Tre anni di Allende di Livio Zanotti

Tre anni di Allende Il Cile è oggi un Paese spaccato a metà Tre anni di Allende Il presidente di "Unidad popular" ha presenziato a una grandiosa manifestazione celebrativa: in testa alla sfilata i "rotos", i miserabili delle bidonville, con cartelli "No pasaràn" - Ma meno della metà della popolazione è favorevole al nuovo corso, l'opposizione si rafforza; forse a decidere saranno i generali (Dal nostro invialo speciale) Santiago, 4 settembre. I rotos sono tutti qui, stasera, davanti al palazzo della Moneda seminascosto dal palco imbandierato con i colori nazionali e dall'enorme pannello che dice: «Unidad y combate contro el golpismo, la patria vencerà». Salutano Salvador Allende, che tre anni fa di questo giorno è stato eletto presidente. Sfilano gli studenti, ordinati come soldati, e le ragazze della gioventù socialista con la coccarda rossa sul petto. Nella moltitudine che passa incolonnata, si notano i cartelli delle organizzazioni professionali: dietro seguono gli intellettuali che stanno per Unidad popular. Ci sono i vessilli, le grida, i canti. Ma il volto della manifestazione è quello dei popolani di Santiago, gli operai e la gente delle poblaciones che sono le misere bidonvilles cilene, i rotos (i rotti, i poveracci), la faccia scavata e la voce dura. Una volta ancora scandiscono: «No pasaràn». 1 "camioneros" Per il trionfalismo non c'è posto. Il governo della sinistra unita passa da una crisi all'altra. Con l'ondata terroristica scatenata dagli estremisti di destra di «Patria e libertà» che continua, lo sciopero dei camioneros ormai prossimo ai quaranta giorni ininterrotti e quello del commercio che va e viene, moltiplicano le difficoltà di ogni giorno e con esse l'esasperazione. Il Cile si sta dissanguando in una lotta senza quartiere, che non è ancora guerra civile ma ha già i suoi norti, un lutto che cresce di ora in ora. E' un Paese spaccato a metà. Questa non è la sua prima esperienza con un governo di sinistra. Sia pure soltanto per dodici giorni, nel 1932 il colonnello d'aviazione Marmaduke Grave impose e guidò una repubblica socialista, poi soffocata dalla violenta reazione del grosso delle forze armate. Aguirre Cerda governò tra il 1938 e il 1944 con un «fronte popolare». I comunisti parteciparono nel 1952 con tre ministeri al primo gabinetto di Gonzalez Videla, prima di essere dichiarati fuori legge dallo stesso presidente rapidamente allineatosi agli schemi della guerra fredda. Di nuovo, c'è che il presidente Allende ha promesso il socialismo senza uscire dalle regole della democrazia borghese. Perciò, sebbene avesse ottenuto soltanto un milione e 70 mila voti su poco meno dei tre milioni espressi — appena 39 mila in più del candidato della destra, Alessandri —, la democrazia cristiana risolse di confermarlo nella successiva votazione al Congresso, rispettando la tradizione cilena. Adesso, la de afferma che Allende non ha rispettato gli impegni e si è lanciato nella costruzione di uno Stato totalitario. Alleata al partito «nacional», ostacola in ogni modo l'azione del governo bocciando regolarmente i suoi decreti al Congresso; usa della propria influenza su alcuni poteri dello Stato per svolgere un'azione di denuncia continua; appoggia e talvolta promuove in prima persona scioperi che sconvolgono l'economia nazionale già in profonda crisi. E di fronte alla resistenza del governo, non rifugge dall'ammiccare pericolosamente al «golpe militare». Allende replica accusando i democristiani di averlo appoggiato tre anni fa con delle riserve mentali venute ora allo scoperto, e sebbene non lo dica personalmente, lascia che alcuni suoi vicini collaboratori ammettano qualche sconfinamento rispetto al programma iniziale di Unidad popular, per affermare che questi sono stati conseguenza dell'ostruzionismo democristiano. «Se l'opposizione non avesse respinto regolarmente ogni decreto di finanziamento delle aziende statali, l'injlazione avrebbe potuto essere controllata entra limiti sopportabili; se non avesse portato avanti tanto forsennatamente la guerra degli scioperi, non ci sarebbero state le occupazioni di fabbriche», affermano comunisti e socialisti, su questo punto concordi. Unidad popular ha distribuito 4 milioni di ettari tra i contadini, portando avanti la riforma agraria avviata e in parte realizzata dalla democrazia cristiana con il presidente Eduardo Frei, tra il 1964 e il 70. In Cile è scomparso il grande latifondo. Lo Stato ha costituito un'area economica «sociale», nella quale ha incorporato l'intero sistema bancario e tutta l'industria strategica o monopolistica, le minie¬ re (quelle di rame rappresentano l'80 per cento delle esportazioni cilene), la siderurgia, il petrolio, l'industria tessile, le telecomunicazioni, l'energia elettrica. Una tale offensiva nel territorio dell'iniziativa privata, per sorprendente che appaia è stata compiuta nell'assoluto rispetto della legalità costituzionale; è bastata la legge numero 530, unica e forse fino a tre anni addietro dimenticata eredità della repubblica socialista di Marmaduke Grave. Il partito «nacional» e la democrazia cristiana sferrarono il primo attacco frantale contro il governo nell'ottobre scorso. All'opposizione nel Congresso, alle denunce di comportamento incostituzionale dei ministri che hanno imposto ad Allende frequenti rimpasti, aggiunsero l'agitazione sindacale. I proprietari di camion paralizzarono i trasporti e ad essi si unirono i sindacati della classe media, i medici, gli avvocati, gli ingegneri. Quando la tensione era al massimo, anche i commercianti chiusero i battenti. Il Cile subì un colpo durissimo. Il governo parve vacillare. Invece riuscì a resistere e in qualche modo a riguadagnare una relativa normalità della situazione. L'opposizione si rese conto che il governo aveva tenuto grazie al sostanziale sostegno degli operai e tentò d'infrangere tale alleanza. Fu questo il senso politico dello sciopero di El temente, dove i leaders democristiani dei minatori giocarono il loro prestigio per trascinare l'intera categoria contro il governo. L'azione riuscì a metà. Allende si trovò nei guai. Il danno economico alle esportazioni di rame risultò nell'ordine delle centinaia di milioni di dollari. Il governo dovette cedere alle rivendicazioni degli scioperanti, il cui salario è di molto superiore alla media. Ma, quando un mese fa l'opposizione decide di generalizzare nuovamente l'offensiva, le forze che riesce a schierare in campo sono le stesse dell'ottobre scorso: camioneros, medici, commercianti. Gli operai non ci sono. Molti errori Ciò che non conferma altro che l'impasse nel quale il Cile è impantanato. Ma quasi la metà dei dieci milioni di cileni stanno con Unidad popular, che nelle elezioni del marzo scorso ha sommato il 43 per cento dei voti, accada quel che accada. «Questo governo è una porcheria, ina è il nostro governo», dice un grande cartello che ho visto sfilare a un raduno della centrale unica dei lavoratori, nei giorni scorsi. Gli errori e i limiti della politica portata avanti si discutono quasi pubblicamente e in ogni caso neppure i funzionari più in vista del governo li negano: l'esplodere tumultuoso della domanda sociale, non coordinato con le possibilità di sviluppo della produzione; l'inesperienza manageriale e il settarismo burocratico; il massimalismo di alcune iniziative e il conformismo rilassato di altre. Il problema chiave della sinistra è nel rapporto tra proletariato e ceti intermedi: come collegare le forze motrici di un cambio rivoluzionario, l'avanguardia — come dicono — con il pluralismo della società cilena. Un altro terzo dei cileni respinge assolutamente l'esperimento di Unidad popular. Ormai la destra neppure critica più Allende, semplicemente gli chiede di andarsene, ogni giorno, su tutti i propri giornali, attraverso le radio e i canali tele¬ visivi che controlla. Non ancora allineati al golpismo, ma più prossimi a esso che al dialogo, restano i cileni centristi che nella grande maggioranza votano democrazia cristiana. Sarà l'orientamento di questi ultimi a determinare probabilmente l'atteggiamento delle forze armate, tuttora incerte tra l'obbedienza alla Costituzione e le tentazioni di potere. Livio Zanotti

Luoghi citati: Cerda, Cile, Santiago