Da Ginger Rogers una lezione di professionismo

Da Ginger Rogers una lezione di professionismo L'esibizione alle Focette Da Ginger Rogers una lezione di professionismo (Dal nostro corrispondente) Viareggio, 19 agosto. Un « recital » di successo e una lezione di professionismo: questo lo spettacolo di Ginger Rogers alla « Bussola », affollata come non mai da un pubblico elegante e divertito, accorso per vedere e ascoltare da vicino una delle più simpatiche dive degli Anni Trenta. Ginger Rogers non ha deluso nessuno. Anzi, ha conquistato tutti, anziani e giovanissimi, nel corso di uno « show » che l'ha vista maestra di palcoscenico, cantante, ballerina. A 62 anni, la piroettante ballerina di « tip-tap » del Cappello a cilindro si è messa a cantare, impartendo una vera lezione a tante nostre dive del microfono, lei che cantante non è mai stata. Lei, Ginger, che aveva appena aperto bocca in Roberta e in Girandola, che aveva balbettato qualche cosa in Voglio danzar con te e in Carioca, che aveva cantato sì e no mezzo « couplet » in Seguendo la flotta. Si è esibita come cantante e per giunta accompagnata da un'orchestra italiana, con arrangiamenti fatti da un nostro musicista, quindi insoliti, a prescindere dal valore di elementi come Basso e Valdambrini, come Chimenti e Vannucchi, Maiorana e Al Korvin, Piana e Maltoni con l'aggiunta di Renato Sellani al pianoforte. All'una e trenta quando Ginger è apparsa sul palcoscenico delle Focette, l'attesa era al culmine. Biondissima, fasciata in un abito aderente che la lasciava libera, però, di muoversi a piacimento per certi accorgimenti trovati da sarti esperti, ha risposto al primo, caloroso applauso, con un inchino profondo e uno smagliante sorriso. Walter Chiari l'ha presentata, l'ha abbracciata e baciata prima del preludio dell'orchestra. Poi si è iniziato il « revival » che Ginger Rogers aveva provato duramente due giorni coi suoi « amici italiani ». Un successo entusiastico? Diremmo di più: un successo deliziosamente vero, come vedranno i telespettatori a settembre quando lo « show » andrà in onda registrato. Programma difficile ma affascinante con musiche di Gershwin, di Porter, di Joumas, di Berlin, di Kern, di Warren. E lei, Ginger, a cantare con un filo di voce ma con tanta grazia e tanta personalità da lasciare tutti sorpresi. Una sigla di apertura come Top Hat, un Hallo Dolly per salutare il pubblico, poi ecco But not for me, seguita dal ritmato They can't take from me; chitarra e flauto soltanto per la delicata interpretazione di Embraceable you per spumeggiare subito dopo nella Continentale, pezzo di apertura di un « pot-pourri » ricco di canzoni celebri come / want dance with you e come A fine romance, Lovely to look at e Cheek to cheek, ripetuta poi verso la fine dello spettacolo in una simpatica danza con Walter Chiari. Ed ancora ecco II Piccolino, I got rhithm e Night and day prima di affrontare, salutata da immensi applausi, The man I love con Renato Sellani al pianoforte. Con Let's cali the whole thing off, il brano di chiusura infine. Un programma da far tremare i polsi a qualsiasi cantante. Non a Ginger che lo ha provato, è vero, per due giorni, ma lo ha presentato con grazia tutta particolare. Ogni nota era contrappuntata da un gesto, da un accenno di danza, da un sorriso diverso; ogni frase da una espressione, ogni finale da simpatico stacco. Ad applaudire, in prima fila, entusiasta e commossa, era Ornella Vanoni che ha rinunciato a tre serate di lavoro per lasciare liberi i suoi orchestrali chiamati a far parte del complesso che accompagnava Ginger: un gesto simpatico e amichevole quello di Ornella. « Ne valeva la pena — ci ha detto la Vanoni — soltanto per restare qui a sentire Ginger Rogers cantare in modo meraviglioso, in modo che non so spiegare, quelle canzoni che nessuno di noi può dimenticare. Ginger è un "mostro" di bravura. Ho imparato qualche cosa e sono io a ringraziarla». Aldo Valleroni Da Ginger Rogers una lezione di professionismo L'esibizione alle Focette Da Ginger Rogers una lezione di professionismo (Dal nostro corrispondente) Viareggio, 19 agosto. Un « recital » di successo e una lezione di professionismo: questo lo spettacolo di Ginger Rogers alla « Bussola », affollata come non mai da un pubblico elegante e divertito, accorso per vedere e ascoltare da vicino una delle più simpatiche dive degli Anni Trenta. Ginger Rogers non ha deluso nessuno. Anzi, ha conquistato tutti, anziani e giovanissimi, nel corso di uno « show » che l'ha vista maestra di palcoscenico, cantante, ballerina. A 62 anni, la piroettante ballerina di « tip-tap » del Cappello a cilindro si è messa a cantare, impartendo una vera lezione a tante nostre dive del microfono, lei che cantante non è mai stata. Lei, Ginger, che aveva appena aperto bocca in Roberta e in Girandola, che aveva balbettato qualche cosa in Voglio danzar con te e in Carioca, che aveva cantato sì e no mezzo « couplet » in Seguendo la flotta. Si è esibita come cantante e per giunta accompagnata da un'orchestra italiana, con arrangiamenti fatti da un nostro musicista, quindi insoliti, a prescindere dal valore di elementi come Basso e Valdambrini, come Chimenti e Vannucchi, Maiorana e Al Korvin, Piana e Maltoni con l'aggiunta di Renato Sellani al pianoforte. All'una e trenta quando Ginger è apparsa sul palcoscenico delle Focette, l'attesa era al culmine. Biondissima, fasciata in un abito aderente che la lasciava libera, però, di muoversi a piacimento per certi accorgimenti trovati da sarti esperti, ha risposto al primo, caloroso applauso, con un inchino profondo e uno smagliante sorriso. Walter Chiari l'ha presentata, l'ha abbracciata e baciata prima del preludio dell'orchestra. Poi si è iniziato il « revival » che Ginger Rogers aveva provato duramente due giorni coi suoi « amici italiani ». Un successo entusiastico? Diremmo di più: un successo deliziosamente vero, come vedranno i telespettatori a settembre quando lo « show » andrà in onda registrato. Programma difficile ma affascinante con musiche di Gershwin, di Porter, di Joumas, di Berlin, di Kern, di Warren. E lei, Ginger, a cantare con un filo di voce ma con tanta grazia e tanta personalità da lasciare tutti sorpresi. Una sigla di apertura come Top Hat, un Hallo Dolly per salutare il pubblico, poi ecco But not for me, seguita dal ritmato They can't take from me; chitarra e flauto soltanto per la delicata interpretazione di Embraceable you per spumeggiare subito dopo nella Continentale, pezzo di apertura di un « pot-pourri » ricco di canzoni celebri come / want dance with you e come A fine romance, Lovely to look at e Cheek to cheek, ripetuta poi verso la fine dello spettacolo in una simpatica danza con Walter Chiari. Ed ancora ecco II Piccolino, I got rhithm e Night and day prima di affrontare, salutata da immensi applausi, The man I love con Renato Sellani al pianoforte. Con Let's cali the whole thing off, il brano di chiusura infine. Un programma da far tremare i polsi a qualsiasi cantante. Non a Ginger che lo ha provato, è vero, per due giorni, ma lo ha presentato con grazia tutta particolare. Ogni nota era contrappuntata da un gesto, da un accenno di danza, da un sorriso diverso; ogni frase da una espressione, ogni finale da simpatico stacco. Ad applaudire, in prima fila, entusiasta e commossa, era Ornella Vanoni che ha rinunciato a tre serate di lavoro per lasciare liberi i suoi orchestrali chiamati a far parte del complesso che accompagnava Ginger: un gesto simpatico e amichevole quello di Ornella. « Ne valeva la pena — ci ha detto la Vanoni — soltanto per restare qui a sentire Ginger Rogers cantare in modo meraviglioso, in modo che non so spiegare, quelle canzoni che nessuno di noi può dimenticare. Ginger è un "mostro" di bravura. Ho imparato qualche cosa e sono io a ringraziarla». Aldo Valleroni

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