Cannonate in zone di tutela faunistica

Cannonate in zone di tutela faunistica LA CITTA' E LA REGIONE Cannonate in zone di tutela faunistica E' accaduto dieci anni fa, nel Gran Bosco; ora il pericolo è rappresentato solo dai bracconieri - Stambecchi nella valle di Sauze di Cesana: su quelle montagne si controlla anche un nido d'aquila - I cervi scendono a Meana e a Bardonecchia Il 14 giugno 1962 nell'« Oasi di 1 protezione faunistica > del Gran Bosco in vai di Susa, costituita dieci anni prima e ampliata nel 1959, i guardacaccia trovarono morta una cerva che aveva da poco partorito. Era stata uccisa da una scheggia di granata. Dal 7 all'11 di quel mese si erano svolte esercitazioni militari a fi"> co. Oggi fortunatamente le cose sono cambiate, i 150 cervi del Gran Bosco, I 300 caprioli, le marmotte e tutti gli esemplari di fauna alpina che vi hanno trovato l'habitat naturale sono minacciati soltanto dai bracconieri. E anche dalle automobili: quest'anno sei caprioli evasi dall'oasi sono morti sulle strade: tre su quella da Exilles a Oulx, uno rispettivamente su quelle da Oulx a Bardonecchia, da Oulx a Cesana, da Pragelato al Sestriere. Buona parte degli animali oltrepassa i confini che non hanno barriere: I cervi scendono anche a Meana a cercar cibo, ci sono famiglie stanziate in vai Chlsone, altre che si sono spinte fino a Bardonecchia. Allo scopo di una maggior tutela l'Oasi di protezione, che contava finora 3366 ettari, è stata aumentata di altri 1100 scavalcando lo spartiacque della vai Chisone e scendendo parzialmente nel territorio della riserva Albergian la cui concessione scade l'anno prossimo. Il decreto della Regione è In vigore dal 1° agosto. Il Consiglio nazionale delle ricerche suggerisce: • Sia proseguita la gestione dell'oasi secondo criteri scientifici, in particolare sia represso il bracconaggio e l'opera di ripopolamento già Iniziata sia sempre condotta secondo le possibilità e vocazioni ecologiche della zona; che essa non sia destinata a esercitazioni militari: infine si consideri la possibilità di comprendere il "Gran Bosco" tra le aree per le quali in futuro potrebbe essere studiata la creazione di parchi naturali regionali ». Il ripopolamento fu Iniziato dalla Provincia con I cervi donati dal Parco del Gran Paradiso che li aveva acquistati. Ma il Gran Paradiso non è terreno adatto a questi selvatici che non vi sopravvivono: lo è invece il Gran Bosco dove si sono riprodotti con molta prolificità. Non possono vivere invece gli stambecchi, ma essi hanno trovato II loro habitat naturale poco lontano, nella riserva del Roc del Boucher di 2400 ettari, nel vallone del Ripa sopra Cesana e Sauze di Cesana. La cresta del Roc del Boucher è alta 3285 metri, una delle più alte della vai di Susa, rocciosa con picchi dolomitici, un ghiacciaio che si va restringendo sempre più. Qui il 9 giugno 1970 la Provincia ha lanciato due maschi e una femmina di stambecchi, due giorni dopo un'altra femmina, il 18 agosto 1971 un maschio: due femmine e un maschio il 27 aprile di quest'anno e ancora, il 29 maggio, due maschi. Hanno resistito allo choc del trasferimento e si spera che entro pochi anni si formi una bella colonia. Intanto in tutta questa oasi sono stati censiti una sessantina di camosci, pernici bianche, lepri bianche, coturnici, gallo forcello, ermellino, volpi, falchi e, nella valle verso l'Argentiera, un nido di aquila. Manca il gallo cedrone, ma l'assessore all'agricoltura e foreste della Provincia di Torino, Nicastri, da anni sta tentando di introdurlo di nuovo nelle nostre valli dove è scomparso 150 anni fa, per mano dell'uomo. Fino a qualche anno fa viveva a Salbertrand un vecchio cacciatore il quale ricordava che il proprio bisnonno aveva abbattuto un cedrone nel Gran Bosco. Il nome locale è « Gran Tetrao », chiara derivazione da quello scientifico. Proprio nel Gran Bosco si è fatto due anni fa il primo esperimento di immissione del gallo cedrone nell'unico modo possibile: mettendo cioè le sue uova in un nido di gallo forcello sostituendole alle sue appena deposte. Il nido era stato individuato, le uova fornite da un allevatore torinese (che ha alcune coppie di questo volatile che sopravvive ancora nel Trentino), ma quando i guardacaccia sono andati per compiere l'operazione erano stati preceduti dai bracconieri che avevano distrutto il nido. Quest'anno non si è potuta ripetere l'operazione perché I cedroni in cattivi.à non hanno fatto uova. « Ma insisteremo — dice Nicastri — e siamo convinti di portare a termine l'operazione ». Questi tentativi dimo riteacetutezi19strano una cosa: quanto sia fa-1 Scile distruggere la fauna e quanto sia poi difficile ricostituirla. Altre oasi di protezione in provincia di Torino sono state costituite ad Avigllana, su tutto il ter¬ nlesg ritorio del lago grande, con protezione di lepri, fagiani e fauna acquatica; lago di Viverone (100 ettari in territorio di Azeglio) istituita il 24 luglio 1971 per la tutela della fauna acquatica, stanziale e migratoria: Lombardore, 1900 ettari nei comuni di Noie, San Carlo, Ciriè. San Francesco ni Campo, Rivarossa e Front per lepri, fagiani, starne e pernici rosse: Poirino-Pralormo per lepri, fagiani e starne. Domenico Garbarino Un guardacaccia controlla la riserva del Gran Bosco

Persone citate: Boucher, Domenico Garbarino, Ripa