Perché l'urto Cina-Urss

Perché l'urto Cina-Urss Perché l'urto Cina-Urss Nemmeno lo scisma ha dunque portato alla normalizzazione dei rapporti fra la Cina e l'Unione Sovietica. Ciascuna di queste due grandi potenze comuniste può intrattenere relazioni normali, persino di cooperazione, con le potenze « capitaliste » occidentali, compresi gli Stati Uniti d'America, benché esistano acuti motivi di rivalità. Il rapporto di « coesistenza fra regimi diversi », che è del resto del tutto normale nella prassi internazionale, non è reso impossibile dalla teoria comunista della rivoluzione mondiale, benché questa abbia inevitabilmente reso assai difficili, per decenni, relazioni amichevoli con le Nazioni occidentali, insidiate dalla strategia rivoluzionaria. Neanche i più gravi contrasti d'interesse nazionali (evidenti fra Cina e Stati Uniti in Asia) impediscono che vi siano periodi o aree di incontro pacifico e persino di cooperazione. La sola eccezione, nel quadro di una diffusa « normalizzazione » dei rapporti internazionali in questi anni, sembra essere rappresentata dalla Cina e dall'Unione Sovietica. La loro ostilità non si placa, giunge addirittura a suscitare rischi di guerra atomica. Perché? La spiegazione è stata giustamente additata in una molteplicità di ragioni. Vi è un conflitto territoriale che riguarda, potenzialmente, regioni immense; vi è un contrasto naturale per l'esercizio di influenza politica in zone dell'Asia che interessano l'una e l'altra superpotenza; vi è un precario equilibrio di potenza atomica, che, prima di stabilizzarsi, suscita pericolosissime tensioni. Le stesse motivazioni sostanziali erano già alla radice del conflitto fra Mosca e Pechino nei tardi Anni Cinquanta (a cominciare dal rifiuto di Kruscev di fornire a Mao, come si era impegnato per trattato, un modello di bomba atomica). Ma si può osservare che, allora come ora, l'esistenza di conflitti d'interesse praticamente identici non ha impedito l'instaurarsi di rapporti inter-statali «normali», talvolta anche amichevoli, fra l'Urss e l'America, ed ora anche fra l'America e la Cina. Perché la rottura è stata invece così violenta, perché la tensione è ancora così grande, fra Cina e Unione Sovietica? La ragione principale emerse con sufficiente chiarezza al momento dello «scisma» cinese, o forse sarebbe meglio dire della «scomunica» di Pechino da parte di Mosca, negli anni fra il 1959 e il 1961. I Cinesi non nascosero che il gruppo dirigente sovietico aveva cercato di intervenire negli affari interni del partito cinese appoggiando il «revisionista» maresciallo Peng Tehhuai contro Mao e Liu Sciaochi. Peng Teh-huai fu liquidato nel settembre del 1959: il suo posto di ministro della Difesa fu preso da Lin Piao (allora astro emergente). Simultaneamente, però, erano i Cinesi a «pescare nelle acque territoriali altrui», com disse Kuusinen al XXII Congresso del Partito Comunista sovietico (autunno '61, Mosca) ; ossia, Mao cercava di sostenere lo «stalinista» Molotov per creare difficoltà a Kruscev. Dall'una come dall'altra parte vi era dunque, fra governi guidati da «partiti fratelli» appartenenti allo stesso «movimento», un'inevitabile interferenza, che l'una e l'altra parte trovavano però intollerabile. Non era possibile creare un «campo comunista policentrico» (come allora proponevano, per esempio, i Comunisti italiani), perché ciò non avrebbe permesso di mantenere, in ciascun Paese, dei «partiti monolitici»; era perciò preferibile lo scisma, nonostante il suo immenso costo politico per ciascuna delle due superpotenze, all'interferenza reciproca. A distanza di oltre un decennio da quegli avvenimenti, bisogna però dire che neppure lo scisma ha risolto niente. Accade, cioè, inevitabilmente, che ogniqualvolta vi è una lotta di potere in Cina, il capo dell'opposizione diventa, automaticamente, l'«uomo di Mosca»: ciò che era accaduto a Peng Tehhuai accadde poi al Presidente della Repubblica Liu Sciao-chi, e quindi di nuovo al maresciallo Lin Piao: anche se ciascuno di costoro era rivale del suo predecessore, e quale che fosse la posizione «ideologica» da loro sostenuta in politica interna o in politica estera. Non vi sono molti dubbi sul fatto che Mosca ha effettivamente continuato a «pescare nelle acque territoriali» dei Cinesi; questi hanno cercato di fare lo stesso nei confronti del blocco sovietico. Se non sono più riusciti a insinuare cunei all'interno del gruppo dirigente del Cremlino ciò non significa che non cercheranno di farlo, quando se ne offrisse l'occasione; intanto hanno appoggiato ora la Polonia, ora la Cecoslovacchia, ora l'Albania, ora la Romania, cercando di far presa su ogni motivo di divergenza all'interno del blocco dominato da Mosca. In queste circostanze, non si vede davvero come le relazioni cino-sovietiche possano essere «normalizzate»: non dimentichiamo che prima che si «normalizzassero» le relazioni fra l'Urss, potenza «rivoluzionaria» e «revisionista», e gli Stati occidentali, dovettero trascorrere dei decenni: e neanche oggi la «normalizzazione» (intesa come ritorno al principio base della politica internazionale, che gli Stati possono contrastarsi e magari farsi guerra, ma riconoscendo l'intangibilità dell'identità altrui e senza cercare di sovvertire il sistema di potere della potenza rivale), è affatto compiuta. Anzi, proprio il ravvicinamento, proprio gli accresciuti contatti, in una parola la «distensione», suscitano timori di «sovversione»: li suscitano, almeno, nelle rigide società chiuse dell'Europa sovietica, non nelle libere società occidentali, che a questo tipo di «sovversione» sono da lungo tempo abituate e non Io temono, anzi ne traggono stimolo a rinnovamenti necessari, secondo la logica del sistema di potere democratico. Ben diversa è la logica del sistema di potere comunista, totalitario, rigido e fragile, identico, in queste sue caratteristiche fondamentali, in Cina e nell'Unione Sovietica. Il contrasto statale fra queste due potenze colossali acquista così caratteristiche del tutto nuove (a meno di voler risalire a certi schemi delle guerre di religione, o delle guerre di successione, nell'Europa di qualche secolo fa), e si rivela particolarmente insanabile e pericoloso: perché non sono in gioco soltanto interessi nazionali, ma direttamente il potere dei dirigenti sovietici e di quelli cinesi. Nell'epoca atomica, questo conflitto inter-statale di nuovo tipo è estremamente preoccupante. y

Persone citate: Kruscev, Lin Piao, Mao, Molotov, Peng Teh-huai, Peng Tehhuai