Una fruita di manodopera dalla Turchia alla Svizzera? di Remo Lugli

Una fruita di manodopera dalla Turchia alla Svizzera? E' stata scoperta dalia polizia al confine italiano Una fruita di manodopera dalla Turchia alla Svizzera? Un medico greco, arrestato a Lui no, procurava a operai turchi falsi certificati di residenza in Italia - Il documento permette di trovare lavoro in territorio elvetico - Pare che un'organizzazione pretenda grosse tangenti sulle paghe ■ Indagini in entrambi gli Stati per scoprire i colpevoli (Dal nostro inviato speciale) Luino, 1 settembre. Nel carcere di Luino c'è, in arresto, un medico greco. E' accusato di falso materiale e falso ideologico. La vicenda sembra avere risvolti foschi, probabilmente sconfina nella tratta dei bianchi. Le vittime sono turchi, gente sventurata che ha lasciato la propria terra per venire a cercare nei Paesi più ricchi un lavoro che sollevi dalla miseria. Si sa, ad esempio, quanto è ambita un'occupazione in Svizzera. Nell'arco alpino che va da Domodossola a Sondrio ci sono dai venti ai venticinquemila frontalieri: uomini e donne che risiedono in Italia e ogni mattina vanno a lavorare in Svizzera per. tornare indietro la sera. Gli svizzeri concedono abbastanza facilmente il lavoro ai frontalieri perché la loro presenza non grava sulle infrastrutture elvetiche. Devono però dimostrare di essere in possesso d'un certificato di residenza in uno dei comuni italiani di frontiera. Ecco il nocciolo della vicenda: i turchi, per poter lavorare in Svizzera, hanno finto di risiedere in Italia esibendo dei documenti falsi che avevano ricevuto dal medico greco. La trafila dello sfruttamento è lunga, parte dalla Turchia. Ci sono contadini e piccoli proprietari che, desiderosi di venire a lavorare in Europa, vengono indotti a vendere i loro averi per poter ottenere, in cambio d'una somma che è sempre sproporzionata alla contropartita, il passaporto, il biglietto dell'aereo e una certa quantità di valuta straniera in marchi o franchi svizzeri. Gli intermediari che agiscono in Turchia sono i primi a speculare sulla pelle degli emigranti i quali, spediti allo sbaraglio in Svizzera, in Austria o in Germania, devono lottare per ottenere un posto di lavoro e quando lo hanno trovato sono costretti, a quanto pare, a pagare delle tangenti sulle paghe ad altri sfruttatori. Intorno al 20 agosto scorso la polizia svizzera è venuta nella determinazione di espellere un gruppo di turchi che erano stati coinvolti in una rissa e li ha accompagnati al confine dal quale risultavano provenienti. Il giorno 22, al valico italiano di Ponte Tresa, un carabiniere, mentre controllava i documenti d'uno di questi turchi, ha trovato, in mezzo alle pagine del suo passaporto, un certificato di residenza rilasciato dal comune di Cremenaga, che è vicino a Luino. Insospettito, ha fermato l'uomo, Mutem Nedim, di 30 anni, da Istambul. Un'immediata indagine ha permesso di accertare che in quel comune non risiedeva alcun turco. Il Mutem è stato arrestato per uso di documenti falsi e processato per direttissima il giorno 27 agosto dal vicepretore di Luino, avv. Vincenzo Viazzo. Il Mutem, difeso dall'avvocato Marco Napoli, pure di Luino, ha detto di avere ottenuto il documento da un medico italiano; comunque, di non averlo usato in Italia. E' stato quindi assolto con formula piena. C'era da scoprire chi era quel medico che aveva procurato il certificato falso. C'è riuscito il maresciallo dei carabinieri di Luino, Sebastiano De Duro. Quello che era stato indicato come un dottore italiano è in realtà greco: si chiama Alexsios Parthenaidis, è nativo di Kos, nel Dodecanneso, ha 33 anni e ha studiato a Roma. Ha svolto per qualche tempo servizio all'ospedale di Bellinzona, poi s'è trasferito a Lugano in attesa di entrare all'ospedale di quella città. E' stato arrestato giovedì scorso mentre stava per entrare in Italia dal valico di Ponte Tresa. I carabinieri avevano in mano delle pesanti dichiarazioni del turco Mutem e d'un altro suo connazionale. Mutem aveva detto che il medico aveva fornito i documenti falsi ad una trentina di suoi compagni, ricevendo in cambio da ognuno di essi 300400 franchi svizzeri, cioè dalle 60 alle 80 mila lire. L'altro turco aveva parlato addirittura di centinaia di certificati falsi. L'Alexios s'è difeso affermando che si era preso a cuore le sorti di quattro turchi e, disinteressatamente, aveva procurato loro quattro certificati,"riuscendo ad averli da un'impiegata del comune di Cremenaga, Zelinda Priuni, di 23 anni, da Cadegliano (Varese), la quale gliene aveva consegnati due già firmati e due in bianco. Questa mattina il vicepretore avv. Viazzo ha interrogato il medico greco e poi lo ha messo a confronto con la Pruini, che è denunciata per concorso negli stessi reati e che nega ogni cosa. Pare che l'Alexsios abbia cambiato versione, forse per salvare la ragazza: avrebbe detto che i quattro certificati li ha sottratti lui stesso approfittando d'un momento di disattenzione dell'impiegata. Gli è stato contestato di avere ricevuto per i documenti falsi compensi di 300-400 franchi ed egli si è difeso affermando che ciò è avvenuto una volta sola. « Ma non si trattava d'un compenso, ha spiegato, bensì d'un rimborso spese: quello che avevo dovuto pagare in una pensione dì Menaggìo per un soggiorno di sei giorni insieme coi quattro turchi. Ci avevano promesso che se ci fermavamo un po' ti tempo saremmo riusciti ad avere la residenza, ma alla fine ce l'hanno rifiutata e io ho risolto poi il problema a Cremenaga ». Parallelamente a questa inchiesta se ne è aperta una in Svizzera. Polizia e magistratura elvetiche ritengono che il dottor Alexsios facesse parte di un'organizzazione la quale prendeva dai turchi una tangente sui loro guadagni. Salari che, da un primo accertamelo, sembra fossero da fame, almeno in certi casi. Parecchi turchi sarebbero stati occupati in agricoltura al di fuori di ogni regolamentazione con una paga che invece di aggirarsi sui 6-7 franchi all'ora era di uguale importo, ma per tutta la gionata. i L'avv. Napoli ha chiesto per il medico la libertà provvisoria ed è facile che gli sarà concessa. Il greco ha manifestato l'intenzione di non tornare in Svizzera e di trasferirsi a Roma, dove ha dei parenti. « Secondo me, dice il difensore dell'Alexsios, non è responsabile di nulla: ha agito come un benefattore per togliere dalle difficoltà i poveri operai turchi ». Remo Lugli

Persone citate: Marco Napoli, Sebastiano De Duro, Viazzo, Vincenzo Viazzo