Un primo Convegno nazionale contro il "collasso ecologico" di Giuliano Marchesini

Un primo Convegno nazionale contro il "collasso ecologico" I lavori si sono aperti ieri a Bressanone Un primo Convegno nazionale contro il "collasso ecologico" Il congresso si propone di studiare gli aspetti dell'inquietante problema e di suggerirne i rimedi - Consumi sfrenati e sprechi rischiano di esaurire alcune materie prime (Dal nostro inviato speciale) Bressanone, 3 settembre. Il lago malato, il fiume che agonizza, il tratto di mare chiazzato, i fumi che si stendono come nuvole opprimenti sopra interi quartieri della città. Discorsi pervasi di apprensione a questo primo convegno nazionale sui problemi chimici e tecnologici dell'inquinamento che si è aperto stamane a Bressanone nella sede estiva dell'Università di Padova. Il presidente del comitato promotore, prof. Ugo Croatto, dice: « Con questo congresso noi ci proponiamo soprattutto di mettere a fuoco i molteplici aspetti del problema e possibilmente suggerire terapie di particolare efficacia. E al tempo stesso intendiamo offrire un'occasione d'incontro a esponenti di diversi settori della società' uomini politici, amministratori locali, ufficiali sanitari, chimici dei laboratori provinciali, magistrati e rappresentanti dei sindacati. Così, con questo giro d'orizzonte, si avrà modo di valutare la situazione in cui ci troviamo e di cercare insieme valide soluzioni ». Una situazione che nessuno esita a definire inquietante. Si è parlato di «presa di coscienza », dell'urgenza di energici interventi per evitare un « collasso ecologico ». L'inquinamento sembra aumentare inesorabile, con un ritmo convulso, in relazione anche all'incremento della popolazione e all'intensificarsi dei consumi di energie naturali. « I livelli — osserva il prof. Croatto — salgono in modo così rapido, che ce ne accorgiamo quando i rimedi sono già diventati urgenti, inderogabili. Prendiamo, ad esempio, l'inquinamento da mercurio: in certe zone completamente idriche per lunghi tratti non esistono le condizioni per garantire una sopravvivenza anche precaria a branchi di pesci. In alcuni grandi laghi degli Stati Uniti e del Canada si è dovuto proibire la pesca. In casi del genere, il riflesso sulla società, sulla vita economica, fa davvero paura ». Corsi d'acqua che vanno morendo, come certi fiumi, trasformati in livide fognature a cielo aperto. Anche alcune materie prime, con i consumi sfrenati e gli sperperi, rischiano l'esaurimento. Secondo il giudizio degli esperti, entro i prossimi 15 anni si potrebbe toccare il fondo delle disponibilità di piombo, di zinco. « Le possibilità di uscire dalla crisi — dice il prof. Croatto — ci sono, ma occorre darsi da fare subito, non si può restare a guardare desolati quel che sta accadendo, perché intanto il sistema continua a crescere con tutti i suoi problemi. Vi sono inquinamenti già molto gravi, come la carica di sostanze organiche in certi fiumi, che ormai non hanno più capacità di depurarsi, e si sono avuti casi drammatici di veleni finiti nelle falde idriche. A questo punto si può dire che non esista più la differenza tra ricchezza e bene in senso comune, perché adesso in determinate zone sono diventate delle rarità anche l'acqua e l'aria pulite». La terapìa che si propone è un programma organico di interventi che tenga conto di tutte le prospettive, calcoli il futuro, preveda i mutamenti di situazione in rapporto con lo sviluppo delle attività e con l'aumento della popolazione. « Non bastano filtri e depuratori, occorre un piano di difesa più vasto ». Il prof. Vincenzo Caglioti, presidente emerito del Consiglio Nazionale delle Ricerche, inserisce l'inquinamento in un panorama più ampio di problemi, quali la gestione delle risorse naturali secondo criteri di economia ambientale. Gli studi comportano un approfondimento di conoscenze giudicate ancora lacunose. « Con la relazione sull'ambiente presentata dall'Eni nel giugno scorso ad Urbino — dice il prof. Umberto Belluco, della facoltà Chimica industriale di Venezia — si è inteso fornire al Paese un quadro della conoscenza dei problemi del nostro territorio in rapporto col suo degradarsi in seguito all'intervento dell'uomo da una parte e del suo disinteresse dall'altra. Senza entrare nel merito delle responsabilità, la relazione presentata ad Urbino ha messo in evidenza, con la chiarezza dei dati raccolti, quanto la malattia di cui soffre il nostro territorio dipenda da un fatto costituzionale, di fondo, e quanto invece dipenda da una inqualificabile e colposa noncuranza del malato stesso, cioè di tutte le forze che agiscono nel tessuto socio-economico e culturale del Paese. Urbino ha anche denunciato, indirettamente, gravi carenze nella gestione dell'ambiente da parte dello Stato il quale, pur disponendo di qualificati e idonei organi per l'acquisizione di informazioni tecniche e scientifiche, non riesce poi ad esprimersi adeguatamente nella fase della sintesi in cui queste informazioni devono essere raccolte, valutate ed elaborate per diventare quindi uno strumento operativo per il legislatore». Se è vero che il modello di sviluppo di im Paese, si è osservato, è espressione diretta del suo momento politico, rimangono a varie componenti la società, ed in primo luogo a scienziati e tecnici, importanti possibilità di intervento teso a « forzare » verso obiettivi di reale progresso per quanto riguarda soprattutto la condizione di vita dell'uomo in rapporto con il suo ambiente. Giuliano Marchesini

Persone citate: Croatto, Ugo Croatto, Umberto Belluco, Vincenzo Caglioti

Luoghi citati: Bressanone, Canada, Padova, Stati Uniti, Urbino, Venezia