Pirati aerei in modo diverso di Renzo Carnevali

Pirati aerei in modo diverso Pirati aerei in modo diverso La condanna è unica Pur considerando, lo stato di guerra tra Israele e i suoi vicini arabi (già invocato dai terroristi palestinesi a giustificazione di eccidi come quello di Lod), la continua e varia provocazione di cui Israele è bersaglio anche lontano dai propri confini, e il suo diritto di difendersi e di prevenire attentati alla propria sicurezza, tutto ciò non attenua la responsabilità dello Stato ebraico d'essere ricorso, dirottando un aereo civile iracheno, in volo sul Libano, a quella pirateria aerea che esso aveva sempre condannato e di cui era stato sovente la vittima. Anche ammettendo che scopo del dirottamento non fosse il terrorismo, ma quello di catturare due leaders della resistenza palestinese — il segretario del Pronte popolare di liberazione George Habash e il suo vice Salati Salah — che Tel Aviv supponeva fossero a bordo di quell'aereo, non si può tacere che quest'ultimo atto emerge tra i tanti episodi di criminalità nei cieli come il più grave, perché compiuto dalle forze armate di uno Stato, dunque in violazione del diritto internazionale. Non diminuisce questa gravità il fatto, che non vi siano state vittime, il che si dovrebbe attribuire al buon senso o alla paura del pilota arabo piuttosto che ai suoi risoluti aggressori. Un solo lontano e non onorevole episodio, che si voleva dimenticato, precede nella ormai lunga storia della pirateria aerea questo gesto israeliano.: il dirottamento da parte di caccia francesi, nel 1956, d'un aereo marocchino diretto a Tunisi, per catturare il leader della resistenza algerina Ben Bella, che era a bordo. Come la cattura di Ben Bella non pose fine alla guerra d'Algeria, tanto meno quella di George Habash, se fosse avvenuta, avrebbe mutato la realtà del terrorismo palestinese. Habash, come già il leader di «Al Fatato) Arafat, è superato dagli avvenimenti e dagli uomini nuovi ed oscuri che conducono un terrorismo sempre più anarchico e miope, come le ormai vecchie organizzazioni della guerriglia locale, stroncata dall'energica e giusta reazione israeliana, sono superate da gruppuscoli feroci e insensati. In un certo senso dirigenti come Habash, scavalcati da altri ma non del tutto esautorati, rimangono la sola garanzia che la guerriglia palestinese osservi alcuni limiti umani e rispetti alcuni principi della ragione. «Settembre nero», e altri oscuri gruppi del terrore rivelatisi negli ultimi mesi, sono frange dei vecchi movimenti che appaiono oggi, insieme ai loro capi, entità simboliche e attempate. Sfuggita di mano ai maestri, l'ultima generazione del terrorismo inquieta quelli non meno delle sue vittime. Il recente dirottamento del Jumbo giapponese è stato condannato dai capi palestinesi, e si deve supporre che la presa di posizione di costoro fosse sincera. Divenuto ottusamente feroce, il terrorismo dell'ultima ora nuoce alla causa palestinese che pure ha i suoi fondamenti di legittimità. Se il dirottamento israeliano di sabato voleva colpire il terrorismo, ora i partigiani più irragionevoli di queste imprese criminali tenteranno, di farsene argomento per sostenerle. In realtà, un nuovo elemento di terrore, di irrazionalità, di sopruso si aggiunge nella storia intricata e angosciosa del Medio Oriente. A chi guarda con simpatia alla lotta tenace e coraggiosa di Israele per la sopravvivenza, spiace riconoscere che esso, usando gli stessi mezzi dei suoi nemici, non importa a quale fine, meriti la stessa condanna. Renzo Carnevali Pirati aerei in modo diverso Pirati aerei in modo diverso La condanna è unica Pur considerando, lo stato di guerra tra Israele e i suoi vicini arabi (già invocato dai terroristi palestinesi a giustificazione di eccidi come quello di Lod), la continua e varia provocazione di cui Israele è bersaglio anche lontano dai propri confini, e il suo diritto di difendersi e di prevenire attentati alla propria sicurezza, tutto ciò non attenua la responsabilità dello Stato ebraico d'essere ricorso, dirottando un aereo civile iracheno, in volo sul Libano, a quella pirateria aerea che esso aveva sempre condannato e di cui era stato sovente la vittima. Anche ammettendo che scopo del dirottamento non fosse il terrorismo, ma quello di catturare due leaders della resistenza palestinese — il segretario del Pronte popolare di liberazione George Habash e il suo vice Salati Salah — che Tel Aviv supponeva fossero a bordo di quell'aereo, non si può tacere che quest'ultimo atto emerge tra i tanti episodi di criminalità nei cieli come il più grave, perché compiuto dalle forze armate di uno Stato, dunque in violazione del diritto internazionale. Non diminuisce questa gravità il fatto, che non vi siano state vittime, il che si dovrebbe attribuire al buon senso o alla paura del pilota arabo piuttosto che ai suoi risoluti aggressori. Un solo lontano e non onorevole episodio, che si voleva dimenticato, precede nella ormai lunga storia della pirateria aerea questo gesto israeliano.: il dirottamento da parte di caccia francesi, nel 1956, d'un aereo marocchino diretto a Tunisi, per catturare il leader della resistenza algerina Ben Bella, che era a bordo. Come la cattura di Ben Bella non pose fine alla guerra d'Algeria, tanto meno quella di George Habash, se fosse avvenuta, avrebbe mutato la realtà del terrorismo palestinese. Habash, come già il leader di «Al Fatato) Arafat, è superato dagli avvenimenti e dagli uomini nuovi ed oscuri che conducono un terrorismo sempre più anarchico e miope, come le ormai vecchie organizzazioni della guerriglia locale, stroncata dall'energica e giusta reazione israeliana, sono superate da gruppuscoli feroci e insensati. In un certo senso dirigenti come Habash, scavalcati da altri ma non del tutto esautorati, rimangono la sola garanzia che la guerriglia palestinese osservi alcuni limiti umani e rispetti alcuni principi della ragione. «Settembre nero», e altri oscuri gruppi del terrore rivelatisi negli ultimi mesi, sono frange dei vecchi movimenti che appaiono oggi, insieme ai loro capi, entità simboliche e attempate. Sfuggita di mano ai maestri, l'ultima generazione del terrorismo inquieta quelli non meno delle sue vittime. Il recente dirottamento del Jumbo giapponese è stato condannato dai capi palestinesi, e si deve supporre che la presa di posizione di costoro fosse sincera. Divenuto ottusamente feroce, il terrorismo dell'ultima ora nuoce alla causa palestinese che pure ha i suoi fondamenti di legittimità. Se il dirottamento israeliano di sabato voleva colpire il terrorismo, ora i partigiani più irragionevoli di queste imprese criminali tenteranno, di farsene argomento per sostenerle. In realtà, un nuovo elemento di terrore, di irrazionalità, di sopruso si aggiunge nella storia intricata e angosciosa del Medio Oriente. A chi guarda con simpatia alla lotta tenace e coraggiosa di Israele per la sopravvivenza, spiace riconoscere che esso, usando gli stessi mezzi dei suoi nemici, non importa a quale fine, meriti la stessa condanna. Renzo Carnevali

Persone citate: Arafat, George Habash, Habash, Salati Salah

Luoghi citati: Algeria, Israele, Libano, Medio Oriente, Tel Aviv, Tunisi