"E' come se avessi vinto io" di Maurizio Caravella

"E' come se avessi vinto io" Il c. t. Defilippis risponde a chi lo aveva contestato "E' come se avessi vinto io" "Certe critiche fanno male, anche se io ho le spalle larghe" - "La squadra è stata perfetta, tutti hanno lavorato per Gimondi: è segno che avevo ragione" Nino Defilippis: quando correva era un po' matto, un tipo tutto genio e sregolatezza. Era capace di arrivare primo e poi subito dopo ultimo, e magari nella corsa successiva tornava a vincere: se si svegliava bene, era una furia: se si svegliava male, su di luì non si poteva contare. Con lui le corse non erano mai • logiche ». perché Nino era un tipo Imprevedibile, gli altri lo guardavano in faccia per cercare di scoprire i suoi umori, e quasi mal ci riuscivano. E nessuno, forse, pensava che un tipo così avrebbe potuto un giorno diventare commissario tecnico degli azzurri: sembrava che avesse difficoltà a guidare se stesso, figuriamoci gli altri. Quando gli hanno dato la carica di et., qualcuno subito ha detto: ma come. Ricci ha portato Adorni al trionfo di Imola e Basso a quello di Gap, perché toglierlo dai professionisti e mettere al suo posto un ex corridore che da tanto tempo è ai margini dell'ambiente? Era una responsabilità grossa, per Nino. Fallire significava dar ragione ai suoi detrattori, che non erano molti ma erano decisi. No, non doveva fai lire, doveva battere Merckx. Ha pensato al modo di riuscirci per un sacco di tempo, chi lo conosce bene dice che I problemi della squadra azzurra fossero dei veri e propri incubi, per lui. Era abituato a improvvisare, quando correva, ed ora invece doveva ragionare, studiare tutto nei dettagli. Parlava poco, ma ascoltava molto, anche le voci di corridoio, che a volte sono le più vere. Si è accorto che gli azzurri non volevano Motta in squadra, ha capito che con Motta c'era II pericolo di discordie: e allora lo ha escluso, e a chi gli diceva che una decisione del genere gli avrebbe procurato un sacco di critiche, lui rispondeva che aveva le spalle larghe. Dancelli pedalava plano? Fuori anche Dancelli, è chiaro. Defilippis diceva: « Gli azzurri a vita non esistono ». Ci voleva un tipo coraggioso, e Nino coraggio ne ha sempre avuto do vendere, fin da quando rischiava la pelle ad ogni sprint. Battere Merckx? Quasi impossibile, ma per Nino la parola « Impossibile » non esiste, esistono so/o fatti più o meno probabili. Ma chi poteva riuscire a superare Il « mostro »? Basso forse no, su un circuito del genere uno sprinter puro ha poche possibilità di spuntarla, ci vuole un campione completo. Bitossi? Zilioli? Defilippis ha deciso di giocare la carta Gimondi, di Impostare la squadra su di lui. Nino pensava che sul Montjuich occorresse un fondista, e Felice doti di fondo ne ha sempre avute parecchie. E dopo una corsa lunga e dura, ci voleva un uomo capace di fare uno sprint di potenza, una di quelle volate in cui gli specialisti servono a poco, perché con novanta probabilità su cento sono indietio. Insomma, Gimondi era l'uomo giusto, era il « duro » di cui Nino aveva bisogno. Prima del • mondiale » c'era la Coppa Agostoni e qualche amico aveva detto a Defilippis: « Non ci andare, vai a finire proprio nella tana del lupo, quelle sono le strade di Motta ». E lui aveva risposto: « Se non ci andassi farei co- me quello che tira il sasso e nasconde la mano, invece io il sasso l'ho tirato perché volevo tirarlo e me ne assumo la responsabilità. Non mi mangeranno mica ». Non lo hanno mangiato, ma I « fans » di Motta lo hanno Insultato, fischiato, pare che qualcuno abbia persino tentato di aggredirlo. Ma lui non se l'è presa: ■ lo ero in pace con la coscienza e quello mi bastava. Il resto sono chiacchiere, che mi entrano da un orecchio e mi escono dall'altro ». Poi, quando c'è stata la fuga decisiva, e Gimondi è stato pronto ad entrarci con Battaglin, Defilippis ha gridato agli altri azzurri in gruppo: » Ragazzi, di qua non deve uscire più nessuno. Felice vince, ve lo dico io ». Era un rischio: perché in quella fuga c'era Merckx, che poteva tentare di andarsene all'ultimo giro o magari battere tutti in volata; c'era Martens, un ragazzino di ventun anni che aveva vìnto tre corse in quattro giorni, poco prima del « mondiale »; c'era Perurena, che allo sprint dà fastidio a parecchi: e poi c'erano Ocana e Zoetemelk, che sono campioni veri. Gimondi, sulla carta, poteva essere battuto; non era neppure escluso che non arrivasse neanche alla medaglia di bronzo. In tale compagnia. Ma chi non rischia non vince, e a quel punto Defilippis doveva rischiare, anche a costo dì farsi dire poi che aveva sbagliato tutto. Ma non aveva sbagliato nulla, perché In testa sono rimasti In quattro, e fra i quattro, sulla linea d'arrivo, è sbucato fuori proprio Gimondi, che aveva corso con astuzia, senza spremersi troppo. Come voleva Defilippis. Ora Nino dice: « Non so se è più contento Gimondi o sono più contento io, mi sono preso una grossa rivincita. C'erano stati persino degli italiani, disseminati lungo Il percorso, che urlavano parolacce al nostro passaggio. Incredibile. E' come se avessi vinto io. E' brutto lavorare con coscienza, senza fare dei favoritismi, e poi ricevere delle critiche cattive. Fa male, credetemi, anche se si finge di non dar retta a nessuno. Si ha dell'amarezza, dentro, e una gran rabbia. La squadra ha funzionato a meraviglia, abbiamo vinto, gli azzurri hanno fatto causa comune, dimenticando I loro interessi personali. E 'la miglior dimostrazione che avevo ragione ». Certo, per vincere ci vuole anche un po' di fortuna, ma la fortuna aiuta chi ha coraggio, non chi si limita a seguire la corrente per avere sulle spalle poche responsabilità. Defilippis ha dato una scossa all'ambiente, eliminando ogni compromesso e dando un taglio netto, quando era II caso di darlo. Gimondi ha detto: « Se ho vinto in gran parte è merito suo, ha avuto la forza di lasciare a casa corridori che magari andavano abbastanza forte, ma che potevano rompere l'armonia della squadra ». Certo, con Motta a ruota Felice quasi sicuramente sarebbe stato più nervoso, meno sicuro di sè. E le critiche lasciano il tempo che trovano, come dice giustamente Defilippis lui preferisce parlare con I fatti. E poi ha le spalle larghe. Maurizio Caravella Il c. t. Nino Defilippis soddisfatto con Basso, Bitossi e Zilioli

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