Sulle orme di Patton

Sulle orme di Patton NELLA NORMANDIA DEL GRANDE SBARCO Sulle orme di Patton Sono tornato in Normandia dopo ventidue anni. Vi ero andato nel giugno 1951 per studiare come funzionasse una grande novità introdotta allora in Francia: la disciplina delle affissioni elettorali. De Gasperi era stato favorevolmente colpito dalla relativa informazione — così suggestiva, finanziariamente ed esteticamente — ma temeva-che il limitare i manifesti ai soli spazi ufficialmente disposti potesse provocare una diminuzione di interesse per le elezioni. Specie nei piccoli centri la gara al manifesto più alto costituiva una specie di temporaneo sport popolare, come la conquista acrobatica elei campanili, delle ciminiere delle fabbriche e dei tetti delle case di più piani. Prima di proporre una normativa in Italia De Gasperi ritenne utile una relazione diretta, sia sull'esperimento in Parigi che in qualche centro minore. Le mie sensazioni furono favorevoli e il governo presentò la proposta, che il Parlamento approvò volentieri. In quell'occasione assistei a Caen (Calvados) ad un co- ' mizio del generale De Gaulle, ammirandone la perfetta regìa, ma restando profondamente deluso dal contenuto. Rimasi colpito da due forti incongruenze. Il generale provocava lunghi applausi criticando in radice tutti i partiti come tali: ma intanto aveva fatto liste e chiedeva voti per il Rassem- blement populaire. Questione di nomi. La stessa cosa, mutatis mutandis, aveva fatto in Italia il commediografo Guglielmo Giannini con L'uomo qualunque. Mi sembrò un metodo poco educativo ed ingiusto. Otto anni dopo, accompagnando il generale De Gaulle nella visita ufficiale a Solferino e a San Martino, cercai di portare la conversazione su questo ricordo del 1951, provocando tutt'altro che entusiasmo nel mio illustre interlocutore, che chiuse in fretta l'argomento, con un secco: « Altri tempi, altri tempi ». La seconda delusione nel discorso di De Gaulle la provai per il tono acre ed ostile verso gli americani, che mi sembrava doppiamente assurdo: in lui capo della Resistenza francese e proprio in Normandia, la terra del formidabile e decisivo sbarco alleato del 1944. Possibile che l'oratore facesse leva sugli spiriti tuttora depressi per le immense distruzioni nella zona? L'autista che mi accompagnava ristabilì senza saperlo l'equilibrio quando mi disse: « Lo sfollamento totale, la distruzione di ogni casa, anche la più sperduta, la fame, i bombardamenti per intere giornate e nottate furono colpi durissimi: ma dal momento in cui fummo sicuri della vittoria nulla più sembrò insopportabile. La libertà ha sempre un prezzo ». Pensai al tratto del Vangelo dove si assicura che le verità più belle sono comprese dalla gente semplice ed umile e non dagli altri. Oggi le tracce della guerra, in quello che avevano di sconvolgente distruzione, sono completamente cancellate. La stupenda cattedrale di Rouen è stata restaurata e così gli altri monumenti; i ponti e le strade interamente ricostruiti; nelle campagne il bestiame, le frutta ed i fiori hanno dato di nuovo a questa regione il suo aspetto di una agricoltura privilegiata. Ma i francesi hanno fatto di più. Nella lunga fascia e nell'ampio retroterra dello sbarco, il ricordo della leggendaria vicenda del 1944 è stato consacrato per i secoli attraverso piccole e grandi iniziative. Dovunque vi sono cippi e targhe memoriali; e nei punti strategici sono stati costruiti musei, ideati e realizzati con grande efficacia di gradita documentazione: diorami, proiezioni cinematografiche e fotografie originali, bozzetti molto validi ed attraenti. In uno di questi musei, ad Arromanche, ho visto una fila enorme di persone che attendeva il suo turno per entrare: ed erano prevalentemente giovani. Mi hanno detto che è così lungo tutto il corso dell'anno. Il custode inizia la spiegazione pressappoco con queste parole: « I turisti non dimentichino o apprendano quel che accadde anche per loro nella gloriosa estate del 1944 ». Senza la preparazione dei massicci bombardamenti sarebbe stato impensabile il poter effettuare uno sbarco che in poche settimane trasferì sul nuovo fronte europeo un milione di soldati alleati, con tutti i mezzi necessari per combattere e vincere. E questo i cittadini di qui compresero e condivisero. Poco più avanti sono i cimiteri militari, che ospitano le salme dei soldati morti che non furono inghiottite dal mare o non vennero più tardi richieste dalle famiglie. Quello americano è stupendo, con prati immensi mantenuti alla perfezione, grandi aiuole fiorite e novemila croci di marmo carrarese, allineate come per una eterna parata d'onore. Un padre dorme accanto al suo figlio; un fratello accanto al fratello. Sono il simbolo di un momento di universale sacrificio, che non ebbe limiti di nazionalità e di territori e nel quale gli americani pagarono un prezzo umano fortissimo. Un comunelle» di quattro case ha eretto un grande monumento, urbanisticamente sproporzionato, al generale Patton. Mentre lo guardavo incuriosito un bambino mi si è avvicinato dicendomi con competenza: « E' quello del film ». Possano d'ora in poi le generazioni dei ragazzi conoscere della guerra soltanto i musei e le ricostruzioni filmate! Giulio Andreotti

Persone citate: De Gasperi, De Gaulle, Del Grande, Giulio Andreotti, Guglielmo Giannini, Patton

Luoghi citati: Arromanche, Caen, Calvados, Francia, Italia, Normandia, Parigi, Solferino