Presa a calci in faccia perchè non paga la tangente al racket degli sfruttatori

Presa a calci in faccia perchè non paga la tangente al racket degli sfruttatori Episodi di violenza nel mondo della prostituzione Presa a calci in faccia perchè non paga la tangente al racket degli sfruttatori Sabato sera, davanti alla sede del nostro giornale - Tre auto bloccano una tunisina di 36 anni, da una «Mini» scende un uomo che l'aggredisce selvaggiamente - La donna invoca aiuto, ma non vuol farsi medicare né denunciare l'aggressione - « Ho paura per mio figlio » Ancora violenze nel mondo della prostituzione. Mentre la polizia scopre misteriose organizzazioni specializzate nel reclutamento e nell'importazione di ragazze dal Sud America, in città si scatena la lotta per la conquista dei posti di lavoro. E non si esita ad usare le maniere forti per convincere le poche donne «libere» ad assoggettarsi alle dure leggi del racket. Ieri notte siamo stati testimoni di un ennesimo pestaggio. Tutto era stato organizzato nei minimi particolari. In corso Galileo Galilei da qualche mese passeggia una tunisina, G. C, 36 anni. Non ha protettore e non vuole averne. Da qualche giorno strani individui la tenevano d'occhio. «Sabato hanno tentato di picchiarmi — dice —, ma sono riuscita a scappare. Un'altra volta mi hanno seguita in auto. Sono stata anche accoltellata». Verso mezzanotte una «Mi¬ ni» con quattro giovani si è fermata davanti a lei. Una «500» le ha sbarrato la fuga alle spalle. Una «124» con altri due complici si è appostata a controllare lo svolgimento dell'operazione. Quello che è successo lo racconta la stessa donna: «Mi sono messa a correre verso l'ingresso de La Stampa. Uno è sceso dalla "Mini" e mi ha bloccata. Non voleva i soldi, ma solo picchiare. Sono riuscita a sfuggirgli e raggiungere l'angolo con via Marenco. Qui sono caduta. Allora quello si è fatto sotto, mi ha presa a calci in faccia». Le invocazioni di aiuto hanno richiamato le guardie del servizio notturno. Qualcuno è uscito dallo stabilimento. G. C. era a terra, priva di sensi. Solo più tardi si è ripresa. All'arrivo degli agenti si è spaventata. «Non voglio andare in ospedale e nemmeno fare denuncia. Sarebbero altri guai. Ho paura per mio figlio Troppe volte finisce male». Timore di rappresaglie, il terrore di avvertimenti più pesanti, l'omertà della malavita, hanno tappato la bocca a G. C. E' un episodio, uno dei tanti che ogni notte accadono nelle strade. — Il pubblico ministero dottor Ferraro interroga oggi i due uruguaiani arrestati sabato notte dalla polizia, durante le indagini sul « racket delle donne ». Ramon Eduardo Violante Machado, 27 anni, e Cesare Fernandez Paez, trentenne, hanno trascorso i loro primi due giorni in carcere dimostrando assoluta sicurezza di sé. Dice Machado: « E' tutto un equivoco che si chiarirà quanto prima. Io sono un fotografo, venuto in Europa per vacanza. Intendevo fermarmi a Torino qualche settimana appena: la città mi piaceva, la gente mi sembrava cordiale e pronta all'ospitalità. Certo non avrei mai supposto di finire in car- cere ». Spiega la sua amicizia con Cesare Fernandez Paez: « E' una conoscenza occasionale: un compagno di viaggio e niente più. Abbiamo pensato di rimanere insieme per trascorrere le ferie in compagnia. Tutto qui ». Invece la polizia sospetta che Machado fosse in Italia per controllare ed estendere l'attività di un'organizzazione Che in Sudamerica recluta giovani donne promettendo un « lavoro redditizio » e poi le spinge alla prostituzione. Machado e Paez sono in carcere, per ora, sotto l'accusa di sfruttamento nei confronti di Grima Reggers, 24 anni, e Sandra Rivora Sofà, ventunenne, arrestate qualche giorno fa per oltraggio a pubblico ufficiale. Ma le accuse nei confronti dei due giovani — si dice in questura — potrebbero aggravarsi: nel portafogli del Machado, oltre a quelle delle due ragazze ora in carcere, sarebbero state trovate altre istantanee. Si cerca ora di stabilire se si tratta di donne attualmente a Torino e avviate alla prostituzione. Presa a calci in faccia perchè non paga la tangente al racket degli sfruttatori Episodi di violenza nel mondo della prostituzione Presa a calci in faccia perchè non paga la tangente al racket degli sfruttatori Sabato sera, davanti alla sede del nostro giornale - Tre auto bloccano una tunisina di 36 anni, da una «Mini» scende un uomo che l'aggredisce selvaggiamente - La donna invoca aiuto, ma non vuol farsi medicare né denunciare l'aggressione - « Ho paura per mio figlio » Ancora violenze nel mondo della prostituzione. Mentre la polizia scopre misteriose organizzazioni specializzate nel reclutamento e nell'importazione di ragazze dal Sud America, in città si scatena la lotta per la conquista dei posti di lavoro. E non si esita ad usare le maniere forti per convincere le poche donne «libere» ad assoggettarsi alle dure leggi del racket. Ieri notte siamo stati testimoni di un ennesimo pestaggio. Tutto era stato organizzato nei minimi particolari. In corso Galileo Galilei da qualche mese passeggia una tunisina, G. C, 36 anni. Non ha protettore e non vuole averne. Da qualche giorno strani individui la tenevano d'occhio. «Sabato hanno tentato di picchiarmi — dice —, ma sono riuscita a scappare. Un'altra volta mi hanno seguita in auto. Sono stata anche accoltellata». Verso mezzanotte una «Mi¬ ni» con quattro giovani si è fermata davanti a lei. Una «500» le ha sbarrato la fuga alle spalle. Una «124» con altri due complici si è appostata a controllare lo svolgimento dell'operazione. Quello che è successo lo racconta la stessa donna: «Mi sono messa a correre verso l'ingresso de La Stampa. Uno è sceso dalla "Mini" e mi ha bloccata. Non voleva i soldi, ma solo picchiare. Sono riuscita a sfuggirgli e raggiungere l'angolo con via Marenco. Qui sono caduta. Allora quello si è fatto sotto, mi ha presa a calci in faccia». Le invocazioni di aiuto hanno richiamato le guardie del servizio notturno. Qualcuno è uscito dallo stabilimento. G. C. era a terra, priva di sensi. Solo più tardi si è ripresa. All'arrivo degli agenti si è spaventata. «Non voglio andare in ospedale e nemmeno fare denuncia. Sarebbero altri guai. Ho paura per mio figlio Troppe volte finisce male». Timore di rappresaglie, il terrore di avvertimenti più pesanti, l'omertà della malavita, hanno tappato la bocca a G. C. E' un episodio, uno dei tanti che ogni notte accadono nelle strade. — Il pubblico ministero dottor Ferraro interroga oggi i due uruguaiani arrestati sabato notte dalla polizia, durante le indagini sul « racket delle donne ». Ramon Eduardo Violante Machado, 27 anni, e Cesare Fernandez Paez, trentenne, hanno trascorso i loro primi due giorni in carcere dimostrando assoluta sicurezza di sé. Dice Machado: « E' tutto un equivoco che si chiarirà quanto prima. Io sono un fotografo, venuto in Europa per vacanza. Intendevo fermarmi a Torino qualche settimana appena: la città mi piaceva, la gente mi sembrava cordiale e pronta all'ospitalità. Certo non avrei mai supposto di finire in car- cere ». Spiega la sua amicizia con Cesare Fernandez Paez: « E' una conoscenza occasionale: un compagno di viaggio e niente più. Abbiamo pensato di rimanere insieme per trascorrere le ferie in compagnia. Tutto qui ». Invece la polizia sospetta che Machado fosse in Italia per controllare ed estendere l'attività di un'organizzazione Che in Sudamerica recluta giovani donne promettendo un « lavoro redditizio » e poi le spinge alla prostituzione. Machado e Paez sono in carcere, per ora, sotto l'accusa di sfruttamento nei confronti di Grima Reggers, 24 anni, e Sandra Rivora Sofà, ventunenne, arrestate qualche giorno fa per oltraggio a pubblico ufficiale. Ma le accuse nei confronti dei due giovani — si dice in questura — potrebbero aggravarsi: nel portafogli del Machado, oltre a quelle delle due ragazze ora in carcere, sarebbero state trovate altre istantanee. Si cerca ora di stabilire se si tratta di donne attualmente a Torino e avviate alla prostituzione.

Luoghi citati: Europa, Italia, Sud America, Sudamerica, Torino