Al Giro dell'Appennino Zilioli sbaraglia tutti

Al Giro dell'Appennino Zilioli sbaraglia tutti Il torinese torna a vincere a Pontedecimo dopo IO anni Al Giro dell'Appennino Zilioli sbaraglia tutti Motta, a l'04", batte in volata Dancelli e Gimondi - Lo scatto decisivo a 13 chilometri dal traguardo - Bitossi costretto al ritiro (Dal nostro inviato speciale) Pontedecimo, 5 agosto. Italo Zilioli dieci anni dopo. Sul traguardo di Pontedecimo il trentunenne ciclista torinese (che Luciano Pezzi, direttore sportivo della Dreher Forte, ha ricostruito con pazienza sia fisicamente che moralmente quando nessuno più credeva in lui) ha trionfato nel Giro dell'Appennino come già aveva fatto nel 1963 agli inizi della sua carriera professionistica. Zilioli ha fatto fruttare la scrupolosa durissima preparazione effettuata a Dozza Imolese sotto il diretto controllo di Pezzi per mettere a segno la stoccata decisiva a 13 chilometri dal traguardo, quando gli avversari — ormai provati da quella massacrante prova di fondo che è la competizione ligure — non erano più in grado di reagire con la necessaria energia. Negli ultimi cento metri della salita del Passo dei Giovi, da cui poi si scende vertiginosamente su Pontedecimo, Italo si è alzato sui pedali, ha operato uno scatto prepotente a cui nessuno ha potuto rispondere con prontezza. Il torinese ha scollinato con cinque secondi di vantaggio equivalenti a una cinquantina di metri al massimo. Un margine lievissimo che è però bastato a un temerario discesista come lui, ancora fresco di energie, mentre gli altri erano boccheggianti per la fatica, per costruire una clamorosa vittoria. Tornante dopo tornante — e Italo li affrontava al limite massimo del rischio, senza mai toccare i freni — il suo vantaggio è cresciuto, è diventato una sicurezza di trionfo. Sul traguardo di Pontedecimo Zilioli, finalmente sorridente, si è presentato con un minuto e quattro secondi sulla pattuglia degli immediati inseguitori che Gianni Motta, a conferma di una condizione di forma senz'altro soddisfacente, ha regolato in volata davanti al «ribelle» Dancelli, a Gimondi. a Marcello Bergamo e ad altri cinque corridori tra cui Panizza e Battaglin. La corsa è stata animata come previsto dalla lotta serrata fra quanti, già sicuri della maglia azzurra per i campionati mondiali, volevano dimostrare la validità delle scelte del commissario tecnico Nino Defilippis, e quelli invece che, dovendo ancora conquistarsi il viaggio in Spagna, dovevano approfittare di questa penultima gara indicativa per imporre la loro candidatura a un posto in nazionale. Lo spauracchio, il giudice inesorabile delle aspirazioni di tutti, era il passo della Bocchetta, la ripida salita posta a 4.0 km dall'arrivo, dopo il primo passaggio da Pontedecimo. In attesa di questo terribile test i presunti protagonisti della competizione hanno lasciato per quasi due terzi del percorso le brìglie al collo ad un quartetto di fuggitivi — Pella, Castellet, Fontanelli e Julìano —, diventati poi cinque per il sopraggiungere del t~olo~nbianù Rodriguez, che ce. 'o dal gruppo in compagnia ael veneto Sutter per continuare poi da solo l'inseguimento. La pattuglia di testa è arrivata a vantare, grazie alla pigrizia del plotone, un vantaggio massimo di circa 13 minuti, che si è progressivamente assottigliato nella fase centrale del tracciato, quando si dovevano valicare le salite della Castagnola e della Scoffera. Alle porte di Genova il quin¬ tetto in fuga aveva solo più l'35" di vantaggio e al passaggio da Pontedecimo, prima del bivio per Campomorone che conduce alla Bocchetta, l'avventura dei cinque è arrivata all'epilogo e la corsa è ricominciata da cupo portando alla ribalta i veri protagonisti. Sulla Bocchetta azzurri ed aspiranti tali si sono dati apertamente battaglia. E' stato un uomo di fiducia di Defilippis, il veneto Battaglin, a provocare la selezione assieme a Marcello Bergamo, ma tutti gli altri uomini di primo piano (salvo il febbricitante Bitossi. costretto Ul ritiro per un foruncolo ad una coscia), hanno raccolto la sfida riportandosi l'uno dopo l'altro sui primi. Tanto è vero che la Bocchetta, che ha visto primo Motta con 5" su Poggiali, Zilioli, Battaglin, Bergamo e Fabbri e tutti i migliori nello spazio di una quarantina di secondi, non è riuscita ad offrire a nessuno dei protagonisti l'occasione per lanciarsi verso la vittoria. In discesa tutti i migliori (ad eccezione di Paolini, bloccato da un ingorgo di macchine mentre stava recuperando terreno) si sono riuniti al comando in una pattuglia di undici uomini che nemmeno la successiva impennata della Castagnola è riuscita a frazionare. L'unico a perdere contatto è stato proprio Zilioli, ma per un motivo esclusivamente tattico: un cambio di ruota per avere i rapporti più adeguati a tentare il gran colpo nel finale. Italo, in ritardo di cinque secondi appena, ha recuperato il suo posto all'avanguadia nei primi tornanti della discesa su Busalla e poi sui Giovi ha salutato la compagnia avviandosi trionfalmente a festeggiare il decennale della sua prima vittoria a Pontedecimo. Gianni Pignata Pontedecimo. Zilioli trionfa; a sinistra, il suo direttore sportivo Luciano Pezzi (Tel.) Così all'arrivo I. Italo Zilioli (Dreher Forte), km. 254 in 6 ore e 40', alla media di km. 38,182; 2. Motta a 104': 3. Dancelli; 4. Gimondi; 5. Bergamo; 6. Panizza; 7. Polidorl; 8. Poggiali; 9. Battaglin; 10. Riccoml, tutti col tempo di Motta. II. Laghi a l'09"; 12. Paolini a 3'; 13. Rossi; 14. Perfetto; 15. Lualdl; 16. Colombo; 17. Maggloni; 18. Cavalcanti, tutti a 3'. 19. l'assumilo a 5'; 20. Bolfava s.t.; 21. Giuliani s.t.; 22. Lanzafame s.t.; 23. Di Caterina a 7'1)3"; 24. Aldo Moser s.t. Al Giro dell'Appennino Zilioli sbaraglia tutti Il torinese torna a vincere a Pontedecimo dopo IO anni Al Giro dell'Appennino Zilioli sbaraglia tutti Motta, a l'04", batte in volata Dancelli e Gimondi - Lo scatto decisivo a 13 chilometri dal traguardo - Bitossi costretto al ritiro (Dal nostro inviato speciale) Pontedecimo, 5 agosto. Italo Zilioli dieci anni dopo. Sul traguardo di Pontedecimo il trentunenne ciclista torinese (che Luciano Pezzi, direttore sportivo della Dreher Forte, ha ricostruito con pazienza sia fisicamente che moralmente quando nessuno più credeva in lui) ha trionfato nel Giro dell'Appennino come già aveva fatto nel 1963 agli inizi della sua carriera professionistica. Zilioli ha fatto fruttare la scrupolosa durissima preparazione effettuata a Dozza Imolese sotto il diretto controllo di Pezzi per mettere a segno la stoccata decisiva a 13 chilometri dal traguardo, quando gli avversari — ormai provati da quella massacrante prova di fondo che è la competizione ligure — non erano più in grado di reagire con la necessaria energia. Negli ultimi cento metri della salita del Passo dei Giovi, da cui poi si scende vertiginosamente su Pontedecimo, Italo si è alzato sui pedali, ha operato uno scatto prepotente a cui nessuno ha potuto rispondere con prontezza. Il torinese ha scollinato con cinque secondi di vantaggio equivalenti a una cinquantina di metri al massimo. Un margine lievissimo che è però bastato a un temerario discesista come lui, ancora fresco di energie, mentre gli altri erano boccheggianti per la fatica, per costruire una clamorosa vittoria. Tornante dopo tornante — e Italo li affrontava al limite massimo del rischio, senza mai toccare i freni — il suo vantaggio è cresciuto, è diventato una sicurezza di trionfo. Sul traguardo di Pontedecimo Zilioli, finalmente sorridente, si è presentato con un minuto e quattro secondi sulla pattuglia degli immediati inseguitori che Gianni Motta, a conferma di una condizione di forma senz'altro soddisfacente, ha regolato in volata davanti al «ribelle» Dancelli, a Gimondi. a Marcello Bergamo e ad altri cinque corridori tra cui Panizza e Battaglin. La corsa è stata animata come previsto dalla lotta serrata fra quanti, già sicuri della maglia azzurra per i campionati mondiali, volevano dimostrare la validità delle scelte del commissario tecnico Nino Defilippis, e quelli invece che, dovendo ancora conquistarsi il viaggio in Spagna, dovevano approfittare di questa penultima gara indicativa per imporre la loro candidatura a un posto in nazionale. Lo spauracchio, il giudice inesorabile delle aspirazioni di tutti, era il passo della Bocchetta, la ripida salita posta a 4.0 km dall'arrivo, dopo il primo passaggio da Pontedecimo. In attesa di questo terribile test i presunti protagonisti della competizione hanno lasciato per quasi due terzi del percorso le brìglie al collo ad un quartetto di fuggitivi — Pella, Castellet, Fontanelli e Julìano —, diventati poi cinque per il sopraggiungere del t~olo~nbianù Rodriguez, che ce. 'o dal gruppo in compagnia ael veneto Sutter per continuare poi da solo l'inseguimento. La pattuglia di testa è arrivata a vantare, grazie alla pigrizia del plotone, un vantaggio massimo di circa 13 minuti, che si è progressivamente assottigliato nella fase centrale del tracciato, quando si dovevano valicare le salite della Castagnola e della Scoffera. Alle porte di Genova il quin¬ tetto in fuga aveva solo più l'35" di vantaggio e al passaggio da Pontedecimo, prima del bivio per Campomorone che conduce alla Bocchetta, l'avventura dei cinque è arrivata all'epilogo e la corsa è ricominciata da cupo portando alla ribalta i veri protagonisti. Sulla Bocchetta azzurri ed aspiranti tali si sono dati apertamente battaglia. E' stato un uomo di fiducia di Defilippis, il veneto Battaglin, a provocare la selezione assieme a Marcello Bergamo, ma tutti gli altri uomini di primo piano (salvo il febbricitante Bitossi. costretto Ul ritiro per un foruncolo ad una coscia), hanno raccolto la sfida riportandosi l'uno dopo l'altro sui primi. Tanto è vero che la Bocchetta, che ha visto primo Motta con 5" su Poggiali, Zilioli, Battaglin, Bergamo e Fabbri e tutti i migliori nello spazio di una quarantina di secondi, non è riuscita ad offrire a nessuno dei protagonisti l'occasione per lanciarsi verso la vittoria. In discesa tutti i migliori (ad eccezione di Paolini, bloccato da un ingorgo di macchine mentre stava recuperando terreno) si sono riuniti al comando in una pattuglia di undici uomini che nemmeno la successiva impennata della Castagnola è riuscita a frazionare. L'unico a perdere contatto è stato proprio Zilioli, ma per un motivo esclusivamente tattico: un cambio di ruota per avere i rapporti più adeguati a tentare il gran colpo nel finale. Italo, in ritardo di cinque secondi appena, ha recuperato il suo posto all'avanguadia nei primi tornanti della discesa su Busalla e poi sui Giovi ha salutato la compagnia avviandosi trionfalmente a festeggiare il decennale della sua prima vittoria a Pontedecimo. Gianni Pignata Pontedecimo. Zilioli trionfa; a sinistra, il suo direttore sportivo Luciano Pezzi (Tel.) Così all'arrivo I. Italo Zilioli (Dreher Forte), km. 254 in 6 ore e 40', alla media di km. 38,182; 2. Motta a 104': 3. Dancelli; 4. Gimondi; 5. Bergamo; 6. Panizza; 7. Polidorl; 8. Poggiali; 9. Battaglin; 10. Riccoml, tutti col tempo di Motta. II. Laghi a l'09"; 12. Paolini a 3'; 13. Rossi; 14. Perfetto; 15. Lualdl; 16. Colombo; 17. Maggloni; 18. Cavalcanti, tutti a 3'. 19. l'assumilo a 5'; 20. Bolfava s.t.; 21. Giuliani s.t.; 22. Lanzafame s.t.; 23. Di Caterina a 7'1)3"; 24. Aldo Moser s.t.

Luoghi citati: Bergamo, Busalla, Campomorone, Dozza, Genova, Spagna