Fantasia ariostesca dell'ultimo Petrassi di Massimo Mila

Fantasia ariostesca dell'ultimo Petrassi Alle Settimane Musicali di Siena Fantasia ariostesca dell'ultimo Petrassi "Ala" per flauto e clavicembalo, un capolavoro del musicista eseguito da Severino Gazzellonì - Novità di Paolo Castaldi e rare composizioni di Paganini (Dal nostro inviato speciale) Siena, 3 settembre. Nell'austera chiesa di San Domenico è stato tenuto a battesimo l'altra sera un puro capolavoro di Goffredo Petrassi: Ala per flauto e clavicembalo. Al suo terzo contatto col più ingenuo degli strumenti a fiato, che l'arte di Severino Gazzelloni ha trasformato nel più malizioso complice dell'avanguardia, il compositore ha fatto centro. « Ala » supera il precedente « Soufflé » per flauto solo e, secondo me, anche il pur importante «Concerto» per flauto. Del tutto sparito quel olima di omaggio a Debussy che pareva d'avvertire in « Ala » macina farina propria ed è totalmente ricondotto nel clima di effervescente magia sonora che è proprio dell'ultimo Petrassi. La grande trovata è, naturalmente, l'associazione del eia- cembalo al flauto. D'un effetto cosi sicuro che, vien da pensare, il compositore, cosi schivo d'effetti a buon mercato, avrà perfino avuto difficoltà a risolversi: « Soufflé » è, nel senso del « pari » acrobatico, della scommessa temeraria, una più difficile prova. Ma « Ala » giustifica a meraviglia quell'ombra di superbia che ci può essere nel titolo. Alata veramente, e si potrebbe dire, ariostesca la fantasia che conduce le avventure dell'ottavino e del flauto a rasentare precipizi paurosi attraverso una catena di svolazzi, d'arpeggi, di brevi trilli, con tutto l'arsenale degli effetti esecutivi di cui Gazzelloni è maestro: frullati, colpetti della mano sullo strumento, soffi esangui, quasi radiografie sonore. li sotto, il timbro incantato del clavicembalo (che suonava degnamente Giancarlo Cardini) apre cascate e frane; con un accordo o con una nota grave invita l'altro strumento alla serietà, alla meditazione, invito quasi sempre disatteso, che quello scappa per la tangente e riprende le sue capriole. Quando per un attimo, verso la fine del pezzo, parrebbe che finalmente il flauto sia rinsavito, ed all'inizio d'una lenta e assorta melodia tu stai per dire: « .Ecco, di nuovo l'omaggio al flauto di Debussy », macché, è secondo le parole dell'autore « un canto di culla della campagna romana» che ci viene incontro in una specie di felliniano ricordo d'infanzia. Esecuzione vibrante, strepitosa, di Gazzelloni, ed un trionfo per autore ed interpreti. Nello stesso concerto ha avuto luogo la prima esecuzione di cinque « Discanti » di Paolo Castaldi, « per canto fermo e dieci strumenti », affidati alla corale Guido Monasco di Prato, diretta da Roberto Gabbiani e a dieci strumenti diretti da Jeffrey Jones. Dimessa l'abituale propensione agli scherzi musicali, il compositore milanese ha associato frasi di canto gregoriano (voci maschili all'unissono), non citate dal repertorio, ma reinventate in assoluta serietà, con interpunzioni strumentali moderne, ma rispettose. Si può deplorare che sia stata eseguita solo metà della composizione, e non cinque « Discanti » alla fine della prima parte del concerto, e cinque all'inizio della seconda, come prescrive l'autore. Ma a dire il vero, egli non sembra essersi preoccupato di varietà nella successione dei pezzi e forse bisogna davvero degustarli a piccole dosi, come raccolta antologica di tavolette sacre. A queste composizioni moderne si accompagnava, nello stesso concerto, una riesumazione di composizioni di Paganini che in questi giorni j j I stanno ritornando alla luce. Violinismo acrobatico L'inno patriottico con variazioni e il Cantabile con variazioni, entrambi per violino e chitarra, di modesto contenuto musicale, ma buon pretesto per sfoggiare la spavalda bravura di Salvatore Accardo, accompagnato con sapiente musicalità da Alirio Diaz. Più interessanti le composizioni dove il violino non c'è, come la Serenata in do maggiore per viola, violoncello e chitarra, oppure è scavalcato in importanza dalla viola (il bravo Dino Asciolla), come il Quartetto n. 15 per violino, viola, violoncello e chitarra, quarto tra cotanto senno il violoncellista Rohan De Saram. Sono composizioni squisitamente cameristiche, destinate agli svaghi musicali di qualche bella contessa cui Paganini insegnava i chitarra, tenendo lui, secondo un suo noto capriccio, la viola. Eseguirle in chiesa (e che chiesa! di domenicana autorità) è una vera contraddizione in termini. Ciò non ha impedito che il pubblico le accogliesse con entusiasmo, trascinato dall'eccellenza delle esecuzioni. Ieri sera, al Teatro dei Rinnuovati, concerto sinfonico diretto dal compositore Vieri Tosatti, alla testa dell'orchestra della Settimana musicale senese, col Coro del Maggio j Musicale Fiorentino istruito j dal n.aestro Roberto GabbiaI ni. Oggetto, il recupero di pagine poco note di Gluck e Traetta, secondo un criterio storiografico che frattanto viene teoricamente illustrato da un erudito convegno musicologico nella nuova e bella sede della facoltà di lettere. Il convegno ha un tema specialisticamente ristretto, «Gluck e la cultura italiana nella Vienna del suo tempo», ed è stato brillantemente aperto dalla prolusione di Enrico Fubini sui presupposti estetici e letterari della riforma di Gluck. Nel concerto, nessuna scoperta sensazionale. Bellissima, com'era universalmente noto, la partitura del balletto di Gluck Don Juan; nell'ultimo dei numerosi orchestrali che la costituiscono risuonano le note minacciose del second'atto di Orfeo ed Euridice. Nobilmente noiosa, invece, la partitura dell'altro balletto Semiramide. Di Traetta si è riascoltata con soddisfazione la prima scena del second'atto di Antigone, eseguita tutta intera undici anni fa al Maggio musicale senza entusiasmare nessuno: ma questa scena non manca di valore, quasi anticipando «Casta diva» nella sua belliniana mescolanza di soprano e coro. Niente più che dignitoso artigianato una scena deWIfigenia in Tauride. Applaudite soliste il soprano Maria Parazzini e il mezzosoprano Carmen Gonzales. Massimo Mila

Luoghi citati: Siena, Vienna