Trattano per ore a Parigi poi partono con 5 ostaggi di Loris Mannucci

Trattano per ore a Parigi poi partono con 5 ostaggi I terroristi che avevano occupato l'ambasciata saudita Trattano per ore a Parigi poi partono con 5 ostaggi Hanno accettato di lasciare libere le donne e tre uomini - L'ambasciatore dell'Irate si era offerto in ostaggio al posto delle quattro prigioniere - Un piano studiato dal ministero degli Interni francese, su sollecitazione del presidente Pompidou, che voleva evitare ogni "irrigidimento" ■ Un "Caravelle" siriano partito da Le Bourget verso il Medio Oriente (Dal nostro corrispondente) Parigi, 6 settembre. Il dramma all'ambasciata dell'Arabia Saudita è finito senza spargimento di sangue. Dopo ventisette ore, durante le quali cinque guerriglieri arabi hanno lanciato dodici «ultimatum» con la minaccia di uccidere i loro ostaggi, tra cui quattro donne, è stato raggiunto un accordo fra il governo francese e gli ambasciatori arabi di Parigi. Poco dopo l'una del pomeriggio, la polizia ha fatto sfollare le strade vicine all'ambasciata saudiana ed invitato le persone che si trovavano alle finestre delle case a ritirarsi ed a chiuderle. I guerriglieri, infatti, esigevano che non ci fosse nessuno, e tanto meno fotografi o giornalisti. Poi, sotto la sorveglianza di un palestinese mascherato, armato di fucile mitragliatore, gli ostaggi maschi sono usciti dall'ambasciata, le mani legate dietro la schiena ed una breve fune ad entrambe le caviglie, sono saliti su un pulmino messo a disposizione dalle autorità francesi, seguiti subito dopo dai terroristi. Le quattro donne, lasciate sul posto, venivano poi messe dall'ambasciatore dell'Irak sotto la protezione della polizia e accompagnate in una vicina infermeria. Hanno dichiarato che non erano state maltrattate, e la signora Nathalie Siffre, moglie del noto speleologo, ha anzi precisato: «Sono stati molto cortesi». Il pulmino dei terroristi, preceduto da una macchina della polizia, nella quale si trovavano anche due ambasciatori arabi, e inquadrato da quattro auto del corpo diplomatico, si dirigeva verso l'aeroporto del Bourget, dov'era appena arrivato un apparecchio della «Syrian Arab Airlines» e dove i voli normali erano stati sospesi, cosi com'era stata bloccata l'autostrada che porta fino ad esso. Imponenti forze di polizia controllavano l'aeroporto, dove il pulmino è giunto alle 14,02 precise. Aveva le tendine dei finestrini abbassate, ma dal lunotto posteriore si scorgeva un guerrigliero che sorvegliava la strada con la rivoltella in pugno. Il veicolo si è diretto verso l'apparecchio siriano e gli è girato intorno, senza dubbio su richiesta del diffidente «commando» palestinese. Uno dei guerriglieri è sceso dal pulmino, rivoltella in pugno, e si è diretto verso l'equipaggio dell'apparecchio, rapidamente raggiunto da tutti gli ambasciatori arabi, mentre la polizia ed i giornalisti rimanevano ad una certa distanza. Poi, lo stesso palestinese ha ispezionato l'apparecchio, temendo qualche tranello, e finalmente tutti vi sono saliti, costringendo i cinque ostaggi saudiani a fare altrettanto, malgrado una protesta ufficiale del Kuweit al governo francese. L'ambasciatore dell'Irak, che durante la notte scorsa si era offerto come ostaggio al posto delle quattro donne, è l stato invece rimesso in liberi tà insieme a un jugoslavo, un sudanese e un egiziano impiegati all'ambasciata saudita. Alle 14,41 — dopo alcune strette di mano fra terroristi e ambasciatori arabi — l'apparecchio siriano è partito con diciotto persone, cioè otto membri dell'equipaggio, tra cui due «hostess», cinque terroristi e altrettanti ostaggi. Si è saputo poi che si dirigeva verso il Medio Oriente, con un'autonomia di volo sufficiente per giungere sino a Damasco. Il problema dev'essere risolto ora dai Paesi arabi tra loro. La Francia è riuscita a lavarsene le mani sia pure con qualche strappo alle regole, e rinunciando all'intransigenza iniziale, per evitare spargimento di sangue. E' così che i guerriglieri sono usciti armati dall'ambasciata saudita e hanno potuto portare con sé cinque ostaggi, mentre da principio le autorità vi si erano opposte. E' stato proprio il presidente Pompidou, quando gli avvenimenti prendevano una bruttissima piega e si poteva temere una strage, a dire ai ministri degli Esteri e dell'Interno di dimostrare la necessaria «elasticità» e di far sì che venisse almeno salvata la vita degli ostaggi francesi. Così è stato escogitato un piano: l'ambasciatore dell'Irak, che era d'accordo, si sa¬ rebbe offerto di darsi in ostaggio al posto delle tre francesi e della tunisina. Poi, i diplomatici saudiani avrebbero dichiarato di voler accompagnare spontaneamente i terroristi (ed in tal modo non erano più teoricamente ostaggi), e gli altri ostaggi sarebbero stati liberati al mo- mento della partenza. Uno Stato arabo, infine, doveva fornire l'apparecchio e gli ambasciatori arabi a Parigi dovevano assumere la responsabilità dell'operazione. In tal modo la Francia rimaneva teoricamente estranea alla faccenda e le apparenze della sua «sovranità» venivano salvate. Loris Mannucci ■ / Parigi. Ostaggi e terroristi arabi mentre salgono sull'aereo siriano (Telefoto Ap)

Persone citate: Arab, Bourget, Nathalie Siffre, Pompidou