Morbo e crisi economica

Morbo e crisi economica Morbo e crisi economica (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 4 settembre. Il prefetto Amari ha convocato il Consiglio provinciale di Sanità. La riunione si terrà domani pomeriggio. Oggetto, l'esame dei problemi sollevati dal colera. Molti problemi: taluni sono nuovi, altri di vecchia data. Si afferma in particolare che si parlerà soprattutto dei mitili, argomento dibattutissimo in questi giorni. Fritto e rifritto. Le cozze e i frutti di mare in genere, ora messi fuori legge, sono accusati di essere fonti d'infezione. « Facciamo le vasche di stabulazione e il pericolo scompare. A noi le cozze danno di che vivere. Dal 1824 la mia famiglia le coltiva. Prima mio nonno, poi mio padre, adesso 10 e mio figlio ». E' lo sfogo di Tobia Scognamiglio. E' intervenuto alla conferenza stampa che la Cgil ha tenuto stamane a Torre del Greco. Si è incominciato parlando della sporcizia della città, un grosso centro della costiera vesuviana, 95 mila abitanti, alcune miglicia di iscritti nelle liste di collocamento; lavorazione del corallo, pesca e coltivazione di mitili le principali fonti dell'economia locale. Dalle immondizie che deturpavano le strade e i cortili fino a pochi giorni fa, 11 discorso è scivolato verso i problemi dell'inquinamento e della speculazione edilizia (nel solo agosto del '68 furono rilasciate licenze per 16.000 vani), per finire alla Giunta comunale democristiana che gli organizzatori della conferenza hanno accusato di fare poco o niente per la città. Poi si sono levate le voci degli uomini di mare. Secondo i mitilicultori, giacciono capitali per alcune decine di milioni in fondo al mare. Sono rappresentati dai grappoli di cozze e di semi che s'allungano dalle ceste e dai bidoni che delimitano i vivai. « Danno da mangiare a me e a chi lavora con me », ha sostenuto ancora Tobia Scognamiglio. Poi è stata dibattuta la questione dei pescatori. «Abbiamo perso la fiducia della gente — ha detto uno di loro — s'è cominciato a parlare di acqua inquinata, d'infezione, di colera. Adesso nessuno vuole non soltanto le cozze ma nemmeno il pesce. Le barche non escono più e noi stiamo con le mani in mano. E domani?». I problemi di Torre del Greco sono quelli di Napoli. Di mitili, d'inquinamento e di coltivazioni si è parlato oggi a Torre del Greco come si era parlato ieri a Napoli. « Non sono le nostre cozze a provocare il colera — ha detto Anielli Cicciniello, dirigente della federazione marittima e dei pescatori, parlando ad un incontro di mitilicultori — ma quelle tunisine. spagnole e jugoslave, immesse clandestinamente sul mercato ». La realtà è che il colera ha dato un brutto colpo all'economia del Napoletano. Ha fatto vacillare tutta una serie di piccole industrie per la trasformazione di prodotti alimentari. Una miriade di piccoli esercenti vive ore di preoccupazione. Se l'attuale stato di emergenza durerà ancora a lungo, più d'uno chiuderà bottega. Si calcola, tra l'altro, che siano in difficoltà circa ventunmila alimentaristi. La crisi coinvolgerà, nei vari settori, un numero considerevole di dipendenti (il solo personale degli esercizi pubblici di Napoli è calcolato intorno alle 16 mila unità). Secondo l'assessore regionale al bilancio e alla programmazione, Grippo, i danni finora subiti dall'economia napoletana superano i 30 miliardi di lire. Bar e ristoranti vedono ridotta ad un quarto la loro attività. Si rifugge dal rito del caffè. « Ieri ho fatto solo sei espressi », ha detto un barista. « I clienti vogliono cannucce e bicchieri di plastica ». I gestori di gelaterie, i produttori artigianali di gelati, il settore dei latticini ed i pescatori affermano di essere tra i più colpiti dalla situazione. « Il pesce si può mangiare senza preoccupazione: basta che sia bollito o al forno » si sforzano in un'opera di convincimento i pescatori (circa diecimila a Napoli, mille le pescherie e oltre undicimila gli ambulanti). In una settimana sono stati buttati in mare tremila quintali di pesce fresco. Affari a rotoli. Il discorso vale anche per i latticini: le mozzarelle non si vendono più. Milioni in fumo ogni giorno. Un duro colpo anche all'industria turistica: i villeggianti sono sempre più rari. Disdette di prenotazioni giungono ad Ischia, Capri e Sorrento. Rinviato il festival di Piedigrotta che si sarebbe dovuto iniziare oggi e che ai napoletani richiama immagini di folclore e di canti legati alle tradizioni popolari della città. Ma la gente non si perde d'animo. Napoli ha reagito con dignità. Ha un cuore robusto e temprato. Dopo i primi sioghi di rabbia, provocati dalla paura, ha collaborato per assecondare il piano d'emergenza. Ormai le vaccinazioni collettive stanno per essere ultimate. Non esistono più le code in attesa fuori dei centri d'assistenza. Sempre più di rado s'incontrano per strada davanti alla sede dell'Inam o delle infermerie mobili persone che si massaggiano il braccio sinistro con un tampone d'ovatta imbevuto d'alcol. In capo a pochi giorni s'inizieranno le operazioni di richiamo da farsi da una a quattro settimane dopo la prima iniezione. Intanto si sta rinnovando una colossale disinfezione in tutti i quartieri. Gli « atomizzatori » scaricano nubi di sostanze battericide contro le case, sulle strade e nelle fogne. Sono passati a Fuorigrotta, a Bagnoli, al Vomero, a Capodimonte, a Pianura e nei rioni. Renato Romanelli

Persone citate: Anielli Cicciniello, Grippo, Inam, Morbo, Renato Romanelli, Tobia Scognamiglio