitudine, per qualsiasi somma: e i prezzi per rustici casolari di pietra come il nostro stanno salendo alle stelle. Fra poco, continuiamo a dirci, potremmo perfino scappare da questa nuova società da serra rurale e vendere la nostra proprietà ad un lauto profitto. Ma dove andremmo? Claire Sterling

Persone citate: Claire Sterling, Land