Le ragazze, i feroci pirati ed il giuoco degli scacchi

Le ragazze, i feroci pirati ed il giuoco degli scacchi Le ragazze, i feroci pirati ed il giuoco degli scacchi Venezia, 1 settembre. Per alcuni istanti la folla, che si assiepa ai balconi dei palazzi patrizi sulle « fondamente » e sui ponti del Canal Grande ammutolisce. Nove imbarcazioni, ognuna con due rematori e contraddistinta da un colore, sono allineate, « messe in riga » e attendono il via. Sarà una gara senza respiro, le prue agili dei « gondolini » lagneranno l'acqua per sette chilometri, dai Giardini Napoleonici attraverso il Canal Grande fino a Santa Lucia per tornare a Ca' Foscari, fino a un palco chiamato « macchina » dove il vincitore riceverà la « bandiera ». La regata storica è una festa che è soprattutto tradizione di agonismo, e avrà così il suo momento più eccitante. Prima, da Ca' Giustinian a Santa Lucia sino a Ca' Foscari si avrà il corteo ufficiale con barche addobbate e in mezzo l'aureo bucintoro, lo scafo che un tempo trasportava il Doge. Nella basilica di San Pietro di Castello, allora Cattedrale di Venezia, il 31 gennaio 940, come ogni anno dalla fondazione della Serenissima, si celebravano la messa, l'anniversario della traslazione del corpo dell'evangelista Marco e i matrimoni degli sposi poveri. Anche quello doveva essere un giorno di gioia: nella chiesa una folla enorme col Doge e le alte cariche della Repubblica assisteva alla messa celebrata dal vescovo Pietro Tribuno. La sorveglianza sul mare si era allentata, ne approfittarono sciabecchi di pirati slavi che entrarono in Laguna senza essere scorti. Sbarcati presso San Pietro, i predoni fecero irruzione nel tempio e, armi alla mano, rapirono le giovani spose. Romolo e il suo pugno di rozzi guerrieri aveva fatto scuola: i veneziani però non erano i sabini e superata la sorpresa organizzarono la caccia. Un giorno e una notte di mare, poi, all'altezza di Santa Margherita di Caorle, nell'Adriatico del Nord, gli scafi raggiunsero i pirati. Bat¬ taglia breve e sanguinosa, i nemici uccisi e le fanciulle ricondotte il 2 febbraio a Venezia. Da allora il fatto è celebrato dalla « regata » con il corteo e le gare. La tradizione di sfarzo del corteo che precede le gare è un po' decaduta, benché ancor oggi molti addobbino le dimore patrizie che si affacciano sul Canal Grande e le barche che partecipano alla « processione ». Si trova, ogni prima domenica di settembre, il vecchio entusiasmo, i vogatori superano se stessi impegnandosi in una corsa mozzafiato, f Il duello Marostica, 1 settembre. Una partita a scacchi, si sa, e scontro, battaglia dove intelligenza e astuzia sottile si sostituiscono alla forza, alla brutalità. Si dice che nell'Estremo Oriente molte guerre furono decise da confronti alla scacchiera. Almeno una battaglia, nella tormentata storia del nostro Rinascimento, venne evitata e il suo esito deciso con un duello di pedine. Accadde a Marostica nel 1454 e la città ne conserva geloso ricordo. Una partita eccezionale, giocata davanti a una folla di mancati militari con pedine ed un'alta posta in palio. Dicono che due gentiluomini, Rinaldo di Angarano e Vieri da Vallonara, avessero perso la testa per i begli occhi della bionda Lionora, figlia del castellano Taddeo Parisio. La fanciulla aveva idee poco chiare e tardava a fare una scelta. Inevitabile lo scontro, spade alla mano, che avrebbe deciso chi doveva morire e chi sposarsi. E forse avrebbe anche provocato una guerra con tutto il suo carico di lutti. Il castellano, uomo saggio e con due figlie da maritare, ricordò una « ducale » di Cangrande Della Scala con la quale era proibito ogni scontro con « arme da ponto e da tajo », cioè era vietato l'uso delle armi. Ai due aspiranti sposi non rimase che affrontarsi nel gioco aristocratico e difficile, un tempo riservato solo ai cavalieri. Per non creare malcontento, poi, il castellano promise allo sconfitto la mano dell'altra figliola che, più matura, rischiava di rimanere zitella. La tradizione orale, unica fonte sulla quale si basa la storia, trascura il risultato dello scontro salvo per il particolare che entrambi « li cavalieri » si trovarono ammogliati. Un racconto che Marostica ha conservato per generazioni. Poi si decise di ripetere lo scontro e il selciato della piazza del Campo Grande del Castello da Basso, intarsiato a grandi quadrati di marmo bianco e pietra rossa dell'altopiano, divenne immensa scacchiera sulla quale si sarebbero mosse, come un tempo, le pedine « vive ». La prima partita fu giocata il 2 settembre 1923 e si decise di ripetere la celebrazione ogni anno pari; fa eccezione quest'anno « cinquantenario » della moderna partita a scacchi. Si gioca davanti ad una scacchiera normale, su un palco, e ogni mossa è gridata in dialetto veneziano del '500 da un araldo ai cui ordini si muovono le pedine. Non sono scontri improvvisati, ma vengono riproposti i vecchi confronti fra i grandi maestri che tennero sospeso il fiato degli appassionati di un tempo. Stavolta sarà presentato l'assalto immortale noto come « sempreverde », che il maestro austriaco Schlcchter condusse contro il connazionale Fleissig nel 1891 e vinse in 21 mosse sacrificando torri e regina. La piazza è suggestiva. Attorno al « campo » sono stati montati palchi e tribune con 3500 posti a sedere. Saranno esauriti per gli spettacoli serali di sabato 8 e domenica 9: il prezzo dei biglietti per assistervi è di 5000 lire per i palchi e 2000 per le tribune; per l'unico spettacolo diurno alle 17 di sabato il costo è di 3000 e 1500 lire. Precederanno la « partita allo nobile gioco degli scacchi » un carosello storico con 400 figuranti e 30 cavalieri e un corteo con le ambascerie delle città venete e degli sbandieratori dei borghi e sestieri fiorentini. Per quarantott'orc a Marostica si vivrà nel passato.

Persone citate: Angarano, Cangrande Della, Foscari, Taddeo Parisio, Vieri

Luoghi citati: Caorle, Estremo Oriente, Marostica, Venezia