Eddy, giornata storia

Eddy, giornata storia La sconfitta non è un disastro per Passo belga Eddy, giornata storia (Dal nostro inviato speciale) Barcellona, 3 settembre. Un campionato mondiale di ciclismo è sempre una lotteria: 10 si pub vincere senza averlo ' eritato, lo si può perdere pur .ndolo meritato ampiamente, perché uno solo trionfa a gli altri sono battuti, anche se la graduatoria del valori esce fuori solo dalla piccola, ma nello stesso tempo enorme, differenza nell'ordine d'arrivo. Questo spiega la pazza gioia di Gimondi e di tutto il « clan » italiano per l'inatteso trionfo iridato del bergamasco, colto ieri sul circuito di Montjuich, ma spiega pure le lacrime di rabbia di Merckx, che ha perso la possibilità di conquistare il suo terzo titolo mondiale negli ultimi duecento metri. Il dramma di Eddy, è chiaro, finisce qui. Sarebbe prematuro ipotizzare, da una sconfitta come questa, in volata, dopo aver retto fino all'ultimo le redini della corsa, il tramonto di un campione. Merckx ha ventotto anni, nella sua ormai lunga carriera ha già richiesto al suo fisico pur perfetto degli sforzi incredibili, ma questo non significa necessariamente che la sua macchina atletica sia orciai del tutto logora. Quanto ha fatto II « leader > della Molteni In questa stagione, nel periodo compreso tra il Giro di Sardegna e 11 Giro d'Italia, costituisce una prova indiscutibile di efficienza, pari alla propria fama. Dopo il Giro, Merckx, disertando il Tour de Franca, si è volontariamente isolato, restando estraneo alle molte prove In linea, soprattutto in Italia, alle quali avrebbe potuto partecipare, ed accontentandosi di rifinire la propria preparazione all'obiettivo mondiale con una lunga serie di « kermesses », senz'altro combattute, ma in genere su distanze nettamente inferiori ai duecento chilometri. Forse questo è stato un errore, forse è dipesa da questo tipo d'allenamento la mancanza di « fondo » che ha reso Eddy Incapace di reagire al rabbioso sprint finale di Gimondi. Un errore, una giornata storta, non un disastro. Quando, nell'undicesimo giro, il carosel¬ lo irridato è uscito dalla fase di attesa, è stato proprio Merckx a creare, con possenti sgroppate in testa alla fila dei fuggitivi, il vuoto tra questi ed il plotone. E' stato ancora lui a provocare, con furibondi scatti su ogni rampa, la selezione che ha ridotto l'avanguardia a sole quattro unità. Negli ultimi chilometri, quando il giovane Maertens, consapevole di aver già speso molto e di aver poco da sperare in uno sprint senza accordi, lo ha pregato di rinunciare ad ulteriori offensiva In cambio di un pieno appoggio nella volata, Eddy ha avuto il torto di credere ancor troppo in se stesso, di ricordare troppo Mendrisio, una reminiscenza da autosuggestione, che lo ha convinto di poter ancora una volta imbavagliare le ambizioni di Gimondi. Felice, invece, ha superato se stesso, mostrando al momento giusto quali riserve avesse ancora il suo fisico, tetragono alla fatica. La sua non è stata certo una volata da manuale degli sprlnters, ma lui pedalava ancora con una certa scioltezza, mentre gli altri, il giovane Maertens compreso, spingevano, si può dire, I pedali con le ginocchia. Un trionfo cristallino, ineccepibile, che costituisce un atto di giustizia nei confronti di un campione che da quando, nel 1965, è balzato alla ribalta professionistica vincendo II Giro di Francia, è stato il porta¬ bandiera del ciclismo italiano, l'unico in grado, sempre, di reggere il confronto con gli assi stranieri e con lo stesso Merckx. Il riscatto del nostro ciclismo, nei monte '' di maggior crisi, si lega sempre ad una impresa di Gimondi, trovatosi a volte ad essere contemporaneamente generale e soldato di un esercito in rotta. I campioni più popolari sono quelli che sanno esaltare i tifosi su qualsiasi terreno: Gimondi ha vinto I Girl in Italia, in Francia, in Spagna, ha vinto a cronometro, in salita, in pianura, ha vinto una Parigi-Roubalx, considerata il campionato mondiale delle « classiche » in linea. La maglia iridata costituisce, quindi, per lui, non solo il coronamento di una stagione particolarmente positiva, ma un premio finale per il compendio di una brillantissima carriera, una specie di liquidazione maturata in nove anni di vita al servizio del ciclismo. Una liquidazione che non vuol dire tuttavia che Gimondi, anche se compirà trentun anni il 29 di questo mese, sia maturo per la pensione. La maglia iridata è in buone mani: Gimondi, il corridore più popolare In Italia, perché, oltre ad essere il più bravo, è anche il più onesto ed il più coscienzioso professionista, saprà essere degno anche nella prossima stagione di un titolo mondiale che tutti gli Invidiano ma nessunogli discute. Gianni Pignata Merckx Bruna

Luoghi citati: Barcellona, Francia, Italia, Parigi, Sardegna, Spagna