Autentico terrore sui teleschermi

Autentico terrore sui teleschermi LA CRONACA DEGLI SPETTACOLI TELEVISIVI Autentico terrore sui teleschermi Ottimo esordio del ciclo "giallo" di Dario Argento con una semplice storia carica di suspense E' curioso che nell'ambito della tv si debba continuamente parlare di cose vecchie come fossero palpitanti novità. L'altro ieri, apriti cielo, è arrivato sul video « Il diavolo in corpo », che lì, in quella sede, pareva un avvenimento straordinario, una conquista della democrazia, un civilissimo traguardo; mentre — ben fermo restando di fatto, ovviamente, della presenza sul teleschermo di una opera cinematografica d'alto livello — il discorso su « Il diavolo in corpo » (in tutti i sensi: di stile, e soprattutto di scandalo, di censura ecc. ecc.) è ormai vecchio di parecchi anni. Si rischia di attribuire alla Rai delle « aperture », il che fa ridere. Su un altro piano, la faccenda si è ripetuta ieri in occasione del debutto del ciclo « La porta sul buio » di Dario Argento. Ma procediamo per ordine. Com'è noto, Dario Argento è un regista (giovane, l'abbiamo visto nella breve introduzione: giovane, ossuto e capelluto) il quale si è messo in luce per aver diretto con sagacia film gialli di grande successo, caratteristici anche per i bizzarri titoli, «L'uccello dalle piume di cristallo », « Il gatto a nove code », «Quattro mosche di velluto grigio ». Poi la tv l'ha catturato e gli ha commissionato quattro telefilm del genere a lui congeniale (ed è andata bene, niente da meravigliarsi se gli avessero proposto la regìa _ì « Ciuffettino » o di «Quo vadis?»). A dire la verità l'Argento, assai accortamente, non s'è lasciato catturare per intero: ha curato il ciclo, ha probabilmente suggerito i soggetti e s'è riservato, in veste di maestro, la supervisione, ma ha affidato sceneggiatura e regìa di ciascun telefilm ad un collaboratore ancor più giovane di lui. Nel caso del mediometraggio d'esordio, a Luigi Cozzi che ha così firmato Il vicino di casa. Storia italiana: niente America fasulla, niente fumosa Londra con ispettori di ScoMand Yard che parlano romanesco. L'ambiente è italiano e la partenza è molto semplice: due giovani sposi (Aldo Reggiani e Laura Belli) con un bimbo in culla raggiungono di sera un alloggio d'affitto al mare. Già l'arrivo non è dei più lieti: la macchina s'insabbia e nell'appartamento manca la luce. Ma il peggio deve venire: una grossa macchia di umidità sul soffitto li induce a salire al piano superiore della villetta occupato da un'altra coppia... Misericordia: la signora è morta strozzata nella vasca da bagno, il signore (Mimmo Palmara) è assente... I due tentano di fuggire, ma non riescono a smuovere l'auto e la villetta è isolata... Toma l'uxoricida, un brutto tipo di bestione mellifluo in occhiali e chiome argentate, e gli sposini sono alla sua mercè: quello li malmena, li stordisce, li imbavaglia, è deciso ad eliminarli per sbarazzarsi di incomodi testimoni... Due camionisti giunti con un carico di mobili da consegnare potrebbero essere la salvezza, l'assassino con una menzogna sta per allontanarli quando il bimbo in culla si mette a strillare e dà l'allarme... Il telefilm finisce sul pianto del neonato e sulla faccia inebetita del mostro che entro mezzo minuto sarà agguantato dai due onesti e robusti lavoratoriGiudizio pienamente positivo. Originale il racconto, ottima — il che è raro — la soluzione finale. E astute e intelligenti la sceneggiatura e la regìa del Cozzi assistito dall'Argento. Sono stati sfruttati tutti gli elementi classici e dai quali per altro, confezionando un giallo, non si può prescindere: le tenebre, una lampada oscillante, una località deserta, i passi nel buio, l'incerto lume di candela, la porta che si dischiude lentamente, un corridoio nell'ombra, una maniglia che gira, il vento che urla... e nei sessanta minuti, o poco meno, che dura la storia, si è badato scrupolosamente a non far cadere il ritmo, ad aumentare la tensione, a mantenerla costante, e anzi, ad aumentarla negli ultimi dieci minuti. Aiutato da tre attori che hanno recitato non convenzionalmente, il duo CozziArgento è riuscito a darci anche sul video, finalmente, un apprezzabile saggio di suspense che avrà obbligato milioni di spettatori a tenere il fiato sospeso. Ecco che torniamo a quello che s'era detto all'inizio. Quando mai la suspense è stata di casa in tv? Sì, è comparsa in qualche romanzo sceneggiato (il nome di Durbridge è di prammatica), ma si sa come vengono manipolati e condotti i romanzi a puntate: si allunga, si diluisce, si sbrodola... a momenti di emozione sì alternano periodi di fiacca, di pausa, di chiacchiere... forse il migliore in fatto di horror era stato « Il segno di comando » di D'Anza, però in una dimensione demoniaca, magica, irrazionale... ma il terrore per così dire terreno, il brivido che può toccare chiunque, il congegno angoscioso alla Hitchcock (altra citazione immancabile), il telefilm realizzato al solo scopo di far rizzare, con abilità, i peli alla platea? Siamo stati costretti ad aspettare la sera del quattro settembre 1973 Per cui loderemo assai questo debutto del ciclo di Argento — non diciamo un capolavoro, comunque un pezzo, nel suo genere, di prim'ordine — ma non ci sentiamo davvero di gridare al miracolo se l'autentica suspense è comparsa pure sul video. u. bz.

Persone citate: Aldo Reggiani, D'anza, Dario Argento, Durbridge, Laura Belli, Luigi Cozzi, Mimmo Palmara

Luoghi citati: America, Londra